Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli e sorelle (1Cor 1,26).
C’è una certa serie di aggettivi che di solito vengono usati per caratterizzare le donne sante. Spesso si sente dire che erano serene, pazienti, abnegate, vergini o madri. Le caratteristiche che scegliamo di evidenziare su di loro dipingono un quadro particolare di come dovrebbe essere una donna buona.
Non sono qui per criticare le virtù di uno spirito paziente, altruista e donativo. Non so dove sarei senza le persone della mia vita, uomini e donne, che incarnano questo tipo di bontà. Ma, da ragazza cresciuta cattolica, a volte ho fatto fatica a vedermi nelle donne sante, perché molte volte sembrava che la loro complessità umana fosse disegnata solo a metà.
Sì, erano pazienti, gentili e buone. Ma volevo anche sentire la forza, lo zelo e la spiritualità selvaggia che di solito definivano le storie degli uomini diventati santi. Ero certa che anche le donne, nel corso dei secoli, avessero tutte queste qualità.
Ecco perché amo santa Monica.
Anche Monica soffre del destino a metà di molte donne sante dell’antichità. Se avete letto le Confessioni di sant’Agostino, sapete quasi tutto quello che c’è da sapere su di lei. Monica era la madre di Agostino e divenne una delle figure più influenti della storia cristiana, storia i cui numerosi scritti sono ancora oggi molto letti. Per come conosciamo essere molte sante, Monica era certamente paziente, abnegata e una madre devota.
Ma ciò che amo di più di Monica è il modo in cui ella dà vita al messaggio di Paolo che ci esorta a «considerare la nostra vocazione» e descrive le incredibili vocazioni che Dio ha in mente per coloro che il mondo ritiene «non contare nulla».
Monica, per me, si distingue per il suo intenso senso dello scopo. La sua fede anima completamente la sua vita ed è determinata a condividerla con le persone che ama, non importa quante volte la deludano. Mentre Agostino si sposta da un luogo all’altro e si confronta con diverse scuole di pensiero durante il suo viaggio spirituale, Monica è al suo fianco, incrollabile.
Se avete letto le Confessioni, sapete che l’anima di Agostino sembra quasi ribollire. Il suo intenso desiderio di significato, di amore e di vita rivive sulla pagina, nonostante sia morto nel 430. Credo che questa singolarità gli sia stata trasmessa da sua madre. Sebbene sia stato suo figlio a scrivere alcuni degli scritti teologici e filosofici più importanti di sempre, è innegabile che le impronte di Monica siano presenti in ogni pagina. Quanto è bello!
È indispensabile parlare delle donne sante in tutta la loro complessità, nei loro percorsi propositivi e virtuosi verso la vita eterna e nelle loro gioie e dolori in questa vita. Conoscendole più a fondo, possono essere le migliori guide per noi nel nostro cammino di fede.
La serenità e la devozione di Monica la rendono un eccellente modello di comportamento per uomini e donne, così come il suo senso dello scopo e la sua intensa vitalità.
Quanto siamo fortunati a camminare sulle orme di queste donne sante, umane e dalle mille sfaccettature!
- Pubblicato sulla rivista dei gesuiti statunitensi America.