A 72 anni il vescovo anglicano Michael Nazir-Ali è passato al cattolicesimo. In un’intervista al “Daily Mail” i motivi della sua scelta.
«La Chiesa che ho tanto amato ha smarrito la sua strada. Dovevo semplicemente andarmene»: con queste parole, l’ex vescovo anglicano di Rochester, di origine pakistana, il dott. Michael Nazir-Ali, 72 anni, spiega la ragione per cui è passato alla Chiesa cattolica e come vede ora il suo futuro. È sposato e padre di due figli. Afferma di avere pregato e riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione.
Potrebbe essere ordinato sacerdote cattolico il prossimo mese ed entrare nell’Ordinariato – la struttura canonica della Chiesa cattolica in conformità alla costituzione apostolica Aglicanorum coetibus del 4 novembre 2009, istituita da Benedetto XVI. Gli ordinariati furono creati al fine di consentire a “gruppi di anglicani” di unirsi alla Chiesa cattolica, conservando gli elementi del loro patrimonio liturgico e spirituale.
Il dottor Nazir-Ali era un rispettato accademico e ricercatore all’interno della Chiesa d’Inghilterra. Il suo passaggio al cattolicesimo è considerato il più significativo dai tempi di Graham Leonard, l’ex vescovo di Londra, ricevuto nella Chiesa cattolica nel 1994 dopo aver rifiutato l’ordinazione delle donne-prete.
Deluso dalla Chiesa d’Inghilterra
Nelle dichiarazioni rilasciate al Daily Mail, il 21 ottobre scorso, Michael Nazir-Ali, esprime la sua delusione nei confronti della Chiesa d’Inghilterra per non aver sostenuto i “valori fondamentali”. Inoltre, afferma che le divisioni presenti al suo interno gli avevano dato la sensazione di trovarsi «in contrasto con la Chiesa come istituzione».
«Quando sono stato ordinato sacerdote anglicano nel 1976 – ha dichiarato – è stato un momento di gioia e di speranza: non vedevo l’ora di mettere la mia vita al servizio di Dio nella Chiesa anglicana che aveva al centro Cristo e la Bibbia. I valori della Chiesa costituivano tutto ciò in cui credevo: aiutare gli altri a giungere alla fede e a formarsi imparando da essa la tolleranza, la libertà, la santità della persona, del matrimonio e l’importanza della famiglia.
A quel tempo, la Chiesa celebrava e difendeva quei valori. Non era reticente, quasi scusandosi o vergognandosi di essi. Non avrei mai immaginato 45 anni dopo di sentirmi obbligato a lasciare la Chiesa che ho amato, o di essere accolto, come lo sono stato due settimane fa, nell’Ordinariato cattolico – previsto per gli anglicani che desiderano far parte della Chiesa cattolica, mantenendo la loro eredità anglicana. È stato un momento agrodolce.
Un momento “amaro”, perché sono profondamente rattristato per il fatto che la Chiesa d’Inghilterra non è più quella di cui facevo parte. Ci sono certo molte parrocchie, sacerdoti e credenti che vivono coerentemente la fede e i valori biblici. Ma, come istituzione, sembra aver perso la sua strada.
Un momento “dolce”, perché sono entusiasta delle opportunità che l’adesione all’Ordinariato comporterà: difendere i diritti umani e aiutare milioni di cristiani che soffrono e tanti altri nel mondo. La Chiesa cattolica è un’organizzazione globale veramente unita, che infonde forza.
La Chiesa anglicana è invece frammentata, è diventata un insieme disomogeneo di Chiese, molte delle quali sostengono interpretazioni contrastanti del cristianesimo. Anche quando riesce a mettersi d’accordo su alcune cose, queste decisioni non sembrano avere molto peso: la gente se ne va e ciascuno fa a modo suo.
Ho lottato con questa situazione per diversi anni, ma con riluttanza mi sono reso conto di non avere altra scelta. Troppo spesso mi sono sentito solo, in contrasto con la Chiesa. A volte è meglio avere il vento alle spalle piuttosto che lottare costantemente contro di esso. È una decisione profondamente personale. Mi sposto da una Chiesa all’altra, in risposta ai miei bisogni spirituali. Non si tratta di una “conversione” da una religione ad un’altra.
J. Welby ha rispettato la sua decisione
L’arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, non ha cercato di convincerlo a rimanere. «Penso – ha affermato Nazir – che abbia voluto rispettare la decisione che avevo preso e per questo gli sono grato. Ora, come membro dell’Ordinariato, sono entrato in piena comunione con la Chiesa cattolica, pur conservando ciò che amo dell’anglicanesimo: la bellezza del culto, l’amore per la Bibbia e un impegno pastorale verso la comunità più ampia. L’Ordinariato accetta il clero sposato: io sono felicemente sposato con Valerie da quasi 50 anni».
«Anche la Chiesa cattolica ha avuto la sua parte di problemi, ma la fede e i valori sono quelli che sostengo anch’io e che vedo erosi nella Chiesa d’Inghilterra. Forse a 72 anni sarebbe stato più facile rimanere dov’ero: agire dall’interno per cambiare le cose che mi stanno tanto a cuore. Dovete credermi, ho provato, ma non sono riuscito. I consigli e i sinodi della Chiesa sono pieni di attivisti che hanno ciascuno un solo problema, spesso un’agenda bizzarra, sia che si tratti di correttezza culturale, di “cambiamento del clima”, della politica dell’identità, del multiculturalismo (che in realtà incoraggia le comunità a vivere separatamente) o di teorie critiche riguardanti la razza, la religione o il genere».
«Enfatizzare le differenze della gente, anziché sottolineare ciò che unisce, isola e separa, suscita una specie di sfiducia e di “ghettizzazione” che credo abbia portato, in parte, alla perdita della vita del mio amico Sir David Amess MP (ucciso alcuni giorni fa)».
Inoltre, «c’è l’infinita auto-lacerazione circa il passato imperiale della Gran Bretagna. La recente richiesta rivolta alle Chiese di rivedere i suoi monumenti per i legami avuti con la schiavitù e il colonialismo, è tipica di questa ossessione. Io non sono un difensore dell’Impero britannico. Ci furono molte cose detestabili al riguardo: uomini che si sono arricchiti a spese dell’India e di quello che oggi è il Pakistan, mio luogo di nascita. Ma l’impero ha anche aiutato la gente, migliorando le città, introducendo sistemi di irrigazione, l’istruzione moderna e le istituzioni della democrazia. Ma la Chiesa d’Inghilterra sembra fermarsi solo sugli elementi peggiori dell’Impero, come la tratta degli schiavi. Il coinvolgimento della Gran Bretagna nella tratta fu riprovevole, ma non dimentichiamo che il movimento abolizionista è iniziato in Gran Bretagna e che gli abolizionisti erano cristiani. Perché ciò è così raramente riconosciuto?».
Smarrimento tra la gente
«Questa evidente paura di schierarsi dalla parte sbagliata dell’ortodossia liberale prevalente indebolisce la Chiesa», ha sottolineato il vescovo. «La gente non sa più cosa pensare quando cerca di farsi tutto a tutti. Essa desidera sentire la presenza di Dio e l’insegnamento di Cristo quando si reca in chiesa, specialmente coloro che non ci vanno spesso. Non vuole un allegro show di chiacchiere o un esaltato centro di yoga, dove la Bibbia, la preghiera e la vera adorazione sono messe da parte».
Si è domandato: «Perché la Chiesa è diventata così reticente nel celebrare i valori cristiani? È chiaro dalla storia che le società con base cristiana sono più libere, a differenza di quelle fondate sull’ideologia laica, come la Cina e l’URSS. I valori cristiani fanno da sostegno alle libertà di cui godiamo in questo Paese. Per questo dovremmo accogliere le persone qui da noi chiedendo loro che rispettino questi valori pur essendo libere di mantenere le proprie convinzioni e contribuire a costruire una società più allargata».
La Chiesa ha aggiunto – «dovrebbe anche sostenere pubblicamente il matrimonio come istituzione permanente, in cui un uomo e una donna si impegnano per tutta la vita. Non si tratta semplicemente di fede cristiana. Tutte le ricerche mostrano che i bambini crescono meglio quando vivono con genitori sposati. A volte il divorzio è inevitabile e nessuno nega che i genitori single compiano uno sforzo eroico, ma ciò non significa che avere un padre e una madre sposati non possa essere sostenuto come ideale. Troppo spesso la Chiesa sembra scusarsi del matrimonio tradizionale, per paura di offendere chi non è sposato. Non vogliamo giudicare, ma dobbiamo dire la verità come la vediamo».
A suo parere, «nei tempi recenti, la Chiesa è stata sommersa da burocrati: da vice-decani, avvocati, funzionari pubblici, da responsabili delle relazioni razziali e del cambiamento climatico, mentre il numero del clero parrocchiale continua a diminuire. Essa dovrebbe sostenere di più il parroco nel suo servizio – che deve essere visibile – in chiesa, negli ospedali, nelle scuole, nei supermercati, che ascolta, cura e si impegna a trasmettere la fede e i valori cristiani».
Infine, «deve impegnarsi maggiormente nel difendere i cristiani nel mondo. Io mi sono occupato dei cristiani perseguitati in alcuni paesi tra cui l’Iraq, l’Iran, il Pakistan e la Siria e sono stato strettamente coinvolto nel caso di Asia Bibi, la donna cristiana accusata di blasfemia e condannata a morte in Pakistan. La Chiesa cattolica ha svolto un ruolo importante nel garantire il suo rilascio, così come ha fatto la più ampia comunità cristiana. Cinquantacinque parlamentari hanno firmato una lettera ai primi ministri di Gran Bretagna e Pakistan. Ma la Chiesa d’Inghilterra non è stata molto esplicita nell’appoggiarla. Perché non ha mostrato una maggiore leadership?».
Il suo impegno futuro come cattolico
«Spero – ha concluso Nazir» – che diventare un cattolico nell’Ordinariato mi consentirà di sostenere i cristiani di casa nostra che sono emarginati e assediati da un totalitarismo liberale che esige un consenso assoluto.
Sono costantemente coinvolto in situazioni in cui alcune persone hanno perso il lavoro per le loro convinzioni cristiane: sono ufficiali di stato civile che non vogliono registrare matrimoni contro la loro coscienza, ostetriche che si rifiutano di partecipare agli aborti o infermiere licenziate perché portano un crocifisso.
La Chiesa d’Inghilterra – e altre Chiese – dovrebbero combattere a nome di tutti i credenti di tutte le fedi che hanno problemi di coscienza. Troppo spesso sembra non volersi mettere in gioco. Secoli fa, i leader della Chiesa erano disposti a morire per il loro credo, e in tutto il mondo i cristiani lo sono ancora. Evitando di difenderli e di difendere i valori cristiani fondamentali, li stiamo tradendo.
Auspico di cuore che la Chiesa possa ritrovare la strada del ritorno e abbia il coraggio di difendere ciò che conta. Prego che diventi nuovamente la Chiesa che sant’Agostino ha portato qui un millennio e mezzo fa, un faro di speranza che irradia la sua fede e i suoi valori in tutto il mondo, non una fiamma tremolante al vento».
Lui ha potuto uscire dalla Chiesa anglicana ed entrare in quella cattolica, ma quando anche l’intera Chiesa cattolica sara’ diventata mondanizzata come quella anglicana, dove restera’ piu’da andare ? Nella Chiesa Ortodossa ?
Messe che durano ore. Manco morto.
i Padri della Chiesa predicavano estremamente a lungo (ci sono omelie di sant’Efrem che duravano 1 o 2 ore)
l’antica anafora delle Costituzioni Apostoliche è estremamente lunga, dettagliata e complessa
anticamente i cristiani si trovavano ogni mattina e sera a pregare il Signore
poi siamo arrivati noi, che se la Messa dura più di 45 minuti tutto compreso ci inca##iamo
e non è un problema creato dal Concilio, era un problema estremamente radicato già da prima (tanto che si parla di Cultura della Messa Bassa) e la ‘riforma liturgica’ ha dato solo più occasioni a clero e fedeli di puntare al ribasso
Forse perchè oggi bisogna anche lavorare a ritmi che forse i padri se li scordavano?
Non viviamo in conventi. In 45 minuti si possono dire cose meravigliose. Non è la quantità ma la qualità del tempo della messa. Il ribasso è qualitativo non quantitivo.
7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
Matteo 6,5-8
Il ribasso è sia quantitativo che qualitativo
Per il resto la società dei Padri era agricola e non di tanto sopra la soglia di sussistenza
Noi invece siamo una società ricca
Beh… chi non ama la complessità del mondo o non vuole accatterla e declinarla con fatica nel reale preferisce le semplificazioni che la chiesa cattolica ancora garantisce.
Mette tristezza questo articolo vero, ma perchè vedo un anziano vescovo che non riesce ad elaborare il nuovo. E ovvimente lo abbiamo preso a bordo.
intanto ha 13 anni meno di Papa Francesco, il quale di conseguenza è stravecchio
in secondo luogo è stato un uomo molto attivo nel dialogo con la società e le altre religioni
in terzo luogo accettare la realtà significa dire di si a tutto?
Significa non dire sempre no.
Complessità… un altra parola feticcio della cultura contemporanea, da usare a mo’ di prezzemolo in ogni minestra. Come al solito lei si fa sempre cattivo interprete del pensiero altrui.
Come ho scritto auspico una Chiesa in dialogo col mondo non chiusa alla sua complessità, come non auspico – però nemmeno la chiesa tristemente descritta dal vescovo anglicano.
Certo se il dialogo tra cattolici prende la piega che gli dà lei il dialogo tra sordi è dietro l’angolo con tutte le sue funeste conseguenze.
Questo articolo mette molta tristezza. Descrive una chiesa non più in dialogo col mondo ma oramai colonizzata dal mondo e quindi dilaniata da tutte le sue contraddizioni che poi sono quelle del presente (dis)ordine sociale, culturale e politico.
Lo Spirito Santo doni alla Chiesa una nuova Pentecoste che la rinnovi e la protegga al contempo.
Credo che purtroppo rimarrà deluso.
Le bizzarrie su clima, gender, femminismo ecc. le troverà tal quali nella chiesa cattolica.
lui però entra nell’Ordinariato, che è molto più ‘tradizionalista’ della media delle strutture ecclesiali, anche se al suo interno vi sono varie posizioni (per esempio molti ex evangelici)