La vita lunga s’intitola il nuovo libro di papa Francesco. Raccoglie la catechesi di quest’anno e altri scritti occasionali sulla vecchiaia, ispirati a storie bibliche ad essa relative, e spiegate alla luce della realtà odierna.
Il libro è, anzitutto, un elogio della vecchiaia. La vecchiaia è un dono da vivere non isolatamente, ma in comunicazione con le altre età. Per le età della vita, infatti, avviene come per quelle della storia: non ci può essere il presente, se non in rapporto al passato e al futuro.
L’esperienza d’una vita vissuta dà saggezza e senso a una vita da vivere, anche quando sembra che tutto sia stato vano, perché la vita ha senso se vissuta nella totalità delle sue stagioni. E la vecchiaia, che le ha attraversate tutte, è la stagione più ricca, in quanto ha conosciuto il valore del tempo e della vita, e soprattutto ha conosciuto la fragilità umana.
Carichi di anni e di esperienze, deboli di forze fisiche, delusi, forse, i vecchi hanno una forza spirituale che le altre età non hanno, o non hanno ancora nella loro pienezza: la forza di chi ha affrontato gli imprevisti della vita, la forza della fede o d’una giovinezza virtuosa.
Per questo il papa raccomanda vivamente ai giovani (è un punto fermo di questa catechesi) di parlare con essi, perché, attraverso il dialogo tra le generazioni, si trasmette la vita, di cui i vecchi sono la memoria.
Ma il libro è anche una denuncia dell’indifferenza, dei maltrattamenti, dell’assenza d’affetto e di conforto verso i vecchi, abbandonati nelle case di riposo, dove manca spesso ogni sentimento d’umanità, cancellato da una «cultura dello scarto» (altro punto fermo). Secondo questa cultura, ciò che non serve, va scartato. Perciò, in una società iperproduttiva, dal frenetico ritmo lavorativo, subentrato a quello lento delle stagioni, interessa solo l’utile immediato, la prestanza fisica e un’impossibile eterna giovinezza; il resto non serve.
Qui, la vecchiaia diventa un problema, che va ad inserirsi in quello demografico più vasto, dato che i vecchi sono diventati «un nuovo continente che popola la terra» (V. Paglia). È un problema per le famiglie e la stessa società: un problema “politico”, di sensibilità politica. «Come mai – si chiede il papa – la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?».
Manca ad essa la sensibilità verso i vecchi. Tutti desideriamo invecchiare bene; e dobbiamo operare per questo fine, con strutture e aiuti adeguati; è doveroso e apprezzabile; ma dobbiamo farlo con sensibilità di cuore; se la perdiamo, perdiamo i «movimenti dello spirito che ci fanno umani».
Oggi abbiamo paura della vecchiaia; o meglio, abbiamo paura più dell’idea di vecchiaia, che della vecchiaia in sé, tanto che, persino parlando, preferiamo dire (secondo un’incomprensibile “correttezza politica”) anziani invece che vecchi.
I vecchi sono fragili. Ma – dice Cicerone – l’abbandono di forze fisiche nella vecchiaia deriva, il più delle volte, dai vizi di gioventù, più che dai difetti dell’età.
I vecchi sono fragili, è vero, ma non diversamente dalle persone di ogni età, davanti alle avversità e al dolore. Sono fragili, ma non lo nascondono, perché la fragilità è anch’essa un legame fra le generazioni. Il «magistero della fragilità» – lo definisce papa Francesco.
E noi, ai limiti naturali delle malattie e degli acciacchi vari, non aggiungiamo quelli imposti dall’uomo. Coltiviamo, invece, il sentimento della vecchiaia, rispettiamola e onoriamola, perché, quando un senex si sente rispettato e onorato, dimentica la sua fragilità, e il rispetto e l’onore sono la sua forza.
- PAPA FRANCESCO, La vita lunga – Lezioni sulla vecchiaia. Presentazione di Vincenzo Paglia; Solferino, Milano – Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2022, pp. 224, € 17,00, EAN: 978882820966.