L’incontro dei ministri degli esteri del G7 si è tenuto a Münster in Germania dal 3 al 4 novembre. Nel corso delle preparazioni, l’Ufficio per il protocollo del Ministero degli esteri tedesco ha fatto togliere dalla “Sala della pace”, trasformata in sala congressi per il vertice, il crocifisso ligneo del 1540 che ne è parte integrante.
La decisione è stata criticata sia dalle autorità della città sia dalla Chiesa locale, definendola come incomprensibile. “Il Crocifisso significa, anche se questo non si è sempre verificato, tolleranza, disponibilità alla pace e senso dell’umanità comune. È segno del superamento della violenza e della morte” (Diocesi di Münster).
Togliere il crocifisso dalla “Sala della pace” di Münster ha significato non solo la rimozione di un simbolo religioso, ma anche quella di una passaggio epocale della storia europea e del cristianesimo in essa, del rapporto fra stato e religione e di quello fra religione e violenza.
Münster, infatti, rappresenta uno dei luoghi chiave della Pace di Westfalia del 1648: della fine della sanguinosa guerra confessionale che aveva scosso e destabilizzato il cuore dell’Europa. In questo senso va la presa di posizione del Comitato centrale dei musulmani in Germania, che ha criticato la rimozione del crocifisso: “Con la pace di Westfalia del 1648, che fu siglata e in parte trattata a Münster, ne va anche del confronto col cristianesimo e, soprattutto, con la Chiesa e l’illuminismo di quel tempo”.
Al termine della conferenza, la ministra degli esteri tedesca A. Baerbock ha detto che la rimozione del crocifisso è avvenuta solo per motivi organizzativi e non politici – in ogni caso, “sarebbe stata buona cosa se il crocifisso non fosse stato rimosso dalla sala”.