Il libro della consolazione: così mi sembrerebbe di riassumere il sentimento provocato dalla lettura del volume curato da Marinella Perroni e Brunetto Salvarani.
Esso, infatti, dedica una dozzina di pagine al pensiero variegato di ciascuno/a di ventisei teologi e teologhe, considerati “giganti”, nel loro àmbito. Così dimostrando la vivacità e l’acutezza di protagonisti che, da diversi punti di vista, aprono l’orizzonte e immaginino la possibilità che la teo-logia solleciti le Chiese – dalla base ai vertici – ad un radicale rinnovamento per inverare, per l’oggi e per il domani, l’Evangelo.
Non è possibile, in questa sede, addentrarci in ciascuna “biografia”: ognuna è intrigante, e spazia su campi spesso sconosciuti o ardui da decifrare. Però riteniamo necessario farne l’elenco, con i rispettivi “biografi”, per valutare l’insieme.
1) Giuseppe Alberigo, italiano, storico della Chiesa, ideatore de La storia del Concilio Vaticano II – di Alberto Melloni.
2) Rubem Alves, brasiliano, cantore del Dio della bellezza – di Marco dal Corso.
3) Tassa Balasurya, cingalese, profeta del dialogo tra Cristianesimo e religioni asiatiche – di Gaetano Sabetta.
4) Kari Elisabeth Bǿrresen norvegese, studiosa della “matristica” (l’analogo femminile della finora soverchiante “patristica”) – di Selene Zorzi.
5) Olivier Clément, francese, illuminato cultore dell’Ortodossia – di Natalino Valentini.
6) James Cone, statunitense, voce della teologia nera della liberazione – di Paolo Naso.
7) Mary Daly, statunitense, lottatrice contro il “ginocidio” – di Letizia Tomassone.
8) Paolo De Benedetti, italiano, ricercatore della Bibbia tra ironia e marranismo – di Massimo Giuliani.
9) James Dunn, inglese, l’originale esegeta di Paolo – di Rosanna Virgili.
10) Jacques Dupuy, belga, docente in India e a Roma – apripista, inviso al Vaticano, del pluralismo religioso – di Sergio Tanzarella.
11) Jean-Marc Ela, camerunese, sostenitore di una teologia che parta dalla gente africana – di Giulio Albanese.
12) Claude Geffré, francese, sostenitore di una reinterpretazione creativa della fede – di Claudio Monge.
13) Rosemary Goldie, australiana, “uditrice” al Concilio vaticano, antesignana dell’apostolato dei laici – di Cettina Militello.
14) Catharina Halkes, olandese, propugnatrice di una riforma della Chiesa legata alla Parola – di Clara Aiosa.
15) Martin Hengel, tedesco, esperto dei rapporti tra Giudaismo e prima Chiesa, di Eric Noffke.
16) Hans Küng, tedesco, in prima fila per la battaglia della libertà nella Chiesa – di Vito Mancuso.
17) Ghislain Lafont, francese, parte dalla tradizione per immaginare il futuro – di Stella Morra.
18) Johann Baptist Metz, tedesco, sulla responsabilità di incarnare la speranza – di Vito Impellizzeri.
19) Raimon Panikkar, catalano-indiano, indagatore della “vita nella Vita” – di Roberto Mancini.
20) Paolo Prodi, italiano, nelle pieghe della genesi della modernità – di Marcello Neri.
21) Paul Ricoeur, francese, il simbolo come criterio di rilancio di una teologia cristiana – di Andrea Grillo.
22) Juan Carlos Scannone, argentino, il “popolo” quale punto di partenza di un nuovo mondo e una Chiesa rinnovata – di Fabrizio Mandreoli.
23) Edward Schillebeecks, olandese, i rapporti tra Chiesa, tradizione e ministeri, di Serena Noceti.
24) Dorothée Sölle, tedesca, per un Cristianesimo disincantato dopo Auschwitz – di Fabrizio Bosin.
25) Adriana Zarri, italiana, l’eremita laica e lo Shabbah di tutti – di Stefano Sodaro.
26) Erich Zenger, tedesco, come leggere la Bibbia e cosa farne in teologia – di Antonio Autiero.
Il semplice elenco degli autori, con un cenno al cuore del loro discorso e poi la lista dei recensori, fa capire la complessità dell’opera, che non è riassumibile in poche parole, tale e tanta è la varietà e ricchezza degli approcci e dei temi.
Vediamo allora come chi ha curato il volume presenta l’opera. «A fronte di 26 presenti – scrive Marinella Perroni, nella prima parte dell’introduzione – molti di più sono gli assenti; la lista dei teologi del Novecento che, dal Concilio Vaticano II ad oggi, hanno tessuto la trama del pensiero teologico è molto più lunga di quella che fa da indice a questo libro. Inevitabilmente abbiamo dovuto cercare dei criteri per stare nei limiti previsti.
Per questo abbiamo deciso di occuparci solo di quei teologi che sono morti nelle prime due decadi di questo secolo e, all’interno di questa lista purtroppo molto lunga, solo di alcuni. Una parte soltanto, è vero, ma una parte per il tutto. Interessati, infatti, più al metodo che all’esaustività, non volevamo compilare una sorta di enciclopedia, ma soltanto avviare un cammino che, speriamo, potrà essere poi percorso anche da altri dentro e fuori le Facoltà teologiche, senza altresì escludere il grande pubblico».
Poi Brunetto Salvarani, nella seconda parte dell’introduzione, mette in risalto un fatto, pur noto, ma dal quale spesso non si traggono le conseguenze: «Come ha posto in luce Philip Jenkins, nel suo classico La Terza Chiesa [2004], stiamo oggi attraversando un momento di trasformazione profonda nella storia delle religioni, un mutamento silenzioso che il cristianesimo ha già conosciuto nel secolo scorso, con il suo centro di gravità spostatosi impetuosamente verso il Sud: Africa, America latina, Asia… Nei prossimi decenni il cristianesimo dovrebbe godere di un autentico boom mondiale, anche se la grande maggioranza dei credenti non sarà bianca, né europea, né euroamericana».
E Cristina Simonelli, nella postfazione: «Un libro come questo è, nel suo complesso, una rassegna della ricerca teologica del XX secolo, con il vantaggio netto rispetto a molti repertori del genere di raccogliere una memoria effettivamente critica, inclusiva, promettente». Cioè – traduciamo noi – la possibilità di intuire i molti fili che intrecciano la teologia oggi, e aiutano ad immaginare il tappeto che essi formeranno domani, tramandando un’arte antica che uomini e donne hanno audacemente ripensato per stimolare la fede cristiana a rifiorire.
- Marinella Perroni-Brunetto Salvarani (a cura), Guardare alla teologia del futuro. Dalle spalle dei nostri giganti (Claudiana 2022, 304 pagine – 24 euro).
Pubblicato sulla rivista Confronti.
Non me ne vogliano gli autori dei vari saggi, ma non mi pare che alcuni degli studiosi ritratti si possano definire teologi in senso stretto. Un Alberigo più che teologo è un grande storico. Un Paul Ricoeur è un filosofo più che teologo. Pertanto faccio fatica a comprendere il titolo dell’opera “Guardare alla teologia del futuro”. Andando nello specifico mi pare che ciascun autore si sia occupato di un “teologo” che più gradisce/ha gradito (soggettività a discapito dell’oggettività), cosa del tutto legittima da una parte, ma dall’altra poco si accorda con il titolo del volume. Dispiace vedere e sentire che nessuno più si occupa dei teologi che hanno fatto il Concilio Vaticano II.