Ho chiesto a mons. Luc Van Looy, vescovo di Gent, come spiega l’attenzione della Santa Sede nei confronti del Belgio.
«La mia percezione dell’attenzione del papa e della Santa Sede si collega con il fine mandato del nunzio Giacinto Belloco, che ha vissuto la tragedia della pedofilia in Belgio e i problemi seri che si sono succeduti.
Il periodo dal 2011 ad oggi è stato difficile, e non vuol dire che tutto sia passato. Il fatto che per la diocesi di Bruges la nomina sia stata difficile, di lungo discernimento, ha certamente affrettato le decisioni che sono state prese. Per esempio: non conveniva che due diocesi limitrofe rimanessero per un tempo lungo senza vescovo.
Per quanto riguarda la diocesi di Bruges, non si è trovata subito e presto una successione. Quindi per Gent è prevalsa la decisione di lasciarmi ancora per un paio d’anni. Così mi pare di poter capire.
Poi, la nomina a cardinale di De Kesel, arcivescovo di Bruxelles- Malines, potrebbe avere a che fare con la volontà di normalizzare la situazione della Chiesa che è in Belgio. Il fatto che De Kesel abbia vissuto cinque anni della difficile successione a Bruges gli ha certamente attirato molta fiducia e stima.
C’è inoltre il fatto che avevamo bisogno di un nuovo nunzio, che pure è stato nominato la settimana scorsa.
Coincidenze che hanno fatto sì che Roma aprisse un occhio benevolo sulla Chiesa che è in Belgio».