Attuare oggi le “quaestiones disputatae” di medievale memoria e applicarle ai temi più scottanti dell’etica della vita? È il lavoro dei dodici capitoli del libro Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche edito dalla Libreria Editrice Vaticana (527 pagine, 30 euro).
Il volume pubblica gli Atti di un seminario di studio realizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita, che ha radunato un gruppo di teologhe e di teologi che, dapprima, hanno redatto un “testo base” ampio e documentato sulle principali questioni riguardanti la vita umana dal punto di vista dell’etica teologica. Il “testo base” è stato poi oggetto di dialogo e di confronto in un seminario di studio.
Opinioni in dialogo
Nell’introduzione a tutto il lavoro, firmata da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, si rileva che «l’iniziativa è nata da un’Accademia pontificia, un’istituzione che fa parte della Santa Sede; però la nostra riflessione non si limita a spiegare testi del Magistero. Abbiamo inteso mettere in dialogo opinioni diverse su temi anche controversi, proponendo molti spunti di discussione. Quindi, la prospettiva è quella di rendere un servizio al Magistero, aprendo uno spazio di parola che renda possibile e incoraggi la ricerca. Questo è il modo in cui interpretiamo il ruolo dell’Accademia, che lo stesso Francesco ha voluto anche sulle questioni di frontiera in chiave trans-disciplinare”.
Ogni capitolo esamina temi tratti dal “testo base”, cui fanno seguito gli interventi dei relatori al seminario di studio, chiamati a commentare, anche criticamente, diversi aspetti.
Dodici capitoli: il punto di partenza è una sintesi dei punti più rilevanti dei discorsi e dei documenti di papa Francesco. Da qui si passa a esaminare l’insegnamento sulla vita nella Bibbia alla luce dell’evento cristologico.
Dopo un capitolo che interpreta gli elementi principali della cultura del mondo in cui oggi ci troviamo, il capitolo successivo affronta criticamente la lettura della tradizione magisteriale e teologica rispetto al quinto comandamento: non uccidere. Vengono poi approfonditi i temi della coscienza, della norma e del discernimento morale.
All’interno di quest’ampia cornice, vengono situate le questioni correlate all’origine della vita e al ruolo della sessualità, la sofferenza, la morte, la cura della persona morente.
Alcuni temi specifici, come quelli dell’ambiente e della vita (anche animale) sul pianeta, della generazione e della procreazione responsabile, della cura della persona morente e delle nuove tecnologie vengono affrontate come banchi di prova dell’impostazione complessiva esposta nei capitoli precedenti.
Alla fine del volume si delinea il fondamentale orizzonte escatologico dischiuso dalla rivelazione, indispensabile per una comprensione adeguata della vita umana e del suo senso, e purtroppo oggi poco presente nella predicazione cristiana.
L’intervento del gesuita Ferrer
Il libro è stato presentato da Civiltà Cattolica nel numero uscito il 2 luglio, con un ampio articolo firmato da p. Jorge José Ferrer (peraltro Accademico della Pontificia Accademia per la Vita) che si può leggere integralmente sul sito della rivista.
Padre Ferrer apprezza nell’insieme il tentativo di aprire al dialogo tra teologia e scienze e sottolinea il metodo di lavoro che si rifà ad uno schema consolidato, nel solco – dice – della “più genuina tradizione” delle “quaestiones disputatae”, per far vedere come oggi sia possibile un radicale rinnovamento nell’approccio alle discussioni. In tal senso, è particolarmente interessante il modo con cui padre Ferrer sintetizza i capitoli sui temi più difficili e controversi dell’etica teologica della vita, cioè l’applicazione pratica e concreta sulle questioni relative alla coscienza e al rispetto della legge morale. Qualche passaggio illustra tale complessità.
«Se ci atteniamo alla concezione “personalista” dell’essere umano, che troviamo nei documenti del Concilio Vaticano II e nel magistero postconciliare, la vita morale non può essere intesa come assolvimento dei doveri imposti da un ordine impersonale e prestabilito, secondo il paradigma naturalista». Quindi, «al di là delle questioni terminologiche, è fondamentale la considerazione che l’autonomia cristiana non s’identifica con l’autonomia individualistica della cultura liberale. È una autonomia-in-relazione, perché la persona non si realizza nell’isolamento egocentrico». E «la risposta alla chiamata di Cristo richiede un impegno che non può essere attuato appieno nell’ambito individuale. Viviamo nella comunità, facciamo strada insieme ad altri, con un impegno comunitario e intersoggettivo. Questo non significa che la verità del bene morale sia mero frutto del consenso. E tuttavia non si può trascurare la dimensione sociale e storica in cui vengono articolate le norme morali».
Il rapporto tra coscienza e legge è importante e delicato. Giustamente padre Ferrer nota come «molte trasformazioni culturali recenti in questo campo si trovano in aperta contrapposizione con le idee cristiane sul matrimonio, sulla famiglia, sulla genitorialità e sulla sessualità».
In tale prospettiva antropologica, ad esempio, si discute nel libro l’incidenza nella vita delle coppie e sul piano dell’etica, delle diverse tecniche di fecondazione: eterologa e omologa, entrambe espressamente vietate dal recente magistero.
Il punto sulla fecondazione omologa
Ma, se la valutazione etica negativa dell’eterologa è chiaramente affermata nel Testo base che fa da filo conduttore alla discussione, sull’omologa forse il giudizio si può articolare differentemente, almeno «nel “caso semplice”, che non prevede la formazione di embrioni sovrannumerari. In questa procedura, la generazione non viene artificiosamente separata dalla relazione sessuale, perché questa è, di per sé, infeconda. Al contrario, la tecnica rende disponibile un intervento che consente di rimediare alla sterilità, senza soppiantare la relazione, ma piuttosto rendendo possibile la generazione. Non si può respingere a priori la tecnica in medicina: essa va fatta oggetto di discernimento, per constatare se adempia alla funzione di una forma di cura della persona».
Questa valutazione «possibilista della Pma – evidenzia padre Ferrer – si inscrive in una più ampia interpretazione antropologica del rapporto tra sessualità, sponsalità e generazione. L’argomento presentato è interessante, poiché intende l’intervento medico come “terapeutico”, consentendo alla relazione coniugale degli sposi infertili di raggiungere la piena realizzazione in quanto responsabile donatrice di una nuova vita, aprendo il loro amore alla generazione di un terzo. È un ragionamento che, senza dubbio, darà spunto a molte discussioni».
In ogni caso, argomenta padre Ferrer, «pur senza necessariamente sottoscrivere le posizioni concrete, consideriamo lecito che questa innovativa interpretazione emerga nella cornice di quaestio disputata che, come si è già notato, circonda questo libro. È irrinunciabile che si propongano temi innovativi e ancora dibattuti, se vogliamo far avanzare la teologia, e in particolare la bioetica teologica, che deve stare sempre in dialogo con le mutevoli realtà della vita umana. La quaestio disputata non pretende di soppiantare il magistero autentico, ma di aprire nuovi orizzonti, che restano sempre assoggettati al giudizio finale dei pastori, in particolare al magistero del Romano Pontefice».
A questo proposito, come sottolinea mons. Paglia nell’Introduzione, papa Francesco è stato informato di ogni passaggio del progetto che ora è pubblicato e accessibile.
Mentre sul piano dei rilievi critici, padre Ferrer fa notare come il volume risenta del riferimento a voci troppo occidentali, nota però in conclusione che si tratta comunque di «un buon pre-testo per proseguire il dibattito e l’approfondimento dell’etica teologica della vita, che non può rimanere aggrappata al passato. Il magistero della Chiesa e la teologia morale, che intrattengono fra loro un circolo virtuoso, hanno il dovere di approfondire il messaggio evangelico e la sua inesauribile novità, per dare risposta alle sfide di ogni momento storico al servizio del popolo di Dio e della missione evangelizzatrice della Chiesa».