In questi ultimi tempi si sono moltiplicate da più parti e da diversi punti di vista le richieste per una riforma delle norme che regolano il Conclave. Il portale della Chiesa tedesca katholisch.de ad opera di Alexander Pitz ne ha fatto una raccolta poi pubblicata dall’agenzia KNA nel numero del 3 novembre scorso, ripresa in seguito anche dall’emittente DOMRADIO della diocesi di Colonia (traduzione dal tedesco a cura di A. Dall’Osto).
Il collegio cardinalizio è il principale organo consultivo del papa. Inoltre, ha il compito di «provvedere alla sua elezione», come è scritto nel diritto canonico (can. 349). Al conclave per l’elezione del nuovo pontefice possono partecipare solo i cardinali che non hanno ancora compiuto gli 80 anni. Il papa sceglie liberamente i cardinali. Secondo il diritto canonico, essi devono «essere costituiti almeno nell’ordine del presbiterato, essersi in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari; coloro che non sono ancora vescovi devono ricevere l’ordinazione episcopale».
Vengono nominati cardinali i capi di tutte le congregazioni romane, nonché i capi di altri importanti dicasteri della curia. Inoltre, la loro dignità è legata a diocesi grandi e importanti. In Germania, sono tradizionali sedi cardinalizie Colonia e Monaco.
I nuovi cardinali sono creati con decreto pontificio, che egli proclama in un concistoro davanti al collegio cardinalizio. I nuovi dignitari ricevono una berretta cardinalizia dal papa oltre alle loro vesti rosso scarlatto.
Inoltre, il papa assegna a ciascuno di essi il titolo di una sede suburbicaria o di una chiesa dell’Urbe a seconda che il candidato appartenga alla classe dei cardinali vescovi, cardinali sacerdoti o cardinali diaconi. La sede del titolo intende sottolineare il legame del cardinale con il papa come vescovo di Roma. Ricorda inoltre che il titolo di “cardinale” – dal latino cardo (cardine) – apparteneva in origine al clero di Roma, che eleggeva anche il papa.
Si moltiplicano le voci che premono per la riforma del conclave per l’elezione del papa nelle mutate circostanze. Un gruppo di esperti chiede una riforma urgente delle norme per l’elezione del papa. Quasi ogni settimana vengono aggiunte nuove proposte su ciò che dovrebbe essere tenuto in considerazione nel caso di un nuovo conclave.
Una panoramica
Sembra quasi che ci sia nell’aria la sensazione di una “fine papato”, quella del pontificato di Francesco. Non passa settimana che gli esperti di cose di Chiesa non discutano su come potrebbe essere un regolamento attuale di successione.
Il grave intervento chirurgico all’intestino del papa all’inizio dello scorso mese di luglio ha fatto presagire che la prossima elezione papale potrebbe giungere prima del previsto.
Un piccolo gruppo di persone cerca di manipolare questo evento facendo delle “campagne”.
Alcuni rinomati esperti stanno perfino esortando l’84enne pontefice a preparare per tempo il terreno per il conclave, con diverse motivazioni.
Gli storici della Chiesa, Alberto Melloni e Massimo Faggioli, temono che gli avversari del percorso riformatore di Francesco possano «fare tutto il possibile» per far valere la loro volontà nel caso di un vuoto di potere. Per questo il papa deve agire «subito» e aggiornare le regole del conclave.
Se il pontefice argentino non fa nulla, corre un «grande rischio», ha scritto recentemente Faggioli in un contributo per La Croix International. Un «piccolo gruppo» cercherà di manipolare le prossime elezioni attraverso campagne ben mirate sui social. Il potere degli influencer cattolici è ormai notevole e potrebbe portare a una situazione «molto più pericolosa» di quanto pensi la maggior parte degli osservatori.
L’internazionalizzazione rende la comunicazione più difficile
Inoltre, c’è il fatto che molti membri del collegio cardinalizio di recente nomina non hanno contatti personali tra di loro. L’internazionalizzazione, volutamente promossa da Francesco, porta a una maggiore diversità, ma rende più difficile mettersi d’accordo su un candidato comune. Tanto più che è richiesta per una valida elezione una maggioranza di due terzi.
Oltretutto, la libertà del conclave è minacciata dal fatto di dover affrontare la crisi degli abusi. In questo contesto, bisogna aspettarsi «accuse strumentali» per escludere candidati non graditi dal gruppo dei papabili.
Faggioli ha fatto suoi alcuni «suggerimenti ben ponderati e assennati» del collega italiano Alberto Melloni, che sono stati pubblicati sulla rivista Il Mulino. Melloni invita il papa ad adeguare le regole alle condizioni di «estrema vulnerabilità».
L’ultimo grande cambiamento all’ordinamento del conclave è stato posto in vigore da Giovanni Paolo II nel 1996. Ora è il momento di effettuare un aggiornamento.
Isolare completamente gli elettori già prima del conclave
Lo storico indica dei passi concreti che dovrebbero servire a prevenire una sorta di “diritto di veto” delle reti tradizionaliste. Pertanto, già nei giorni del “pre-conclave”, gli elettori dovrebbero starsene del tutto isolati nella foresteria vaticana. Gli elettori – tutti i cardinali sotto gli 80 anni – dovrebbe anche avere più tempo in conclave per porre domande e per dibattiti dettagliati in modo da poter confrontarsi a vicenda e in maniera approfondita.
Inoltre, nelle prime giornate, il processo di voto dovrebbe essere rallentato con un solo voto al giorno. Infine, Melloni propone che venga lasciato all’eletto sufficiente tempo per riflettere se si trovano dei «punti oscuri» nella sua biografia, così da poter ancora rifiutare l’elezione.
Le regole di inabilità alla carica non possono essere rinviate
Secondo lo storico della Chiesa di Münster, Hubert Wolf, in un articolo per il portale katholish.de. le proposte sono «tutte degne di considerazione, ma sostanzialmente non sono sufficienti», per il fatto che non affronterebbero i «problemi cruciali».
Wolf chiede delle norme per il caso in cui un papa, a causa di una grave malattia, non sia più in grado di esercitare il suo compito. A suo parere, è un fatto che non può essere rimandato. «Si tratta del delicato problema di una procura generale pontificia o di un corrispondente testamento biologico».
Immaginiamo cosa sarebbe successo «se Francesco fosse entrato in coma dopo l’operazione e non si fosse risvegliato per mesi e anni». Questo «rimanere in sospeso porterebbe – secondo Wolf – a una vera crisi della Chiesa cattolica».
Limitare il diritto di voto a un collegio cardinalizio romano
Al cardinale emerito tedesco di curia Walter Brandmüller, si aggiunge un altro esperto in materia a chiedere una riforma del conclave. Ma con un approccio diverso. Brandmüller ha pubblicato le sue idee sul portale Internet austriaco kath.net all’inizio dell’anno. Il vaticanista italiano Sandro Magister lo ha ripreso recentemente sul suo blog.
Il porporato suggerisce di ridurre il numero degli elettori papali – l’attuale parametro di riferimento è 120 – e di aumentare invece il numero dei possibili candidati.
In considerazione dello sviluppo storico assunto dal collegio cardinalizio da parte del clero della città di Roma, Brandmüller propone di limitare il diritto attivo di voto a un collegio cardinalizio «molto ridotto e romano». In questo modo viene limitata anche la possibilità del papa per il suo progetto di successione di nominare specificamente cardinali di tutto il mondo.
Secondo queste idee, i possibili candidati non dovrebbero necessariamente appartenere al conclave, ma avere almeno cinque anni di esperienza in una posizione di leadership nella curia. «Così, secondo Brandmüller, si limiterebbe il numero dei candidati e, allo stesso tempo, si terrebbe conto dell’aspetto universale del primato petrino».
Come si vede, non mancano idee per un nuovo ordinamento del conclave. La linea d’azione che deciderà papa Francesco sarà dibattuta vivacemente nei prossimi mesi.
Se due importanti intellettuali cattolici quali Melloni e Faggioli, ben presenti nei quotidiani e nelle televisioni, hanno veramente paura che influencer e reti ‘tradizionaliste’ possano far saltare quello che loro ritengono il percorso obbligato della Chiesa e che quindi bisogna prendere misure estreme, mi fa veramente pensare che forse non riescono ad accettare i segni dei tempi e non siano usciti dal ‘mondo di ieri’ in cui tv, giornali e case editrici controllavano il dibattito pubblico. quel mondo ora non c’è più e loro hanno paura perchè non era quello che volevano: il progresso è bello solo se risponde ai propri desiderata
Di qualcosa devono pur vivere Faggioli e Mellini oppure lo fanno per avere audience (cisa ben peggiore).
Dice un proverbio: “quando il gatto non c’è, il tipo balla!”. Basta poco per discutere del nulla eccezion fatta per la questione di un papà impedito, ma d’altronde anche Karol Wojtyla lo è stato e il pontificato è andato avanti lo stesso. Faggioli & co devono pur vivere di qualcosa… ahimè!!!