Il papa è andato in Grecia e io ho seguito con molto interesse le tappe del suo viaggio. Non solo per motivi di ordine ecclesiale, lo confesso. La grecità è uno degli orizzonti privilegiati del mio lavoro di insegnante, e solo a sentire la parola “Cipro” o “Atene” o “Lesbo”, il cuore comincia a battermi più forte.
Come prima tappa del suo viaggio, Francesco si è fermato a Cipro. Dite Cipro, e a me viene subito in mente la forma dell’isola, così caratteristica: una grande foglia romboidale con il picciolo rivolto verso nord-est. La vedo là, immersa nelle acque azzurre del Mediterraneo, come uno di quei grossi sassi che, messi di traverso in un torrente, ne facilitano l’attraversamento: prima un piede su Cipro, poi uno a Creta, poi la Sicilia, poi la Sardegna, poi le Baleari, et voilà, dalla costa siro-fenicia a quella iberica attraversare il Mediterraneo diventa un gioco da ragazzi.
“C’erano nella comunità di Antiochia…”
Ben a ragione più volte, nei vari discorsi di presentazione, saluto e scambio, intercorsi durante la visita, si è ricordata la funzione di ponte tra Oriente e Occidente che l’isola di Cipro ha avuto nel corso dei secoli. Nell’incontro con i religiosi della comunità maronita sono stati letti i primi quattro versetti del capitolo 13 degli Atti degli Apostoli:
«C’erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. Essi, dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro».
Antiochia, Seleucia, Cipro. Una manciata di righe, e subito i tracciati geografici e culturali entro cui si colloca non solo il primo viaggio di Paolo, ma anche la prima significativa esperienza di “Chiesa in uscita” nella storia del cristianesimo, vengono delineandosi con precisione davanti ai nostri occhi.
Antiochia, oggi in territorio turco, era stata fondata sulle rive del fiume Oronte da Seleuco I all’inizio del III sec. a.C., quale capitale del Regno di Siria; a seguito dell’intervento militare di Pompeo nella regione e alla deposizione dell’ultimo sovrano seleucide, nel 64 a.C. era diventata sede del governatorato della Provincia Romana di Siria.
Fin dalla sua fondazione, la posizione geografica ne aveva fatto il crocevia delle principali rotte commerciali che collegavano il lontano Oriente con l’Asia anteriore, l’Egitto e il mondo greco, favorendo un clima culturale molto aperto: ad Antiochia, città cosmopolita, si erano incontrati e influenzati reciprocamente religiosità misterica orientale, ebraismo della diaspora, cultura ellenistica e cultura romana.
Al tempo di Paolo era una grande metropoli, terza per estensione e importanza dopo Roma e Alessandria d’Egitto. Gli Atti al capitolo 11 ricordano che, dopo la morte di Stefano, i credenti in Gesù espulsi da Gerusalemme erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiochia; qui, però, si limitavano a proclamare la parola ai giudei.
“I discepoli furono chiamati cristiani”
I primi che, ad Antiochia, cominceranno a rivolgere l’annuncio anche ai greci, cioè ai non giudei, saranno, invece, ebrei provenienti da Cipro e da Cirene: e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
La Chiesa di Gerusalemme decise, allora, di inviare ad Antiochia Barnaba.[1] Poiché il fervore che animava la comunità antiochena era molto vivo, come attesta l’inizio del capitolo 13 (C’erano profeti e dottori…), Barnaba pensò di coinvolgere Saulo nell’opera di evangelizzazione; si recò in Cilicia, a Tarso, e di lì, con Saulo, fece ritorno ad Antiochia. Barnaba e Saulo rimasero nella città siriaca per un anno intero e, proprio allora e proprio in quel luogo, ad Antiochia di Siria, per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
Da Antiochia, quindi, Barnaba e Saulo scesero a Seleucia, porto della capitale e principale punto d’imbarco per gli spostamenti dalla Siria verso Occidente via mare. Da Seleucia salparono per Cipro e di qui per l’Anatolia, meta del primo viaggio paolino; a conclusione del viaggio Paolo e Barnaba fecero ritorno ad Antiochia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
E proprio ad Antiochia si aprì un’accesa controversia tra Paolo e alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, i quali sostenevano la necessità della circoncisione e del rispetto della legge mosaica, come si racconta nel capitolo 15 di Atti.
Mi dedico alla lettura di questi densi, concentrati versetti, intrecciando il filo della narrazione biblica con le parole e le immagini “in diretta” del viaggio di papa Francesco, vescovo di Roma.
Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani. Dislocazione come esercizio di “Chiesa in uscita”. Non dai giudei-cristiani di Gerusalemme, ma da gente di Cipro e di Cirene viene il gesto, decisivo per la storia della Chiesa e del cristianesimo, della trasmissione della fede ai non giudei, in una città, Antiochia, che non è Gerusalemme, e in una regione, la Siria, che non è la Palestina.
La Chiesa ha trovato (trova…) sé stessa proprio nel momento in cui ha corso il rischio dell’ec-centricità, della dislocazione in una realtà e in una dimensione “altra”. Essere ec-centrici, capaci di decentrarsi. Mettersi in cammino, semplicemente. Ricchezza delle frontiere e delle periferie. Identità non come vessillo da sbandierare, marcatore che segna e divide, ma come dono dello sguardo dell’altro.
Poiché Paolo e Barnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro… Sorta una grande discussione… Bellezza della fraternità, fatica delle diversità. La Chiesa che ad Antiochia riceve il proprio nome, sempre ad Antiochia deve fare i conti con la prima delle infinite lacerazioni che opereranno per separare (diaballein) l’unità in Cristo. Dispute teologiche sempre più sottili e capziose, controversie parateologiche, cavilli il cui significato e la cui tenuta sfugge alla maggior parte delle persone che si dicono cristiane.
“E di qui salparono verso Cipro”
Il capitolo 15 di Atti si chiude con la separazione di Paolo e Barnaba, che pure per così lungo tratto erano stati compagni di strada: il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro.
A Cipro il vescovo di Roma ha incontrato l’arcivescovo ortodosso e il Santo Sinodo, ma anche la piccola comunità cattolica maronita. Cattolici romani, cattolici maroniti: differenze di ordine liturgico, differenze di ordine strutturale e gerarchico. I preti maroniti sono preti cattolici, ma non sono tenuti all’obbligo del celibato. Unità non come appiattimento, ma come ricchezza della e nella diversità.
E di qui salparono verso Cipro. La prima tappa del viaggio di Paolo e Barnaba verso Occidente è rappresentata da Cipro. Cipro, il ponte fra Oriente e Occidente, oggi porta nella vita viva della sua capitale, Nicosia, il segno di uno scandalo inaccettabile: dopo l’invasione turca nella parte settentrionale dell’isola nel 1974, un muro taglia in due la città marcando la divisione tra Repubblica di Cipro e Repubblica Turca di Cipro del Nord.
E dire che per gli antichi Cipro era l’isola dell’Amore, l’isola che aveva visto nascere Afrodite, ipostasi della Grande Madre, il divino in forma femminile e materna, fonte di fertilità feconda e accogliente per tutte le genti del Mediterraneo. Per millenni sulle sue meravigliose coste si sono andate a rifrangere e amalgamare le ondate migratorie di popolazioni orientali, greche e semite.
Durante la preghiera ecumenica coi migranti nella chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia, nel pomeriggio di venerdì 3 dicembre, davanti a papa Francesco ha proposto la sua testimonianza Mariamie, una giovane proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo.
Mariamie ha raccontato i suoi sogni: un mondo dove nessuno sia tolto dal proprio letto e costretto ad abbandonare i propri giochi per scappare; la natura pacificata e serena; incontrare persone accoglienti; rivedere la nonna; essere la prima della classe. Sogna sorrisi, Mariamie, e sogna che le persone non si straniscano sentendola parlare in greco.[2]
Mariamie legge il suo discorso, papa Francesco ascolta, un po’ si commuove: «Anche Dio sogna, come te, Mariamie, che vieni dalla Repubblica Democratica del Congo e ti sei definita “piena di sogni”. Come te Dio sogna un mondo di pace, in cui i suoi figli vivono come fratelli e sorelle. Dio vuole questo, Dio sogna questo. Siamo noi a non volerlo».[3]
[1] Barnaba aveva fatto la sua prima comparsa alla fine del capitolo 4 degli Atti (4,36-37): Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa “figlio dell’esortazione”, un levita originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.
[2] https://www.youtube.com/watch?v=cIfTjuIoQTM&t=2450s
[3] https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/december/documents/20211203-cipro-preghiera-migranti.html
Avvincente e istruttivo. Grazie!