Tra la povera gente

di:

clochard

Faccio un po’ fatica a scrivere di me, ma l’amicizia e la gratitudine mi «sostengono» nel dire di sì all’invito di Sandro e «buttar giù» (come si dice) qualcosa di questa mia scelta di vita in modo semplice e spero costruttivo.

Che cosa faccio

Potrei rispondere a questa domanda semplicemente dicendo che vivo la vita di cittadino/pensionato nel modo più responsabile possibile, come discepolo di Gesù di Nazareth. So però che non è su questo che Sandro mi ha chiesto qualche riga, anche se «questa è la mia vita». Allora provo a dire qualcosa di più.

Dopo tanto tempo di riflessione e confronti su questa «attrazione fatale» per i poveri che mi accompagna fin dall’infanzia, all’alba dei 70 anni ho deciso di farne un po’ il cuore della mia vita. Ho quindi chiesto al Vescovo di non avere più impegni pastorali «istituzionali» per potermi dedicare alle persone povere, in particolare a quelle che sono per strada e che frequentano mense e dormitori.

Naturalmente per coerenza sono uscito dal sistema di sostentamento e del clero e vivo della mia pensione e dell’aiuto che tanti amici non mi lasciano mancare.

Vivo in un appartamento messomi a disposizione da un amico (affitto basso, quasi «simbolico»: 203 euro mensili con contratto regolare) e la mia giornata è fatta di preghiera, letture, incontri con i poveri per strada o nei luoghi dei loro ritrovi, collaborazione come semplice volontario con alcune realtà che lavorano a favore di chi è ai margini della società: in particolare con l’Opera San Francesco (servizio mensa e ascolto) con le Suore di madre Teresa (servizio mensa) con la comunità di S. Egidio (incontro con i senza fissa dimora e visita nelle case) con i fratelli di S. Francesco (al dormitorio di S. Zenone ).

Accanto a questi piccoli servizi a loro sostegno ci sono poi momenti formativi a cui partecipo: ne ho «bigiati» molti in questo anno passato perché erano on-line e io sono «tagliato fuori», ma ora sono presente come un bravo alunno) e altre «sorprese» di vecchi amici da aiutare che non mancano mai (dal carcere, dai CPS, dalle comunità varie).

Come vivo questa scelta

Qualcosa è già emerso nelle righe precedenti. Innanzitutto vivo questa scelta senza nessuna enfasi né protagonismo: ci sono già tante presenze a Milano che «lavorano» con e a favore dei poveri, non c’è proprio bisogno di «inventarne» altre. Collaboro quindi con alcune di loro, come uno qualunque, con le mie capacità e i miei limiti.

Al cuore di queste collaborazioni ci sono le persone e la relazione con loro: volti, storie, tempo dedicato in una prospettiva amicale, di restituzione ai poveri di dignità e rispetto (il tema del «nome» che solo Dio conosce…).

Questo significa che non «invento o creo» nessuna opera particolare, ma mi faccio un po’ compagno di strada (non solo metaforicamente) del loro tentativo di fuoriuscire dalla loro situazione o almeno alleviarla nel ginepraio di strutture, servizi, opportunità che la «società» mette loro a disposizione.

In questo naturalmente sono aiutato dal giro di amici che ho e da tutti i miei «precedenti» (penali o meno) di impegno in questo mondo.

Centrale è il legame che cerco di instaurare, molto libero e sciolto; quindi me ne vado in giro a trovarli là dove sono, se riusciamo facciamo quattro chiacchiere, beviamo o mangiamo qualcosa insieme, vediamo di «affrontare» qualche problema e di trovare una strada per risolverlo.

Panchine, bar, stazioni, mense, angoli di parchi, sagrati di chiese sono i nostri punti di incontro… e poi qualche abitazione. L’intuizione spirituale che mi guida è quella della visita, dell’incontro, della ricerca di umanità…

In questa prospettiva la dimensione del servizio «concreto» nei loro confronti che vivo in particolare alle mense è molto significativo.

Perché questa scelta

Nella sua concretezza attuale posso dire che è l’esito di un cammino interiore piuttosto lungo… e chissà se è finito qui…

Fin da piccolo, credo per contagio familiare, ho vissuto con semplicità e naturalezza due riferimenti forti per la mia vita: Gesù e i poveri (non mi dilungo su «racconti» al riguardo, che però mi sono ben presenti). Proprio a partire da questi due riferimenti sono finito in seminario e sono diventato prete «riscoprendo» un altro riferimento vitale: la Chiesa come mistero e segno storico della cura del Dio di Gesù per l’umanità, a partire dai poveri.

Senza dilungarmi a descrivere le tappe di questo mio cammino di vita dico solo che non mi ha mai abbandonato una certa «inquietudine spirituale», un’esigenza che sentivo e sento di maggiore radicalità nel seguire Gesù e nello stare con i poveri.

Non solo non mi ha mai abbandonato, ma si è fatta più forte con il passare degli anni, aiutata e anche spero «purificata» nelle motivazioni dall’incontro e dal confronto con tanti amici (non posso non ricordare alcuni poveri, i fratelli del Prado, il cardinal Martini).

Da qui la richiesta di poter vivere più semplicemente il vangelo e annunciarlo ai poveri con libertà, in modo fraterno, con una condivisione maggiore delle loro condizioni di vita: seguire Gesù nel suo farsi vicino alla gente dove vive e come vive, cercando di restituire dignità e amicizia a chi incontro sul mio cammino.

È una scelta di coscienza e di fedeltà personale alla mia vocazione, senza nessun giudizio su niente e su nessuno… E credo abbia ancora strada da fare per presentarmi con verità all’incontro con il mio unico Signore e Maestro semplicemente come Marcellino (pane e vino).

Che cosa sto scoprendo

Vorrei concludere questa mia riflessione comunicando anche alcune “scoperte” che sto facendo in questa nuova vita, scoperte semplici, legate al quotidiano, non «analisi di sistema sociale».

Per queste ultime, importanti, ci sono tanti buoni e profondi contributi di persone e realtà che da tempo lavorano con i poveri: bisognerebbe farle conoscere di più per superare tanti stereotipi mass-mediatici e poter favorire, con una sensibilità più «attrezzata», scelte sociali e politiche conseguenti.

Le mie scoperte sono legate più al «lavoro minuto» e partono o ripartono dalle persone/situazioni concrete incontrate. La prima scoperta è quella della centralità delle relazioni e della loro «insufficienza» a cambiare situazioni sociali. È il grande tema della «fraternità in situazione», che esige un profondo lavoro interiore sulla gratuità/gratitudine di ogni rapporto e in ogni rapporto.

Cerco di partire da qui con l’umiltà di un avvicinamento graduale, non invadente, consapevole di essere responsabile nei loro confronti non primariamente di qualcosa da fare, ma di qualcuno da essere, qui e ora con verità e amore.

In questa direzione un’altra scoperta è quella del valore dell’amicizia, che dona fiducia e apre prospettive di futuro. Penso sia il luogo umano/spirituale dove Dio fa nascere il mondo di domani: Gesù lo ha detto ai suoi poco prima di essere ucciso: «amici» perché ha comunicato loro il segreto della vita, ricevuto in dono dal Padre.

Non posso fare a meno di non ripensare ad una espressione di un mio grande amico «barbone», Nasser. «Come è bella la vita quando stiamo insieme». «Il paradiso è avere amici».

Un’ultima scoperta che voglio ricordare, che è per me forse quella più faticosa, è accettare serenamente il proprio limite, i propri limiti, vivendo in profondità la dimensione di gratuità totale delle mie azioni, relativizzando ogni desiderio progettuale sul senso e il fine del mio agire, riscoprendo l’umano che mi accomuna a questi fratelli che vorrei amare.

Preghiera e presenza amorosa accanto a tutti, obbedire a Dio, essere responsabile, servire.

«Uomo ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te; praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).

P.S. Naturalmente, visto che la mia testa non si ferma mai, ho tante riflessioni/sogni che accompagnano il mio camminare, incontrare, agire… Più roba di carattere sociale/culturale… Da «dibattito / confronto»… Robe d’altri tempi…

  • Pubblicato sul sito «Demos Milano», 7 marzo 2022. Don Marcellino Brivio è prete della diocesi di Milano, già cappellano del carcere di Opera.
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2 Commenti

  1. Margherita 20 giugno 2024
  2. Paolo 26 novembre 2023

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