Un caro amico, padre Marcello, mi ha chiesto di scrivere alcune righe di saluto al nostro comune maestro, collega e amico, il prof. Andrea Canevaro, che ci ha lasciato in questi giorni. Mi sono sentito molto onorato della commessa, per la grande umanità della persona. Ma mi sono anche sentito molto turbato, pensando di non riuscire a trovare forse l’intonazione giusta delle parole.
Mi sono concentrato sul vissuto trascorso da quando sono arrivato a Bologna, giusto nel periodo del Nono Centenario dell’UNIBO. Ci siamo conosciuti e, grazie al suo impegno deciso, (con me come con tanti altri appena arrivati da lui, professionisti o studenti) è incominciato il mio percorso. Mi voglio concentrare sulla persona, non solo sul suo lavoro.
E così, ho ricordato le lunghe ore che ho passato con Andrea mentre lui era preside della Facoltà e professore di Pedagogia Speciale. Il compito, che all’inizio mi sembrava così difficile, ha cominciato a diventare trasparente.
Andrea Canevaro era un uomo come quello descritto da Primo Levi nel suo libro Se questo è un uomo: giusto, semplice, umano, disponibile, flessibile e un po’ meno affettuoso (per quanto riguarda l’espressione dei sentimenti).
Non è mai stato interessato al potere, ma quando ha dovuto gestirlo, l’ha fatto magistralmente. La sua caratteristica principale era di capofila nella formazione di gruppi di lavoro con progetti autonomi, progetti nazionali e internazionali, progetti di cooperazione internazionale che ha costantemente stimolato.
Gli piaceva delegare ed era un forte sostenitore delle sue squadre. Perché per lui l’essenza di ogni cosa sono sempre state le persone. Si è preoccupato e si è sforzato di inventare molte occasioni di incontri sociali in cui si generassero forti legami di amicizia e di impegno per un progetto comune.
Nel nostro caso, non era raro cominciare a lavorare bene dall’alba per mettere a punto qualche progetto di riforma che dovevamo presentare alle allora scettiche autorità universitarie o ministeriali.
Si è sempre preoccupato anche per il benessere delle persone che lavoravano intorno a lui, soprattutto i più vulnerabili. Ha saputo raggiungere tutti, accompagnandoli nei momenti difficili, supportandoli quando necessario senza sostituirsi a loro. Sono sicuro che ora emergeranno innumerevoli storie da persone che hanno ricevuto i suoi consigli amorevoli e il suo aiuto in modalità anonima.
Tempo fa scrissi una poesia per lui, e gliela inviai, temevo che non gli piacesse il fatto di aver scritto qualcosa per lui, invece mi ringraziò e mi autorizzò a pubblicarla sul mio libro:
Passeggero della vita
Cammina per la vita senza biglietto
Apprezza ogni causa prematura
Ignorando ragione nessuna
Indossa capricci di elfo per pedaggio
Ha dubitato di arrivare,
ad affliggersi imparò fin dalla culla
Lotta permanente per aiutare la storia
E come acquisto… lascia andare il bagaglio
Buon tempo ha vissuto … grande corsa
Quando sarà arrivato al traguardo indicato
Senza vedere finita la causa che ha guidato
Le sue opere faranno vedere un forte coraggio
La sua dottrina ben raggiunta
Lungo il cammino… breve il viaggio !!
C’è un aspetto che per me è più evidente quando lo ricordo (ed è condiviso, credo, da tutti i suoi amici): aveva uno squisito senso dell’umorismo. Le riunioni di lavoro erano spesso interrotte da battute e risate. Si lavorava, a volte, sotto grande tensione, ma in un’atmosfera molto serena.
Ultimamente non ci siamo visti di persona, anche perché si era ritirato, ma abbiamo mantenuto comunque una comunicazione fluida via e-mail. Mi salutava iniziando sempre con una citazione, con una poesia oppure ripetendo una delle mie barzellette che sempre gli sono piaciute.
Quando un mese fa gli scrissi dicendo che rientravo definitivamente in Argentina, mi rispose senza una parole, solo allegando questo…
Ora, voglio solo dire a nome di tutti noi che lo abbiamo conosciuto: Grazie Andrea, per il tuo sapere, per la tua amicizia, per la tua compagnia, per la tua capacità di metterti in relazione di aiuto, per averci aiutato a essere persone migliori; per la tua fede, per averci lasciato un ricordo così pulito, per la tua trasparenza, per la tua risata facile e intelligente; per i tuoi libri, per le tue lezioni, per le tue ore di ricevimento, per i tuoi gruppi di studio e di lavoro; per aver creduto nella Pedagogia Speciale e nella speranza di fare diventare l’utopia dell’inclusione una realtà, trasformandola in disciplina umana.
Hai sempre onorato la vita, sapevi darti ed essere leale; il tuo inchiostro aveva sempre il colore della verità. Sempre sei stato Andrea.
Ora, come dicevi tu, lo spettacolo deve continuare.
Raffaele Iosa ricorda Andrea Canevaro, il padre della scuola inclusiva.
Grazie di avermi avvertito di Andrea. Non ci sentivamo, ma sapere che non c’è più lascia un forte senso di vuoto.
Un abbraccio, Riccardo
Bellissima immagine dell’Andrea che abbiamo conosciuto ed amato. Grazie José. Alessandra