Quando e dove finiranno le introduzioni ai Vangeli? A parte quelle scientifiche, intendo qui solo quelle divulgative, pur serie. Ce n’è una discreta produzione. Eccone tre tra le ultime: R. Aguirre, C. Bernabè, C. Gil. Cosa sappiamo di Gesù di Nazaret? Il punto sulla ricerca attuale, ed. S. Paolo 2010, pp. 270, € 19,00; P Mascilongo, A. Landi, Tutto ciò che Gesù fece e insegnò. Introduzione ai Vangeli sinottici e agli Atti degli Apostoli, Ldc 2020, pp. 408, € 24,00. Sono molto simili tra loro, ma quella più completa mi pare quella del card. Ravasi, il ben noto biblista e fortunato divulgatore in tanti ambienti e livelli. Sulla sua introduzione quindi mi concentro.
Oltre che ricco – come di solito negli scritti di Ravasi, di citazioni e di testi anche di scrittori credenti o meno antichi e moderni, in particolare qui di musicisti alle prese con i Vangeli (come Bach e molti altri), e di numerosi testi dei Vangeli apocrifi –, il volume si dedica a introdurre molti lettori ai 4 Vangeli, sulla scia dei numerosi studiosi degli ultimi secoli, protestanti e cattolici.
Ravasi condivide l’idea ormai diffusa che i Vangeli intrecciano in modo stretto storia e fede di evangelisti e Chiese primitive apostoliche, e ciò suscita ormai da tempo il problema intrigante e difficile del loro rapporto preciso con il Gesù della storia: con la sua biografia. Tanto difficile che – come è noto – nessun studioso tenta ormai da decenni di pubblicare una vita di Gesù. Molti invece i commenti ai singoli Vangeli e alle loro caratteristiche specifiche.
A meno che ci si accontenti di ricostruire il meglio possibile una biografia di Cristo pur seria ma anche ridotta all’essenziale. È quanto tentano sia Ravasi, sia gli altri autori citati sopra e altri ancora. A tutto ciò tendono anche le pagine dedicate alle loro pur parziali bibliografie.
Per avviare i lettori al problema della storicità del Gesù dei Vangeli sono stati individuati alcuni criteri, che Ravasi espone con chiarezza; il più importante sembra quello della discontinuità: ciò che non è spiegabile con la vicinanza a idee, ambienti, linguaggio, interessi dell’ambiente giudaico e pagano del I sec., e nemmeno con la vita delle Chiese primitive, si può ritenere risalente a Gesù.
Qui ripeto quanto varie volte ho già manifestato in miei numerosi scritti (ignorati anche in questi volumi): l’elemento più discontinuo è il fatto della morte di Gesù su una croce (o per impalazione): nelle culture di allora – e non solo di allora – un Cristo signore divino morto in tal modo era impensabile: era un orrore, un segno di fallimento e di disgrazia; lo stesso vale per la fede in lui come risorto da morte e asceso al cielo nel mondo degli dèi (s. Paolo al riguardo è chiarissimo).
Perché allora lasciarlo solo nell’implicito? È quel discontinuo che sta alla base della storicità essenziale dei Vangeli e non solo. Forse si vuol evitare di mettere Cristo troppo discontinuo rispetto alla storia delle religioni e delle civiltà?
Ravasi completa il suo lavoro dapprima conducendo il lettore a una lettura globale di ognuno dei 4 Vangeli e delle loro specifiche caratteristiche e poi con alcune schede su temi sintetici presenti in essi. Molto ben curata quella sui miracoli del Signore e sul demonio. Come pure quella che guida nei meandri della Passione del Signore. Sorprende, invece, quella sul Risorto: è costruita solo con citazioni da Vangeli apocrifi, visti anch’essi come testimonianze interessanti.
Nello stesso tempo, si coglie una preoccupazione dell’autore: reagire all’enorme fortuna di cui godono gli apocrifi presso le nostre Chiese, comprese talvolta le liturgie ufficiali. Non si può dar torto all’illustre autore, che mi fu anche collega nei seminari milanesi. Si rischia di oscurare la sobria bellezza dei nostri Vangeli canonici.
- GIANFRANCO RAVASI, Biografia di Gesù secondo i Vangeli, ed. Cortina 2021, pp. 252, € 19,00.