Riprendiamo il terzo contributo (marzo 2022) della rubrica «Opzione Francesco», firmata dal teologo Armando Matteo per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica viene interamente pubblicata su Settimana News.
Una seconda coordinata dell’Opzione Francesco riguarda la necessità di entrare in consapevole contatto con l’effetto complessivo del cambio d’epoca che ci tocca vivere. Grazie a esso, infatti, siamo davanti ad uno scenario culturale del tutto inedito rispetto a quello che ha governato l’esistenza dei nostri antenati.
Nella città
Già in Evangelii gaudium, 73, parlando delle nuove città, papa Francesco invitava a ciò: «Nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso, ma riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù. Una cultura inedita palpita e si progetta nella città».
L’urbano contemporaneo diventa così il simbolo di quella «nuova genesi culturale» che è in atto e che sottrae ai credenti e ai loro pastori la regia sul senso della vita, proponendo visioni dell’esistenza differenti quando non addirittura opposte al Vangelo.
E di cos’è segno l’urbano contemporaneo? Esso è segno di un’immensa gamma di possibilità e di sviluppo a disposizione del cittadino occidentale comune, grazie all’accrescimento formidabile dell’apparato tecnologico e grazie alle conquiste della medicina e della farmaceutica; è segno di una quota di benessere medio mai raggiunta prima, grazie ad una circolazione del denaro davvero consistente e ai sistemi di welfare sempre più performanti; è segno di un compimento delle potenzialità cultuali e formative dei singoli mai sperimentato prima e, infine, di un collegamento tra i singoli e tra i singoli e il mondo circostante, grazie alla comunicazione digitale.
Una «nuova specie dell’umano»
Si fa spazio così davvero una cultura inedita che ribalta completamente gli elementi portanti che hanno strutturato la coscienza collettiva sino a pochi decenni fa. La nuova cultura che palpita nelle città dell’Occidente non riconosce più alcun primato alla trascendenza, alla verità, alla razionalità, all’unità, alle leggi naturali, alla tradizione, alla comunità, alla coerenza morale, a Dio, al senso del dovere, al valore del sacrificio e della sobrietà.
Oggi ben altri sono gli orizzonti di senso e di valore che governano le esistenze dei cittadini occidentali. Si tratta della singolarità, della corporeità, dell’alterità e della pluralità di prospettive, dell’emotività, della spontaneità, dell’immediatezza, della salute, della comodità, del benessere economico, dell’allergia per ogni forma di trauma e di inceppamento del circolo esuberante della propria esistenza.
Esagerando un po’, si potrebbe dire che siamo davanti ad «una nuova specie dell’umano» che vive della libertà del sentirsi libero e unico e che questa libertà e unicità difende ad ogni costo. Questa nuova configurazione non esclude ambivalenze e lati oscuri. I credenti, tuttavia, debbono entrare in contatto con essa, per evitare quello che per papa Francesco è un rischio ricorrente al presente: dare risposte a domande che nessuno pone più. La cultura nuova pone, infatti, domande nuove.
- Apparso su Vita Pastorale 3/22 (www.vitapastorale.it).
L’articoletto, dal mio punto di vista, è interessante ma parziale. Sulla parzialità, ovvero è una lettura occidentalizzante, anche lo stesso autore, expressis verbis, può convenire. Concordo su una nuova specie di umano, ma è pur vero che un certo umanesimo, se così di può dire, rimane e su questo ho scritto nel mio blog.