Da anni leggo un periodico femminile legato ad un noto quotidiano nazionale. Nell’ultima pagina del magazine, ogni settimana è proposto il ritratto di una donna che si è distinta nella professione e che racconta la sua giornata: dalla sveglia alle ore serali.
Sono sinteticamente presentate le diverse abitudini di una persona più o meno giovane con significativi interessi lavorativi, hobby, impegni famigliari e passioni varie. Tutti scanditi da orari che dalla colazione alla cena e dopo cena costellano il tempo quotidiano.
Ho più volte notato che queste donne, distintesi in ambiti di lavoro, studio, attività sportive o artistiche, non segnalano mai momenti dedicati alla preghiera. Non esistono? Non si desidera rivelare la loro presenza? Se mi intervistassero lo direi? Forse sì…
La preghiera nascosta
Donne laiche credenti e praticanti stentano a esibire pubblicamente la loro disposizione a pregare. Parlano di yoga, tecniche varie di rilassamento e di meditazione.
Gli spazi domestici – dove non mancano a volte attrezzi ginnici e, per i più facoltosi locali-palestre o addirittura piscine – non sembrano disegnati per soste spirituali in cui accogliere il noto invito evangelico: Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vede ne segreto ti ricompenserà (Mt 6,5-8).
Qualcosa di nuovo mi sembra sia apparso durante il lockdown: a casa nostra è comparso un tavolino vicino alla televisione con candele e bastoncini di incenso da accendere durante le celebrazioni on line.
Poca cosa rispetto a poco più di un secolo fa. C’erano nicchie incastonate nelle pareti di alcune dimore del passato, in cui si trovavano piccole statue per il culto religioso. Le cappelle private in palazzi storici e in ville di campagna della nobiltà o alta borghesia avevano un doppio accesso: per i signori e per i contadini.
Nonostante queste tristi distinzioni sociali non mancavano presso la casa e i campi di lavoro luoghi ritirati in cui recarsi a pregare durante la giornata. Anche la natura -ancora non ancora violata da insediamenti industriali- offriva lo spazio migliore per raccogliersi in preghiera.
Lo dicono le splendide di immagini di Segantini e di Millet dedicate alla preghiera dell’Angelus Domini. Per non citare il bellissimo film Il Gattopardo di Luchino Visconti la cui scena iniziale è quella della famiglia del principe Salina radunata in un ampio salotto per la recita del Rosario.
Oggi a quell’ora le donne rincasano dopo una giornata di lavoro, magari pensando ai figli da seguire nei compiti scolastici. E se un inginocchiatoio più o meno pregiato campeggia in una stanza di casa, in genere risulta un arredo elegante e utile per appoggiare vasi di fiori, libri o altre suppellettili.
Fede domestica
Difficile scorgere tra riviste di arredamento qualche segnale in controtendenza firmato da designer e architetti (uomini e donne). Eppure, gli storici dell’arte insegnano che in alcune epoche furono proprio gli artisti a veicolare una fede laica che circolava nel silenzio, clandestinamente.
Sostando su immagini della pittura italiana del Risorgimento ammiriamo illustrazioni di interni domestici dove compaiono segnali inequivocabili del pensiero favorevole alla guerra di liberazione. In dipinti di piccolo formato scorgiamo povere stanze con alle pareti immagini di Mazzini e Garibaldi oppure stampe con la veduta di Venezia non ancora liberata.
E ancora, nei bellissimi quadri di Odoardo Borrani, le donne in casa cuciono stoffe che richiamano i colori della nuova bandiera o le camicie rosse dei patrioti. Sono opere di artisti (tra i quali Gerolamo e Domenico Induno, Giuseppe Sciuti) che si erano fatti interpreti degli umori popolari, della fede per la causa patriottica. Una pittura molto amata dal pubblico e sempre più apprezzata dai collezionisti.
È la testimonianza che le famiglie italiane di allora, anche le più umili, condividevano l’amore per la patria più di quanto facesse la cultura dominante. Gli artisti avevano colto questo silenzioso ma vivo sentire proprio disegnando e illuminando alcuni angoli delle case di allora.
La casa e la sosta
Gli interni e gli arredi domestici potrebbero ancora favorire una fede religiosa che pratichiamo troppo silenziosamente. È possibile vivere gli spazi abitativi senza cadere in facili omologazioni. Ci sono angoli in cui sostare per uno stacco benefico, non ginnico ma rigenerante.
Bastano pochi minuti al giorno per una sosta in preghiera su una poltrona illuminata da una luce calda o su una sedia comoda posta nei pressi di un balcone fiorito, una pianta o vaso di fiori, un’immagine che piace e emoziona. E le candele possono essere accese non solo durante le festività natalizie o in bagni tonificanti.
Gli antichi greci usavano due termini per indicare il tempo: Kronos (il tempo lineare, quantitativo, fatto di un succedersi di anni, giorni, ore, minuti…) e Kairos, più difficile da tradurre ma indicante il “tempo giusto, opportuno”, quello in cui accade qualcosa di qualità, che vale.
Cercare – anche nella progettazione architettonica – un luogo adatto per questo tempo unico, personale ma anche sacro dono divino, è un gesto nuovo, controcorrente, un po’ rivoluzionario ma carico di autenticità e di auspici per un buon futuro.
E le donne – che negli ultimi decenni hanno promosso rivoluzioni culturali – possono farlo molto bene. Basta essere un po’ coraggiose e creative.
Leggo solo oggi questo commento al mio articolo.
Invito caldamente altre donne a scrivere ! Solo così si può arricchire il dibattito pubblico.
Sei l’unica donna che scrive su sto sito per soli uomini e ti chiedi perché le donne non parlano più della loro spiritualità ? Non tutte siamo collaborazioniste , per fortuna