«Cari fratelli e sorelle, durante il nostro ultimo Capitolo abbiamo dedicato del tempo a esaminare seriamente la nostra capacità di mantenere la presenza e gli apostolati in nove comunità in tutto il paese essendoci ormai solo 65 frati con un’età media di 78 anni». Con un comunicato dello scorso 21 gennaio (qui), firmato dal Ministro provinciale p. Seán Kelly, i frati cappuccini irlandesi hanno annunciato la prossima chiusura di due conventi e il ritiro dalla residenza presso una parrocchia di Dublino. Le ragioni: l’invecchiamento e la diminuzione del numero dei frati.
«Per darvi un’idea − prosegue p. Kelly −, quando io sono entrato nell’Ordine, nel 2002, eravamo 114 frati con un’età media di 70 anni. Converrete che si tratta di un cambiamento enorme». Il Capitolo provinciale ha dunque avviato un tempo di discernimento che ora si è concluso con la decisione di chiudere due conventi − quello di St Anthony a Carlow e quello di St Francis a Rochestown (Cork) − e di ritirare la presenza dei frati dalla parrocchia di Priorswood, a Dublino. La chiusura dei conventi a Rochestown e Carlow avverrà dopo il Capitolo provinciale del luglio 2022.
«Vi assicuro che queste decisioni non sono state prese a cuor leggero, ma dopo molto confronto e preghiera».
Senza ingressi da trent’anni
Il convento di Rochestown, fondato negli anni Settanta del XIX secolo, fu il primo a ritornare alla vita religiosa regolare dopo il periodo delle «leggi penali» irlandesi e fu la prima casa in cui i frati – sfidando le leggi e il clima del tempo – tornarono a indossare pubblicamente il saio previsto dalla regola.
Nel corso degli anni Rochestown è divenuto «la culla dell’Ordine in Irlanda». Al suo interno, il St. Francis College fu fondato inizialmente come Scuola Serafica, nel 1884, per incoraggiare le vocazioni e, in seguito, divenne una casa di formazione nella quale molti giovani francescani irlandesi si sono formati. Il convento fu anche casa di noviziato per gran parte di questo periodo. Ma dalla fine degli anni Ottanta la casa non ha più avuto nessuna vocazione cappuccina.
La struttura è oggi una delle scuole secondarie più importanti del paese e continua «a formare giovani uomini nella fede e nella sapienza, fondandoli nei valori cattolici, nello spirito di san Francesco e nell’eccellenza accademica». Ragione per cui la chiusura del convento non influirà sul funzionamento della scuola: infatti, i frati continueranno a sostenerla, sia sedendo nel consiglio di amministrazione sia attraverso un frate che sarà «incaricato di offrire assistenza sacramentale e pastorale e formazione francescana alla comunità scolastica».
Il convento di Carlow è stato aperto nel 1978 allo scopo di essere una casa per i postulanti, in collaborazione con il Seminario del vicino Collegio St. Patrick. Molti giovani sono passati in questi 40 anni dal convento e hanno messo alla prova la loro vocazione vivendo insieme ai frati. La chiusura del Seminario e la forte riduzione del numero di giovani interessati alla vita religiosa (a Carlow non ci sono postulanti dai primi anni Novanta), hanno reso anche questo convento una struttura difficilmente sostenibile a fronte del calo di forze disponibili.
Un ultimo cambiamento che viene annunciato è quello riguardante l’amministrazione della parrocchia di Priorswood a Dublino. I frati continueranno a gestire la parrocchia, ma da agosto 2022 in poi saranno residenti nel convento di Raheny anziché nella casa canonica. «Questo perché i frati possano vivere la loro vita come parte di una comunità cappuccina, pur continuando a offrire il loro servizio alla gente di Priorswood».
La terra si ricorda dei monaci
«Nessun Provinciale vorrebbe essere portatore di una notizia del genere e nessuna comunità vorrebbe trovarsi a vivere una chiusura o un cambiamento così radicale», conclude p. Kelly. «Oggi speriamo che vi unirete a noi nella gratitudine per i molti anni in cui abbiamo vissuto e servito tra tutti voi e per le molte persone − il personale, i volontari e i benefattori − che hanno reso possibile il nostro stile di vita a Carlow e Rochestown».
Ma «la terra si ricorda dei monaci», dice un antico proverbio gaelico. «I nostri antenati sapevano che anche con i monaci in esilio e le chiese chiuse niente poteva cancellare lo spirito e il patrimonio di preghiera e di pace creato dalla vita di coloro che si dedicavano alla fede». «Quando ce ne andiamo, sappiamo di lasciare un luogo che sarà sempre parte della nostra e vostra storia e un luogo permeato dello spirito di san Francesco e Chiara».