Il 2 dicembre, a una settimana dalla lettera in cui mons. Michel Aupetit, vescovo di Parigi, ha rimesso il suo mandato nelle mani del papa (25 novembre) per «preservare la diocesi», papa Francesco ha accettato le dimissioni nominando mons. G. Pontier, vescovo emerito di Marsiglia e già presidente della Conferenza episcopale, come amministratore apostolico della diocesi parigina.
Nominato vescovo a Parigi il 7 dicembre 2017, dopo tre anni è mezzo attraversa una significativa crisi, dovuta all’incendio della cattedrale di Notre-Dame e all’emergere degli abusi. Fanno scalpore le dimissioni dei due vicari generali: Benoist de Sinety e Alexis Leproux.
Il suo autoritarismo di governo fa esplodere dissensi interni. Chiude il centro pastorale di Saint Merry, rimuove il direttore di Saint-Jean-de-Passy. Interviene pesantemente nello storico “Collège des Bernardins”.
Nel 2020 il Vaticano fa rientrare il suo predecessore, card. Vingt-Trois, per una mediazione in diocesi. Nel dibattito pubblico si espone nel sostegno alla marcia per la vita e contro la legge del «matrimonio per tutti». Molto a suo agio nel rapporto con la gente e nel contesto della religiosità popolare, è piuttosto abrasivo nei confronti delle autorità pubbliche e nazionali. È molto freddo rispetto all’impegno della Conferenza episcopale nei confronti degli abusi dei chierici, il cui numero esplode nel recente rapporto della Commissione Ciase.
Con cuore pacificato
I malumori scoppiano con la denuncia di una inchiesta giornalistica di Le Point, firmata da Marie Bordet e Violaine de Montclos (cf. SettimanaNews, qui). In quella sede emerge anche una email degli anni ‘90 al tempo in cui Aupetit era vicario generale di Parigi. Era destinata a una donna che lui conosceva.
Ha tutto il tono di una relazione intima. Aupetit ha rilasciato a Le Point la seguente dichiarazione: «Quando ero vicario generale, una donna si è fatta viva a più riprese con visite, email ecc., a tal punto che talvolta ho dovuto prendere delle disposizioni per distanziarci. Riconosco tuttavia che il mio comportamento nei suoi riguardi è potuto essere ambiguo, lasciando così sottendere l’esistenza tra di noi di una relazione intima e di rapporti sessuali, cosa che smentisco con forza».
Il 2 dicembre rende pubblica una lettera di accettazione delle disposizioni papali, «per preservare la diocesi dalle divisioni provocate dai sospetti e dalla perdita di fiducia». «Sono contento di aver servito la diocesi assieme a collaboratori magnifici». «Sono stato fortemente turbato dagli attacchi di cui sono oggetto. Oggi rendo grazie a Dio di avere un cuore profondamente pacificato… Chiedo perdono a quanti ho potuto ferire e vi assicuro la mia profonda amicizia e la mia preghiera».
Non è il primo intervento del papa in ordine alle dimissioni di un vescovo. In Francia è successo per il card. Philippe Barbarin, riconosciuto innocente dalle accusa di coperture degli abusi, ma al centro di una tempesta mediale prolungata. Per altre ragioni sono stati dimessi il vescovo di Dax, Hervé Gaschignard, quello di Luçon, Alain Gastet, e di Quimper, Jean-Marie Le Verte.
Casi similari in Germania, dove però le dimissioni sono state respinte dal papa: il card. R. Marx e il vescovo S. Heße. Anche in Italia ci sono stati i casi recenti di mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto, e di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Terni.
In un articolo di S. Magister (Settimo cielo, 15 giugno 2012) si passano in rassegna 43 dimissioni a partire dagli anni ‘90. Fra gli oltre 5.000 vescovi attivi nel mondo i numeri ricordati non sono molti, ma nel caso di Parigi pesa il ruolo della diocesi nella Chiesa francese, già provata da molte tensioni.
Mons. G. Pontier, 78 anni, che ha già rivestito la funzione di amministratore apostolico ad Avignone, arriva a Parigi riconoscendo «senza dubbio una delle più vive in Francia». «Ho molto da capire. Ogni diocesi ha la sua storia. A Parigi sarà al servizio della sua storia che mi ha preceduto e proseguirà dopo di me».
In fondo domani è un altro giorno…
Rossella O’Hara.
Rimane l’amaro in bocca. non uno da buttare via. Sui comportamentiambigui con una donna nessuno ci crede. Le tensioni tra ilclero e le istituzioni paroigine sì. I francesi sono sempre inquieti e del resto Parigi è una capitale del cattolicesimo francofono. Tutte le istituzioni della città rchiedono un pastore che sa guardare lontano senza voler trattare Parigi come una diocesi importantissima come Marsiglia o Lione o Bordeao ma non così centro di riferimento: Qui vengono a studiare dall’africa e dall’Oriente. Le università hanno indirizzi non omofgenei ma di tutto rispetto. Se non ha saputo valorizzare le immense energie della capitale meglio un altro.