Il card. patriarca Louis Sako racconta la sua esperienza in ordine ai preti celibi e a quelli sposati. La Chiesa sia attenta ai cambiamenti culturali.
Su domanda del mio amico don Francesco Strazzari vorrei offrire un piccolo contributo pratico sulla prassi del presbiterato celibe e uxorato nelle Chiese orientali cattoliche e ortodosse.
Il presbiterato celibe e uxorato è una prassi antica in Oriente. Nelle Chiese orientali coesistono i due modelli: sacerdoti celibi e sacerdoti sposati. Talvolta lo sposato risulta superiore nella sua testimonianza, nell’amore, nell’onestà e nell’umiltà…
Personalmente ho ordinato dieci preti sposati, sono molto bravi e sono fiero di loro. Questi preti, prima della loro ordinazione, hanno frequentato gli studi e hanno una solida formazione umana, teologica e pastorale
Sono sposati, è vero, ma perché non approfittare del loro carisma? Nel rito di ordinazione chiedo il consenso della moglie se intende aiutare il marito nel suo servizio.
Personalmente chiedo ai seminaristi cosa vogliono diventare: un presbitero celibe o sposato e, insieme, facciamo un discernimento e prendiamo una decisione.
I preti sposati si trovano nelle Chiese cattoliche orientali: maronita, melkita, sira, armena e copta. Il matrimonio dev’essere celebrato prima dell’ordinazione sacerdotale. Solo i parroci sono sposati e non i vescovi!
In Oriente, i parroci delle chiese ortodosse non sono monaci in generale, sono persone sposate. Nelle chiese cattoliche orientali, ci sono preti sposati e ci sono preti celibi, vivono nelle parrocchie per servire i fedeli, seguono la loro formazione alla fede per viverla nei dettagli della vita quotidiana, del servizio liturgico e del servizio di carità.
I monaci (religiosi) vivono nel loro monastero, seguono la regola del loro ordine e sono chiamati con il loro nome: francescani, domenicani, gesuiti…
I monaci fanno il voto di vivere in povertà, obbedienza e castità (non sposarsi) e di vivere una vita comunitaria, a differenza dei parroci che vivono soli o con altri sacerdoti, e questo è per loro un grande sostegno per uscire dalla solitudine.
Il futuro?
Giorno dopo giorno trovo che il mondo è cambiato. I social media e la pandemia di coronavirus hanno imposto all’umanità una nuova realtà diversa da quella attuale: una nuova visione, un nuovo pensiero, una nuova logica, una nuova sensibilità…
La Chiesa che, per natura, deve rinascere è chiamata a rispondere alle domande dei fedeli e ai loro bisogni con onestà, chiarezza e rispetto, in modo che le risposte siano appropriate per dare il senso della fede e della vita ecclesiale, invece che fornire “vecchie risposte pronte” che non corrispondono alle aspirazioni della gente.
Le pratiche e il vocabolario teologico attuali risalgono a più di mille anni fa. A volte, non corrispondono alla cultura, alla sensibilità e alla realtà del nostro tempo.
Ci vuole un’apertura mentale e una lettura profonda della storia e delle sfide pastorali oggi. Il concetto di famiglia e di società nella visione occidentale appare intaccato da individualismo, consumismo e agnosticismo! Per non parlare della crisi delle vocazioni.
La pratica del presbiterato celibe e uxorato è una disciplina nella Chiesa, una tradizione e non una dottrina… Nei primi secoli non era così. Questo è accaduto con l’apparire degli ordini religiosi (monaci) e della loro influenza. Lo vediamo nella liturgia. La liturgia celebrata in cattedrale è abrogata in favore della lunga liturgia monastica. Solo il concilio Vaticano II ha fatto delle riforme!
Nelle chiese ortodosse i parroci sono in maggioranza sposati, mentre i monaci vivono una vita di comunione nelle loro comunità, in un’atmosfera familiare e non nella pura osservanza della regola.
La Chiesa, che è comunione, partecipazione e missione, ha l’impegno di cercare come incarnare questa immagine nella cultura di oggi.
Bisogna puntare molto sulla formazione dei candidati al sacerdozio: una formazione umana, psicologica, teologica, spirituale e pastorale.
Perché non imparare dalla tradizione orientale? Perché la scelta esclusiva del celibato nella Chiesa occidentale? Occorre, invece, dialogare con i seminaristi, vagliando i loro desideri e i loro timori, mediante un esame approfondito nello stile del discernimento.
- Louis Raphaël I Sako è un cardinale e patriarca cattolico iracheno, dal 31 gennaio 2013 è patriarca di Babilonia dei Caldei.
“I social media e la pandemia di coronavirus hanno imposto all’umanità una nuova realtà diversa da quella attuale: una nuova visione, un nuovo pensiero, una nuova logica, una nuova sensibilità…
La Chiesa che, per natura, deve rinascere è chiamata a rispondere alle domande dei fedeli e ai loro bisogni con onestà, chiarezza e rispetto, in modo che le risposte siano appropriate per dare il senso della fede e della vita ecclesiale, invece che fornire “vecchie risposte pronte” che non corrispondono alle aspirazioni della gente”.
Compimenti Mons. Sako per quest’ articolo e la bella apertura mentale. Eppure il punto esclamativo alla fine di questa frase : “Solo i parroci sono sposati e non i vescovi!” indica anche un certo attaccamento a certe prassi di pensiero, anch’esse disciplinari e tradizionali, ma non dottrinali, come il fatto che ci si possa sposare solo prima dell’ordinazione.
E’ opportuno che la chiesa latina impari qualcosa dalla tradizione orientale, ma senza limitarsi ad essa. Anche alcune prassi orientali come il non sposarsi dei vescovi e il matrimonio solo prima dell’ordinazione appaiono ormai come “vecchie risposte pronte” che è necessario vagliare e reinterpretare in ascolto dello Spirito. Guardiamo anche alle esperienze protestanti ed evangeliche in tal senso, anch’esse importanti. Quello che lei dice ” Talvolta lo sposato risulta superiore nella sua testimonianza, nell’amore, nell’onestà e nell’umiltà…” può certamente applicarsi a certi vescovi-uomini e donne- sposati, prima o dopo l’ordinazione, cosa che non fa problema nelle chiese protestanti
Una parola sola ALLELUIA
Che i preti possano essere uomini risponde alla tradizione della Chiesa antica e alle Chiese orientali e alle chiese occidentali fino ad un certo momento storico. San Paolo ne parla bene nella prima lettera a Timoteo e nella lettera a Tito. Quindi non ci sono obiezioni storiche o teologiche in merito. Le obiezioni sono di ordine pratico perchè un prete sposato non possa dedicarsi totalmente alla pastorale, ma tale obiezione può essere superata con una chiesa sinodale nella quale i membri della comunità si sentano partecipi nella conduzione della comunità. Un’altra obiezione riguarda la solidità della vita familiare del prete sposato e tale obiezione può essere superata ordinando solo uomini con una solida e lunga vita familiare. Insomma tutte le obiezioni possono essere superate.
Perfetto sono d accordo con te, miei amici preti ortodossi hanno bellissime famiglie e hanno una vita per gli ALTRI entusiasmante
Articolo molto semplice dove appare che il presbiterato uxorato non è un dramma