«Tutto è andato oltre le aspettative. Tutto è stato bene organizzato. È stata veramente una festa religiosa. A detta della gente, è stata un’esperienza bellissima. Soddisfatti e contenti. Non c’erano molti pellegrini stranieri. Anche il numero dei vescovi è stato più ridotto del previsto. Ovviamente a causa della pandemia. Poi c’era un po’ di concorrenza.
Dalla Slovacchia sono venuti soltanto alcuni ungheresi; poi, in Polonia, a Varsavia, c’era la beatificazione del card. Stefan Wyszynski. Molta gente ha avuto paura della pandemia. Per fortuna che da noi non è arrivata la quarta ondata del virus e abbiamo potuto muoverci senza mascherina. C’era gioia di aver fatto un grande incontro sia dal punto di vista religioso che civile.
Alla messa di chiusura del Congresso eucaristico erano presenti circa 200 mila fedeli. Sabato 11 settembre è stata bellissima e commovente la processione eucaristica mossa dal Parlamento fino alla Piazza degli eroi. Circa 100 mila persone. Molto belli i testi del papa anche se qualche giornalista cattolico è stato fin troppo unilaterale nel commento.
Nell’omelia del papa non sono stati ricordati i migranti, cosa che ha stupito i giornalisti. Erano stati accreditati 500, che si aspettavano di sentire qualcosa sul “duello” tra Orban e papa Francesco. Siamo orgogliosi di come sono andate le cose. L’Ungheria ha fatto una bella figura di fronte al mondo».
- Il testo, raccolto da Francesco Strazzari, è del teologo ungherese D. Lajos, membro della Commissione teologica internazionale.
Per una visita così complessa ci si aspetterebbe un commento decisamente più degno del livello che Settimana sa indubbiamente esprimere quando vuole.