Venerdì scorso la Nunziatura apostolica a Berlino ha rilasciato un breve comunicato in cui si rendono note le decisioni di papa Francesco sulla diocesi di Colonia – sulla base del rapporto steso dai due visitatori apostolici, il card. Arborelius e mons. van den Hende, che erano stati incaricati dalla Santa Sede di compiere un’indagine nella diocesi tedesca dopo la grave crisi di fiducia nei confronti del vescovo, card. R.M. Woelki, e della curia diocesana a seguito della gestione della pubblicazione di due rapporti indipendenti sugli abusi nella Chiesa locale (il primo non pubblicato per motivi – così la spiegazione ufficiale – di possibili azioni legali che avrebbero potuto muovere le persone coinvolte nel rapporto; e poi reso disponibile per la sola lettura dopo la pubblicazione del secondo e sostitutivo rapporto).
I due vescovi ausiliari, che immediatamente dopo la pubblicazione del secondo rapporto di indagine indipendente avevano rassegnato le dimissioni, mons. Puff e Schwaderlapp sono stati confermati nel loro incarico (al secondo, su sua richiesta, è stato concesso un anno di esperienza pastorale missionaria in Kenia). Stessa sorte, in parte, per il card. Woelki – che rimane alla guida della più grande e ricca diocesi tedesca, in quanto non sono state trovate prove che egli abbia intenzionalmente ostacolato le procedure legate alle denunce di abusi nella sua Chiesa locale, né occultato documenti o protetto indebitamente autori del crimine incardinati nella sua diocesi.
Tuttavia, il comunicato della Nunziatura afferma che il card. Woelki ha compiuto gravi errori nella comunicazione pubblica rispetto ai due rapporti di indagine indipendente – a cui si aggiunge, non menzionata nel testo vaticano, una gestione quantomeno ambigua nei confronti del Comitato di consulenza delle vittime della diocesi quando si trattò di giustificare la non pubblicazione del primo rapporto.
Errori, questi, che hanno portato a una grave crisi di fiducia tra vescovo e diocesi – crisi che richiede un tempo di riflessione, elaborazione ed eventuale riconciliazione da entrambe le parti. Per questo al card. Woelki viene chiesto un periodo di ritiro, lontano nella diocesi, che va da metà di ottobre di quest’anno all’inizio della quaresima del 2022. Nel frattempo tutte le mansioni di guida della diocesi di Colonia sono assunte a pieno titolo dal vescovo ausiliare mons. R. Steinhäuser.
A quest’ultimo viene in particolare affidato di guidare, all’interno della diocesi tedesca, quel processo di riconciliazione senza il quale non appare possibile superare la crisi di fiducia non solo nei confronti del card. Woelki ma anche delle istituzioni a guida della diocesi.
L’esito di questo periodo di sospensione appare del tutto incerto e non predeterminato: difficile che i cattolici di Colonia tornino ad acquisire fiducia nei confronti del card. Woelki come loro pastore – troppa l’acqua passata sotto i ponti di un rapporto che non è mai stato pienamente cordiale su entrambi i lati. Inoltre, Woelki a livello mediatico è diventato il bersaglio su cui si concentrano tutti gli attacchi e le irritazioni nei confronti della Chiesa tedesca. A questo ha certamente contribuito anche il suo carattere, il suo modo di porsi e di intendere il ministero episcopale. Pochi anche i colleghi vescovi che lo stimino a livello personale – diversamente stanno le cose a quello ideologico, per ciò che concerne un posizionamento in frizione col corso di papa Francesco (qui qualche “amico” ce l’ha).
L’impossibilità di governo della diocesi sotto la guida di Woelki è un dato di fatto, e non basteranno alcuni mesi per ribaltare la situazione. E non si tratta solo della comunicazione o degli abusi, ma più ampiamente della pastorale nel suo complesso e del modo di essere vescovo.
pulizia, trasparenza, lealtà, e la verità, nella carità, che rende liberi….