Dopo il Québec (Canada), anche la Vallonia (regione francofona del Belgio) chiede di estromettere la religione dalla scuola. Al contrario della Russia, dove la Chiesa ortodossa insiste per allargarne lo spazio educativo.
«In quanto cittadini, testimoni di una fede partecipata da molti, e solidali con i gruppi religiosi presenti nel paese, i vescovi si inquietano delle conseguenze che l’evacuazione radicale della nozione di cultura religiosa dei corsi scolastici trascinerà con sé. Ne deriverà inevitabilmente un crescente misconoscimento del fatto religioso. Tale ignoranza rischia di alimentare pregiudizi e aumentare la polarizzazione sociale piuttosto che aiutare gli studenti al progressivo “riconoscimento dell’altro” e al perseguimento del bene comune». Così si esprimevano i vescovi del Québec il 24 ottobre scorso (cf. SettimanaNews, qui).
Vallonia post-religiosa?
Ad una analoga, ma più sfumata, proposta legislativa della maggioranza politica in Vallonia, il portavoce della Conferenza episcopale francofona, Tommy Scholtes, risponde: «Mi sembra un grave errore far uscire i corsi di religione e di morale dai programmi scolastici comuni degli studenti. Se la Costituzione nel suo articolo 24 domanda l’organizzazione di un corso specifico, esso non è riducibile all’opzionalità.
È nell’intenzione del costituente di prevederlo nel quadro scolastico, e non il mercoledì pomeriggio o il venerdì dopo orario o il sabato mattina. Significherebbe dimenticare che la religione e la morale sono parte costitutiva della vita sociale e culturale dei giovani cittadini. Trasformare i corsi in facoltativi rendendoli opzionali significa dare spazio a ogni sorta di iniziativa organizzabile fuori dalle scuole (come le scuole coraniche, ndr) e quindi fuori dal controllo di un’ispezione scolastica. Un orientamento simile non rispetta il cittadino che è anche una persona che ha una cultura spirituale. L’insegnamento pubblico deve contribuire a questa dimensione formativa» (22 novembre 2021).
Dello stesso parere anche il Gran Rabbino, Albert Guigui: i corsi di religione scoprono le radici della propria tradizione e «permettono allo studente di ricevere nell’ambito scolastico un insegnamento religiosamente aperto e tollerante, con la supervisione dei responsabili, e promosso da insegnanti adeguatamente formati».
Nei programmi scolastici valloni vi sono oggi due ore settimanali particolari per tutto il corso scolastico dell’obbligo: una dedicata all’educazione, alla filosofia e alla cittadinanza (EFC) e una alla religione e alla morale (RM). La proposta è di fare due ore di EFC lasciando opzionale l’ora di RM, collocando, di fatto, quest’ultima fuori dell’orario scolastico.
Ipotizzata nel 2019 dall’attuale maggioranza di governo, la proposta di legge è stata presentata da sei deputati e affidata alla discussione della Commissione parlamentare competente per poi essere sottoposta all’assemblea degli eletti. Un primo tentativo in questo senso è fallito nel 2018. Ora è stato ripreso.
La teologia sinfonica russa
Di orientamento nettamente diverso è la richiesta della Chiesa ortodossa russa per uno spazio maggiore dell’insegnamento della religione nell’ambito della scuola dell’obbligo. Al momento, è previsto un insegnamento per un’ora alla settimana nel quarto anno delle scuole inferiori. In compenso vi è stata una rapida crescita degli studi teologici superiori riconosciuti dallo stato (università, master e dottorato) nei decenni scorsi. Praticati anche dentro le università statali e affidati alla Chiesa ortodossa e, in subordine, alle religioni storiche (ebrei, buddisti e musulmani).
Figura di riferimento per il cammino compiuto è Hilarion di Volokolamsk, presidente del dipartimento per le relazioni estere del patriarcato di Mosca che, in occasione della quinta conferenza nazionale russa (Teologia nello spazio scientifico ed educativo: teoria, storia, pratica del dialogo interreligioso e interculturale dentro le sfide globali), svoltasi all’inizio di dicembre a Mosca, ha ricordato i lunghi anni di dibattito per riconoscere la teologia al pari delle scienze umane in università. «Oggi possiamo rilasciare la laurea in teologia come titolo riconosciuto dallo stato».
Nel messaggio al convegno di Vladimir Putin si dice: «La teologia compie una missione educativa e ideologica. Essa contribuisce alla custodia dei valori spirituali e morali dei popoli del nostro paese, aiuta a formulare le risposte alle sfide globali, fra cui le minacce del terrorismo e dell’estremismo. Per resistere ad esse il lavoro dei corpi di polizia e dell’ordine pubblico non sono sufficienti; è necessario sensibilizzare e studiare in profondità i problemi sociali ed etnoculturali odierni».
Hilarion ha denunciato l’incultura religiosa largamente diffusa soprattutto fra i giovani e ha ricordato i risultati ottenuti: «In questi ultimi anni sono stati avviati nuovi dipartimenti di teologia e proposti numerosi corsi di teologia. Prepariamo manuali per gli studi a livello di baccalaureato. Fino a poco tempo fa non ce n’erano: i seminari come i dipartimenti di teologia delle università laiche utilizzavano una letteratura del XIX secolo e testi dell’emigrazione russa nel XX. Possiamo oggi redigere nuovi manuali. Ne sono stati stampati una trentina e altrettanti sono in preparazione».
Ma, una volta preparati gli esperti, è ipotizzabile aprire nuovi spazi di insegnamento curricolari per gli anni dell’insegnamento primario e secondario. Anche per dare opportunità di lavoro ai nuovi laureati. Non si può pensare che un classico della cultura come il Vangelo non faccia parte della conoscenza di base per tutti.
LA FINE DELLE CARICATURE. Il giorno in cui anche in Italia accadrà quel che accade in altri Paesi, diventerà chiaro anche ai ciechi che l’insegnamento della religione cattolica a scuola, in Italia, è un pessimo compromesso pagato dallo Stato alla Chiesa, che non rende un vero servizio né allo Stato né alla Chiesa. Configurato com’è oggi, molto al di là delle chiacchiere di chi sostiene il contrario, il cosiddetto insegnamento della religione cattolica in Italia è, in linea di principio, una variante camuffata del catechismo; nei fatti, è tutto e il contrario di tutto (dal chiacchiericcio sui problemi degli adolescenti agli sforzi di qualche sparuto docente di illustrare, presentare culturalmente cosa la religione cristiana cattolica è.
Sottoporre la nomina dei docenti al controllo esclusivo e decisivo del vescovo dice già la sostanza vera: sono solo chiacchiere quelle sulla “verifica della qualificata preparazione culturale”, quando basta una “situazione matrimoniale irregolare” perché il poveretto o la poveretta – culturalmente e teologicamente preparatissimi – perdano il posto. Cioè il pane e la dignità. Il sottoscritto lo sostiene da 40 anni, invano ovviamente.
In ogni caso la sparizione di QUESTO insegnamento della religione in Italia è solo questione di tempo: come sempre, negli ultimi secoli, anche in questo caso la Chiesa arriverà troppo tardi. Con buona pace delle sue inascoltabili chiacchiere al riguardo e con molta pena per le molte occasioni perse. Per molti.
Sulla nomina da parte dell’Ordinario non ci vedo personalmente nulla di strano. Il problema è la enorme diversità su territorio italiano di procedere alla nomina. C’è chi fa una specie di esame e c’è chi viene nominato per raccomandazione (senza tanti giri di parole). C’è chi mantiene il posto nonostante tutto ( perché protetto da qualche mons) c’è chi lo perde perché da solo combatte contro presidi nel tentativo di far rispettare la normativa vigente. Due pesi e due misure: così non va perché a perderci è la Chiesa. Sulla sparizione dell’ insegnamento concordo: è solo questione di tempo!
La nomina da parte del Vescovo è coessenziale al fatto che si tratta di insegnamento della religione cattolica, nell’accezione più dogmaticamente e canonicamente connotata. Con buona pace della “cultura religiosa” di cui, qui sotto, l’ottimo Mons. Biagini predica. Ma la pratica…?
Mi scuso: Giavini
Sulla pratica sono d’accordo con lei. Anche perché un conto è la teoria, un conto è la pratica. Ma chi può dirsi immacolato al 100%? Il problema sta proprio nella enorme diversità nel procedere alla nomina che genera confusione e crea disparità. Uniformità in tutte le diocesi italiane: questo è quello che ci vorrebbe anche perché sarebbe l’inizio di un esercizio di buona pratica. Francamente, poi, è criticabile la nozione di cultura religiosa anche perché bisogna intendersi su 1) cultura e 2) religione. La storia insegna che la religione, ogni religione è già di per sé cultura, senza cedere ai positivisti di varia scuola.
Ex direttore dell’ufficio del l’IRC a Milano.
Innanzitutto converrà ricordare che, almeno in Italia, si tratta di un corso di “cultura” religiosa, non di catechesi di una religione o di una chiesa; il contrario della cultura è l’ignoranza, male per tutti (cattolici compresi). Utile anche confrontare i nuovi programmi per l’IRC, dove sono mescolati filosofia, storia delle religioni, domande esistenziali, arte ecc. E ovviamente conoscenza dei pilastri della religione cristiana e del cattolicesimo in particolare. Casomai converrà vigilare che i suoi insegnanti svolgano davvero tali programmi e siano ben preparati. Rischio attuale e imprevisto: la mancanza di personale docente!
Comprendo bene da insegnante di religione quale sono ciò che lei dice. Tuttavia mi sia permesso di farle notare che a Milano nessun incaricato annuale insegna se non ha un titolo (ripeto incaricato annuale!!) e, quindi, pertanto una preparazione c’è. Molti (non tutti è vero!) insegnanti di religione sono coscienti della specificità della loro materia. Il rischio non è la mancanza di personale e semmai il fatto che tra 10-15 anni l’insegnamento della religione cattolica in Italia non ci sarà più per diverse ragioni tra le quali vi è la precarizzazione del personale (dal 2004 niente concorso) combinata al non rispetto dei presidi della normativa vigente (tanto chi controlla i presidi? chi li sanziona in caso di discriminazione?).
Qualcuno parla ogni tanto dell’insegnamento della religione… grazie! Sarebbe bello parlare anche della situazione in Italia: è dal 2004 che non è stato più bandito un concorso. Per cui la Chiesa sembra da quasi 18 anni non avere a cuore la sorte di insegnanti che a nome suo svolgono un servizio nella scuola. Caro p. Lorenzo Prezzi la prego di sollevare attraverso articoli la questione.
Ma cosa vi aspettavate? Se tutte le fedi religiose sono messe sullo stesso piano ,anche nei luoghi di Tradizione cristiana, perche’msi lo Stato dovrebbe fare insegnare religione a scuola? La religione diventera’ un fatto intimo, privato, e come
In Francia patria della laicita’ a scuola non dovra’ comparire al cun simbolo religioso , ne’tantomenp ora di religione. Semmai potranno essere impartite as lcune mozioni di ” storia delle credenze religiose i
” in cui la fede cattolica di troverà nel grande calderone : alla pari con la fede nella dea Kali o nel Grande Spirito Manitù o del satanismo ( anche questa una religione)
E’ la conseguenza logica del modo moderno di impostare il discorso della fede religiosa: tutte rispettabili ,tutte alla pari, dunque nessuna che puo’ dirsi la vera . E pare che anche alla Chiesa cattolica odierna vada bene cosi’ .Dunque di che lamentarsi ?
le sue tesi sono un po’ quelle dell’integrismo cattolico classico, che filosoficamente sostengono che l’errore non ha diritti e quindi lo Stato ha il dovere di promuovere la vera fede in quanto ciò tende al bene del singolo e della comunità
tesi che non condivido ma che rispetto in quanto pongono comunque delle questioni importanti, ma che ritengo non adeguate nel contesto di pluralismo religioso e che nell’applicazione pratica hanno portato a dei problemi (es. come tutelare le manifestazioni pubbliche delle fedi non cattoliche o non cristiane)
tra i punti che condivido vi è l’insistenza che la salvezza eterna è un bene che la collettività deve perseguire nel pubblico
invece nella prassi si è semplicemente sostenuto che le religioni servissero per ‘vivere bene’ o ‘vivere pienamente’, argomentazione debole ed orizzontale che i laicisti hanno fatto a pezzi e ha ridotto nel popolo l’anelito verso la trascendenza
questa argomentazione poi si scontrerà presto con l”integrismo laico’, che pretenderà di regolare la vita delle religioni, le loro credenze e il loro culto.