Porta la data del 12 ottobre e la firma del presidente dei vescovi canadesi, mons. Raymond Poisson, una Lettera pastorale ai giovani.
Il testo nasce nell’autunno del 2020, durante la pandemia. Via telematica sono state aperte alcune video-conferenze a tre livelli di età: dai 12 ai 15, dai 16 ai 19, dai 20 ai 25. Duecento giovani hanno partecipato attivamente allo scambio di pareri e di informazioni. Da quei materiali è nata la lettera di una decina di pagine.
Prendeteci sul serio
Dopo un’introduzione sul racconto di Luca (2,46-47) sul confronto fra Gesù fanciullo e i dottori della legge, il testo si apre con la costatazione del gradimento del dialogo che ha spaziato dalla fede e dalle questioni mondiali, fino alle speranze e alle attese dei giovani.
La richiesta condivisa da parte dei giovani è quella di essere presi sul serio, di veder riconoscere la loro ricerca e la loro sapienza.
Nel confronto emerge una disponibilità alla fede con l’invito dei vescovi ad essere coraggiosi, rispettosi e onesti nel testimoniare la propria adesione a Gesù.
L’ampio uso delle tecnologie comunicative da parte dei giovani apre la possibilità di incontri anche spiritualmente fruttuosi. «Anche se i vantaggi della tecnologia sono numerosi, i giovani ci hanno testimoniato che i social possono divenire assorbenti e perfino ferenti, con la conseguenza di sentimenti di isolamento, di solitudine, di perdita di stima di sé».
Le relazioni virtuali non possono sostituire quelle faccia a faccia. È quindi necessario trovare un equilibrio fra gli scambi virtuali e gli incontri diretti fra persone. «I giovani che abbiamo ascoltato ci hanno confessato di essere spesso stressati, ansiosi e depressi. La pressione dei compagni, le tensioni in famiglia, le preoccupazioni a scuola o nel lavoro mettono a rischio l’equilibrio psichico». Senza contare gli esiti della pandemia.
La crisi climatica, che loro avvertono pesare sulle proprie spalle e sul proprio futuro, richiama il compito di conservare il dono di Dio della terra. Il consiglio è per un dialogo fra generazioni e, in particolare, l’accompagnamento di un adulto che sappia capire le ragioni del corpo, della mente e dell’anima giovanile.
«I giovani che abbiamo ascoltato hanno espresso un forte desiderio di capire e alimentarsi della fede. In una delle nostre discussioni virtuali un partecipante ha detto: “Mi pare che dopo la cresima la Chiesa ci dimentichi fino al momento del matrimonio”. Altri hanno espresso il desiderio di avere occasioni per crescere nella fede, attraverso ritiri spirituali per discernere la propria vocazione e attraverso esperienze comunitarie per aiutare le persone nel bisogno. «Abbiamo ascoltato la vostra domanda di aiuto nella formazione permanente e vi assicuriamo di includere il vostro desiderio nella nostra pianificazione pastorale».
Siete importanti
Seguono tre esempi di riferimento per i giovani: il “sì” di Maria, l’esempio di Carlo Acutis e di santa Kateri Tekakwitha. Quest’ultima è una giovane, figlia in una famiglia di una popolazione indigena, i mohawk, che, seppur segnata dalla progressiva cecità, si è imposta all’attenzione per il servizio ai poveri e la profondità della fede. Morta di tubercolosi nel 1680, è stata canonizzata nel 2012.
Il testo di chiude con tre argomentate affermazioni: «Voi siete importanti per noi». «Voi siete importanti per la vostra famiglia e i vostri amici». «Voi siete importanti per il mondo». «Camminiamo insieme, sostenuti dalla forza, dal coraggio e dalla speranza di Gesù Cristo».