In quali forme è vissuto “il voler bene” nel contesto contemporaneo? E quali provocazioni lancia per l’agire ecclesiale? La categoria “mondo degli affetti” è ampia e tiene insieme le relazioni affettive, i legami familiari, i rapporti significativi così come sono vissuti oggi.
Si tratta delle modalità di relazione in cui un uomo o una donna possono dire di “voler bene” a qualcuno.
«L’espressione mette in luce, in particolare, l’aspetto soggettivo, ossia il modo in cui la persona li vive, con la portata di coinvolgimento personale e di appello alla responsabilità: ci si muove e si agisce solo perché mossi da un affetto, da un’emozione, da qualcosa, anzi, da qualcuno che ci attira, e perché si intuisce che stare insieme a questo ci appare promettente» afferma don Francesco Pesce, docente di Teologia pastorale all’Istituto superiore di Scienze religiose “Giovanni Paolo I” di Treviso, che coordinerà, assieme ad Assunta Steccanella, docente di Teologia pastorale nella sede di Padova della Facoltà teologica del Triveneto, il seminario-laboratorio “Chiesa e mondo degli affetti. Giovani, amore e legami” proposto nel ciclo di licenza della stessa Facoltà per l’anno accademico 2022/2023.
Questo tema-guida dell’anno, che verrà trattato estesamente nel seminario-laboratorio, sarà avvicinato in corsi tematici con approcci specifici: il celibato presbiterale, la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, carità e fraternità per guarire tessuti personali e sociali.
- Don Francesco, qual è il punto di partenza per approcciare il tema?
Prima di tutto viene l’ascolto dei racconti di esperienze che mettano in luce il rapporto con la Chiesa rispetto alla propria situazione di vita e alle modalità di voler bene.
Se ci si lascia guidare dagli interrogativi che emergono, possono essere considerati gli apporti storici, biblici, filosofici, antropologici e il contributo del magistero. Si possono così raccogliere elementi utili per l’annuncio evangelico nel contesto attuale a proposito degli affetti.
- Nel contesto culturale odierno come sono considerati gli affetti?
Papa Francesco ha utilizzato in proposito l’espressione «egolatria, un vero e proprio culto dell’io», che, pertanto, spinge a considerare le relazioni interpersonali alla stregua di un mero gusto personale.
Alcuni sociologi, ad esempio, parlano a questo riguardo di “autoaffezione” e di “relazioni pure”, volendo mettere in luce l’assolutezza rispetto a legami e responsabilità personali.
È indubbio che la focalizzazione sull’individuo renda difficile vedere e riconoscere le relazioni come «un fatto emergente» (secondo l’espressione di P. Donati). Non si tratta di un giudizio, ma della messa a fuoco del punto di partenza in cui si trovano gli uomini e le donne di oggi.
La sfida dell’azione pastorale è di far crescere legami e il gusto dei legami in un mondo di individui.
- Nell’azione pastorale come si è mossa la Chiesa nella storia?
È indubbio che giungiamo da una recente accentuazione dell’attenzione pastorale alla vita matrimoniale dei cristiani, in particolare sui temi della cosiddetta “morale sessuale”. Lungo la storia, ci sono state diverse attenzioni, nel continuo tentativo di recuperare l’esperienza originaria.
- E, oggi, la modalità in cui sono vissuti gli affetti come provoca l’agire ecclesiale?
Per dare una risposta occorre mettere a tema, in particolare, quali domande emergono dal modo in cui oggi si vivono e si guardano gli affetti. Potrebbero non piacere o sembrare limitati e facilmente svalutati come “amori non veri”, “soltanto umani”, eppure si tratta di una provocazione a guardare alla vita dei cristiani, alle loro speranze, fatiche e gioie nelle relazioni significative.
La riflessione e l’agire ecclesiale possono contribuire aiutando a scoprire la dimensione generativa, il dare vita, il far essere, il gusto per instaurare legami fecondi. L’orizzonte da recuperare per l’agire ecclesiale è di aiutare gli uomini e le donne di oggi a orientarsi negli affetti.
- Adolescenti, lgbtq, single… come integrare l’aspetto soggettivo e oggettivo nella proposta ecclesiale?
Il seminario proposto dalla Facoltà teologica del Triveneto prevederà alcuni tempi di ascolto di cristiani lgbt e di single, nonché di formatori impegnati con adolescenti: l’intento è di guardare non solo alla struttura ecclesiale, ma a come i credenti vivono la propria vita e il rapporto con la Chiesa.
È un tentativo di ascoltare ciò che è importante a loro parere, e non fermarsi soltanto su ciò che noi riteniamo sia importante per loro.
- In questo contesto, come si pongono gli operatori pastorali impegnati nella pastorale giovanile?
“Educazione affettiva”, “educare ad amare”, “camminare nell’amore”, “educazione sessuale”, “identità di genere”, “prospettiva vocazionale”, “dimensione del dono”: sono solo alcune delle espressioni e delle sfide che chi è impegnato nella pastorale giovanile incontra a questo riguardo. Un compito particolarmente delicato, dal momento che gli educatori stessi sono immersi nelle medesime domande.
L’importante è uscite dall’ideologia che nei secoli la chiesa cattolica ha creato contro le persone LGBTQ… Ci sta provando la il video virale della suora che allontana due modelle che si stavano baciando durante alcune riprese televisive definendole “il diavolo” mi lascia intuire che per arrivare al rispetto degli affetti ci sia ancora moltissima strada da fare nella chiesa e con risultati incerti.