Sul sito della Conferenza episcopale polacca è stata postata martedì 22 febbraio una lettera inviata dal presidente, mons. S. Gadecki, al collega tedesco mons. Bätzing. Tema della dura missiva il Cammino Sinodale della Chiesa tedesca: a cui quella polacca imputa sostanzialmente una dipartita dalla dottrina della Chiesa cattolica.
Dall’ordinazione di uomini sposati al riconoscimento delle coppie omosessuali nella Chiesa, dai ministeri delle donne al diritto del lavoro ecclesiastico, dall’attenzione al sociale a quella degli sviluppi delle scienze umane – secondo il presidente della Conferenza episcopale polacca, il cattolicesimo tedesco avrebbe imboccato la strada che si congeda dall’insegnamento del Vangelo.
Di qui l’urgenza drammatica di dover intervenire pubblicamente per invocare la responsabilità episcopale dei colleghi che stanno dall’altra parte dell’Oder. Alla loro Chiesa locale imputa la responsabilità di essere quella che inocula il seme malvagio dell’incredulità in tutto il continente europeo.
Da un lato, non c’è nulla di nuovo in questo tipo di recezione del Cammino Sinodale della Chiesa tedesca – basato più sulla preoccupazione delle “voci” che sull’effettività dei testi deliberati in attesa della loro stesura e votazione definitiva. E nel fare di tutta l’erba un fascio: dove disciplina ecclesiastica, dogma, magistero, Vangelo, vengono amalgamati in un tutto indistinto senza criteri di debita diversificazione della portata normativa dei piani in questione.
D’altro lato, rimane il fatto di un’intromissione ufficiale nella vita della Chiesa cattolica tedesca basata sulla coscienza di una migliore custodia della verità da parte della Chiesa consorella polacca. Un’irritazione forse meritata dal cattolicesimo tedesco, che tende a pensarsi spesso come il “migliore” possibile di quello disponibile in Europa (e, talvolta, nel mondo). Ma che lascia sorgere ben più di qualche dubbio di merito per la forma in cui è stata espressa dalla Chiesa polacca – che avrebbe digerito come un’indebita intrusione una qualsiasi missiva di questo tipo proveniente da Berlino.
Al di là del gusto dubbio di alcuni accostamenti, come quello sulle conoscenze odierne delle scienze umane sulla sessualità comparate alle teorie scientifiche sul razzismo e sull’eugenetica, rimane evidente il disagio davanti a un cattolicesimo che sta sfuggendo di mano alla Chiesa – proprio nella Polonia che si fa il suo tutore continentale davanti al cedimento della Chiesa tedesca alle potenze mondane. Non appena si valica il confine con l’est Europa, il problema diventa l’Occidente e le sue istituzioni – poco conta se esse sono religiose o politiche. La lettera di Gadecki a Bätzing vive di queste atmosfere, in cui si ritiene l’incompatibilità della declinazione occidentale del cattolicesimo con la cattolicità della Chiesa.
Il Sinodo vuol essere un coinvolgimento di tutto il mondo cattolico per tutto quello che riguarda la vita della Chiesa. E’ inevitabile che l’evento si propaghi anche sui mezzi di informazione. Tutto quello che stanno architettando i vescovi tedeschi è pubblico e pubblica è stata la posizione dei vescovi polacchi. O forse quello che hanno detto i vescovi polacchi disturba la digestione di Bergoglio?
Personalmente non troverei nulla di male se tra vescovi anche di diversi Paesi si parlasse con parresia e rispetto delle situazioni/problematiche delle rispettive Chiese. Tale scambio/confronto potrebbe anzi rivelarsi utile e aiutare a valutare meglio alcune situazioni. Ciò che magari può lasciare perplessi (come forse in questo caso) è il fatto che tali scambi vengano fatti sulla piazza pubblica digitale, luogo che per natura non consente la maturazione di confronti sereni e fecondi. Di polemiche mediatiche la Chiesa dovrebbe farne a meno, sopratutto in questo delicato momento storico
Sono pienamente d’accordo con lei: un confronto tra Chiese è importante perché consente di comprendere i diversi modi di essere cattolici e di lavorare insieme per la Chiesa universale. Importante è la disponibilità a comprendersi, prima di mettere mano al giudizio. Il modo scelto dalla Chiesa polacca, ossia di rendere pubblica la lettera quasi senza che il presidente della Conferenza episcopale tedesca l’avesse ancora letta, è problematico proprio rispetto a questa reciproca edificazione tra Chiese diverse.