La giustificazione teologica della guerra russa all’Ucraina da parte dei vertici della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Cirillo e il metropolita Hilarion, è cortigiana, anestetica e arbitraria (A. Grillo, qui).
Ma essa sembra in contraddizione con la dottrina che gli stessi hanno elaborato sul versante sociale una dozzina d’anni fa e con l’orientamento delle altre Chiese ortodosse. Ne I fondamenti del pensiero sociale della Chiesa ortodossa russa al capitolo terzo (n.8) si enumerano le aree di collaborazione e di dissenso dallo stato. Al primo posto dell’elenco della attività di collaborazione si fa riferimento al «mantenimento della pace a livello internazionale, interetnico e civile, promuovendo la comprensione reciproca e la cooperazione fra le persone, i popoli e gli stati».
Seguono una quindicina di altre attività (formative, di carità, valorizzazione del patrimonio artistico ecc.). Le materie in cui le strutture ecclesiali devono essere estranee e non collaborative con lo stato sono: «a) le lotte politiche, le campagne elettorali, il sostegno a singoli partiti politici, a leader pubblici e politici; b) la conduzione di una guerra civile o l’avvio di una guerra di aggressione a stati stranieri». Infine (c): la partecipazione ai servizi segreti.
Nello stesso testo al capitolo otto (n. 2) si dice che la guerra è sempre un male, ma che la Chiesa non vieta ai «suoi figli di partecipare alle ostilità quando si tratta di proteggere il prossimo e di ripristinare la giustizia violata. Allora la guerra, seppur censurabile, diventa un atto dovuto». Non è tutto.
Sempre al capitolo otto (n. 5) in ordine al mantenimento della pace sia in sede nazionale come internazionale la Chiesa «rivolge la sua parola a coloro che sono al potere e ad altri settori influenti della società e si impegna anche ad organizzare negoziati fra le parti in guerra per aiutare coloro che soffrono. La Chiesa si oppone anche alla propaganda bellica e violenta, nonché alle varie manifestazioni di odio che possono provocare scontri fratricidi».
Anche la «sinfonia» ha dei limiti
Difficile trovare traccia di tutto questo nei gesti e nelle parole dei vertici ortodossi in Russia in questo frangente, pur tenendo conto della diversa concezione del rapporto Chiesa – stato che va sotto il nome di «sinfonia».
Essa viene così definita al capitolo terzo (n. 4): «La sua sostanza è la cooperazione reciproca, il sostegno reciproco e la responsabilità reciproca, senza intrusione di una parte nella sfera di competenza esclusiva dell’altra… Lo stato, nei rapporti sinfonici con la Chiesa, cerca da essa il sostegno spirituale, chiede per sé preghiere e benedizioni per le attività volte al raggiungimento degli obiettivi che servono al benessere dei cittadini, e la Chiesa riceve assistenza dallo stato nel creare condizioni favorevoli alla predicazione e per il nutrimento spirituale dei suoi figli, che sono anche cittadini dello stato».
Una sinfonia che ha due precisi confini: quando lo stato dovesse chiedere l’apostasia e imporre l’idolatria o quando si obbligasse la Chiesa alla rinuncia della verità morale. «Se le autorità costringono i credenti ortodossi ad apostatare da Cristo e dalla sua Chiesa, così come la costrizione ad atti peccaminosi che danneggiano l’anima, la Chiesa deve rifiutare l’obbedienza allo stato» (capitolo terzo, n. 5). La Chiesa è legata alla verità di Cristo: «non può tacere o smettere di predicare la verità, al di là di qualsiasi insegnamento prescritto o diffuso dalle autorità statali».
Gli altri ortodossi non concordano
Accenti molto diversi si registrano nel documento Verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa, frutto della discussione del concilio di Creta del 2016 (cf. SettimanaNews, qui).
Lì non solo si difende la democrazia liberale come lo strumento finora più adatto alla libertà dei singoli, al rispetto dei diritti umani e alla libertà di fede, ma della «sinfonia» si dice: «Anche oggi il principio della sinfonia può continuare a guidare la Chiesa nei suoi sforzi di collaborare con i governi, per il bene comune e la lotta contro l’ingiustizia. Non può tuttavia essere invocata, come giustificazione per imporre l’Ortodossia religiosa sulla società in generale o per promuove la Chiesa come forza politica» (capitolo secondo, n. 14).
Quanto alla giustificazione morale della guerra si annota che nella tradizione ortodossa non si è mai elaborato una teoria della guerra giusta. «Essa (la Chiesa) ha semplicemente riconosciuto l’ineluttabile tragica realtà, che il peccato a volte richiede una scelta straziante tra il permettere alla violenza di continuare, o di impiegare la forza per porre fine a quella violenza, anche se non smette mai di pregare per la pace e anche se sa che l’uso della forza coercitiva è sempre una risposta moralmente imperfetta in qualsiasi situazione» (capitolo quinto, n. 46).
Orientamento sessuale e immagine di Dio
Cirillo dopo aver definito «forze del male» quelle che si oppongo all’invasione russa in Ucraina (omelia del 27 febbraio), ha ritenuto di indicare nella legittimazione delle convivenze omosessuali il fallimento della civiltà (omelia del 6 marzo) che l’Occidente voleva imporre al Donbass e all’Ucraina.
Questo «indica che siamo entrati in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico» perché si propone come bene ciò che è male.
Ecco come ne parla il documento uscito dal concilio di Creta: «Molti dibattiti politici e sociali nel mondo moderno si rivolgono alle esigenze e ai bisogni distinti delle identità eterosessuale, omosessuale, bisessuale o di altro genere. È vero, come semplice fatto fisiologico e psicologico, che la natura del desiderio sessuale individuale non è semplicemente una conseguenza della scelta privata in merito a tali questioni: molte delle inclinazioni e dei desideri della carne e del cuore vengono in gran parta al mondo con noi e sono nutriti e contrastati – accettati o ostacolati – in noi, fin dalla tenera età. Occorre inoltre sottolineare il diritto fondamentale di qualsiasi persona – che nessun stato o autorità civile può permettersi di violare – di essere libero da persecuzioni o svantaggi legati al proprio orientamento sessuale. La Chiesa comprende che l’identità umana non risiede principalmente nella propria sessualità o in qualsiasi altra qualità privata, ma piuttosto nell’immagine e somiglianza di Dio presente in tutti noi. Tutti i cristiani sono chiamati a cercare sempre l’immagine e la somiglianza di Dio l’uno nell’altro e a resistere a tutte le forme di discriminazione nei confronti del prossimo, indipendentemente dall’orientamento sessuale» (capitolo terzo, n. 19).
Nessuno è in grado di prevedere se e quando l’aggressione all’Ucraina si fermerà. Di certo Vladimir Putin ci ha giocato il suo potere e il suo futuro. Parimenti lo hanno fatto Cirillo e Hilarion.
Carissimo fratello Cirillo, non te ne accorgi?
Non denunciando la violenza, non cercando la pace, mentre davanti agli occhi passano scene di fuga, di distribuzione e di morte del popolo Ucraino, assomigli molto al sommo sacerdote che condannò Gesù e meno a un apostolo di Cristo che è pronto ad assomigliare a Lui pronto a dare la vita persino per i nemici. Povero fratello mio! Sei a fianco del tuo amico Putin in complicità? Diciamolo chiaramente, come persone possiamo anche fare scelte umane o scelte subumane. La guerra, la violenza, la distruzione è da subumani. Come umani possiamo sbagliare e correggerci. Come subumani possiamo addirittura negare la guerra e chiamarla operazione di pace. Povero fratello, la morte, l’inferno, il nulla è sul tuo volto e sul volto del tuo amico Putin. Se in un sussulto diventeresti umani e cristiani cosa succederebbe al mondo? Non ricordi il viso trasfigurato del Signore Gesù? Quello è il volto dell’Uomo gradito al Padre. Il nostro Signore ha sconfitto l’inimicizia e la violenza, Non coprirti gli
occhi, fratello, misurati su Gesù Cristo, Unità di Misura di umanità piena. Con amicizia.
La sinfonia tra Chiesa ortodossa e stato viene da lontano. Precisamente dal cesaropapismo tipicamente orientale. A questa visione si è sempre opposta quella della chiesa Latina, legata al principio della libertas ecclesiae. Ma la libertas ecclesiae ha avuto il costo storico di fare della Chiesa Latina una Chiesa di potere. Con grande scandalo di ogni cattolico progressista.
Attenzione a tirare la storia (e la cronaca) per la giacchetta “pro domo sua”.
Se quella latina è una chiesa di potere quella ortodossa è asservita al potere. Dove c’è libertà di può cambiare, dove c’è servilismo molto meno.
Ma tutti i nostalgici tradizionalisti che spesso riempiono di complimenti la chiesa ortodossa scrivendo su questo sito, dove sono adesso?
Dissolti come la nebbia al sole.
Una bella lezione in fondo, da tenere a mente.
La violenza verbale prima o poi diventa fisica.
Io ho sempre stimato la Chiesa Ortodossa per la sua tradizione liturgica e spirituale. Non ho mai negato che l’etnofiletismo e la formazione di chiese nazionali fossero un problema, e che il concetto di “sinfonia tra Stato e Chiesa” fosse perlomeno ambiguo se non dannoso.