È stato pubblicato, il 14 novembre scorso, il nuovo Rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani edito dall’Observatory on Intollerance and Discriminations Against Christians in Europe (OIDAC), con sede a Vienna. Il Rapporto presenta un resoconto impressionante di oltre 500 casi di crimini d’odio anticristiano in Europa in quest’ultimo anno.
Il peso degli stereotipi negativi
Il testo – pubblicato due giorni prima della Giornata internazionale della tolleranza, il 16 novembre – denuncia i casi di crimini di odio anticristiano, il fenomeno dell’autocensura, gli stereotipi negativi e il trattamento dei cristiani nei media. Comprende anche un’intervista esclusiva alla parlamentare finlandese ed ex ministro dell’Interno, Päivi Räsänen, che è stata perseguitata e portata in tribunale per aver espresso pubblicamente le sue convinzioni cristiane.
Anche Todd Huizinga, ricercatore presso il Religious Freedom Institute di Washington, negli Stati Uniti, denuncia le opinioni di coloro che, sbagliando, credevano che il relativismo avrebbe assicurato la cosiddetta diversità in Occidente. Scrive: «Alla fine, il relativismo si è trasformato in un dogma rigido e assolutista. È diventato la visione dominante nel mondo occidentale che, in nome della falsa tolleranza, non ammette opposizione».
E Janet Epp-Buckingham, professoressa alla Trinity Western University di Ottawa, afferma che l’intolleranza figlia della secolarizzazione è una forma di pressione sociale. Scrive: «Ciò che si è evoluto non è più la neutralità verso tutte le religioni, ma lo sviluppo dell’ostilità nei confronti della religione. Ciò è evidente nelle azioni dei governi, dei tribunali e della società in generale».
L’OIDAC ha raccolto un numero allarmante di casi di stereotipi negativi, fonte di violenza o di insulti diretti contro i cristiani da parte di personaggi pubblici e persino da politici e da giornalisti. Un cantante è stato definito “mentalmente disabile” perché cristiano.
Nei media, il cristianesimo è stato descritto come un’“ideologia pericolosa” e i credenti sono stati chiamati “stupidi fanatici religiosi”. Un politico spagnolo ha definito una processione cattolica come un evento “talebano” e un altro ha affermato che i 7.000 cattolici assassinati durante la guerra civile spagnola “avrebbero dovuto essere di più”.
Il Rapporto OIDAC conclude: «Questi esempi suggeriscono una tendenza preoccupante: la società appare indifferente ai discorsi spregiativi e alle false accuse contro i cristiani».
Diritti negati
La direttrice esecutiva dell’OIDAC, Madeleine Enzlberger, spiega che l’obiettivo del Rapporto di 80 pagine è di analizzare le fonti della discriminazione nei confronti dei cristiani, per rilevare i fattori di intolleranza presenti nella nostra società.
Nella parte giuridica del Rapporto vengono proposti cinque diritti umani fondamentali spesso negati ai cristiani:
- La libertà di espressione e di riunione, sempre più limitata dalle leggi sul cosiddetto incitamento all’odio e nelle zone cuscinetto intorno alle cliniche che praticano aborti.
- Le leggi che andrebbero a criminalizzare anche le conversazioni private, la preghiera e altre attività pacifiche.
- La libertà di coscienza dei cristiani è messa in discussione poiché la legislazione sull’aborto o sull’eutanasia chiede il diritto all’obiezione degli operatori sanitari per queste pratiche.
- Allo stesso modo, i diritti dei genitori sono entrati in conflitto con le leggi LGBTQ+ e sull’aborto, le quali conferiscono ai minori l’autonomia di decidere di sottoporsi all’aborto o al passaggio di genere senza che nemmeno i genitori siano informati.
- Le sproporzionate limitazioni alla libertà religiosa durante la pandemia di Covid-19.
Per contrastare questa situazione, il Rapporto OIDAC fornisce raccomandazioni per rendere più efficace la denuncia dei crimini di odio anticristiani nei paesi europei. Grazie ai suoi sostenitori, l’Osservatorio continua ad aiutare concretamente tanti cristiani in difficoltà, tenendo accesi i riflettori sugli episodi di odio che li colpiscono.
Anche il Rapporto OIDAC dello scorso anno aveva scritto che i cristiani sono esposti a dure ostilità in Europa. Ad esempio, nel 2021, aveva documentato più di 500 atti criminali contro cristiani e istituzioni cristiane in 19 Paesi europei. Parlava di quattro cristiani assassinati in Europa a causa della loro fede. Il Rapporto registrava anche 14 aggressioni fisiche. Inoltre, precisava: «Se si suppone che il numero dei crimini di odio sia sottostimata, possiamo presumere che i casi siano molti di più».
Si tratta di una tendenza preoccupante. Oltre ai reati di odio come il vandalismo o gli incendi dolosi, l’Osservatorio ha registrato anche un «numero allarmante» di stereotipi negativi, che giustificano la violenza o gli oltraggi diretti contro i cristiani o le confessioni cristiane.
In concreto, l’OIDAC denuncia la tendenza preoccupante secondo cui la società appare indifferente alle dichiarazioni offensive e alle false dichiarazioni contro i cristiani, rispetto ad altri gruppi religiosi o identitari.
L’Osservatorio avverte che la «crescente intolleranza laica» sta avendo un impatto negativo sulla libertà religiosa dei cristiani. Rileva anche l’esistenza di un’autocensura dei cristiani nello spazio pubblico, sulle piattaforme mediatiche, ma anche nella sfera privata o sul luogo del lavoro, per evitare spiacevoli conseguenze.
«La divisione tra cristiani e gruppi laicisti è spesso orchestrata dai media e dalla politica», ha sottolineato Madeleine Enzlberger, amministratrice delegata dell’OIDAC Europa, mentre «la tolleranza e il rispetto dovrebbero applicarsi ed essere protetti allo stesso modo per tutti i gruppi della società».
Il fenomeno è molto più ampio
Ma il fenomeno dell’intolleranza non riguarda solo l’Europa. A denunciarlo è ora anche l’organizzazione Kirche in Not (Aiuto alla Chiesa che soffre) secondo cui la situazione dei cristiani è peggiorata in molti Paesi del mondo, con molteplici casi di persecuzione o di discriminazione. Lo ha riferito recentemente il presidente dell’organizzazione, Thomas Heine-Geldern, in un’intervista al giornale della chiesa austriaca di St. Pölten Kirche bunt in occasione del cosiddetto Mercoledì rosso (16 novembre).
Il Mercoledì rosso è un’iniziativa annuale con cui l’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” dell’Austria intende attirare l’attenzione sulla situazione dei cristiani perseguitati e ricordare che «in 50 Paesi del mondo 200 milioni di cristiani sono oppressi, perseguitati o persino uccisi a causa della loro fede. Durante questi mercoledì, edifici e monumenti in tutto il mondo potranno essere illuminati di rosso. In Austria sono 136 i monumenti che vengono illuminati di rosso, tra cui il Parlamento nell’Hofburg di Vienna, la Karlskirche e la cattedrale di Santo Stefano.
Alla domanda se sia opportuno illuminare gli edifici di notte in periodi di scarsità di energia, Heine-Geldern ha risposto: «Sì, naturalmente; anche negli spazi pubblici ci sono molte cose che vengono illuminate di sera, ad esempio, gli spazi pubblicitari. Per questo è giusto che, in una notte dell’anno, venga attirata l’attenzione anche sulla situazione drammatica di tanti cristiani». Heine-Geldern nell’intervista al giornale riferisce che, attualmente, esistono gravi problemi dovuti a una repressione aumentata enormemente nei paesi subsahariani, come il Burkina Faso, il Niger, la Nigeria e il Mali. In questi Stati si registra un «mix altamente esplosivo di corruzione e di bande criminali che attaccano le istituzioni statali come le stazioni di polizia e distruggono ospedali e scuole».
Diversa è la situazione in Siria, dove i cristiani sono poche migliaia. «L’intera popolazione sta male, perché c’è la guerra da più di undici anni, ma anche perché le sanzioni imposte dall’Occidente colpiscono soprattutto la gente semplice del Paese».
Heine-Geldern si è detto sempre più preoccupato anche per il nazionalismo religioso in India e in Myanmar, per le ideologie totalitarie in Cina e in Corea del Nord e per il radicalismo del Pakistan. «Ma questi sviluppi sono spesso del tutto ignorati nell’opinione pubblica globale», ha affermato il presidente di “Aiuto alla Chiesa che soffre”.
Un altro caso riguarda le conseguenze della guerra di aggressione russa in Ucraina. Heine-Gelder osserva che la situazione dei cattolici in Russia è peggiorata. Questo ha a che fare anche con le critiche di papa Francesco al patriarca di Mosca, Cirillo I, che, come è noto, ha espresso pieno sostegno al presidente russo Putin.
La Chiesa cattolica in Russia dipende dall’aiuto materiale proveniente dall’estero, ma – secondo Heine-Geldern – è possibile solo in misura limitata trasferire i fondi necessari.
In Libano, dove il Presidente di “Aiuto alla Chiesa che soffre” si è recentemente recato, c’è una situazione di grande bisogno. La gente non ha «né abbastanza per nutrirsi, né per riscaldarsi e, dopo le otto di sera, manca l’elettricità». Si cerca di aiutarla in molti modi nella speranza che i cristiani restino nel Paese.
Di recente, il Libano e Israele – ufficialmente in guerra – hanno raggiunto un accordo sul confine nelle acque territoriali tra i loro paesi e questo è motivo di speranza.
«Nel “mondo occidentale” ha dichiarato Heine-Geldern, mi preoccupa che ci sia confusione sul concetto di diritti umani: ad esempio, quando il diritto di praticare la religione è limitato dal diritto dell’autodeterminazione». Colpisce anche il fatto che il diritto di prendere libere decisioni di coscienza sia sempre più ristretto. Ha portato il caso del servizio sanitario britannico, dove un medico cattolico non è più autorizzato a prendere decisioni in base alla sua coscienza in relazione agli aborti e che possa rifiutarsi di farlo. «Sono favorevole alla libertà di coscienza e all’autodeterminazione – ha affermato –, ma questa libertà deve essere garantita anche a noi cristiani».
Il Mercoledì rosso e l’organizzazione umanitaria “Aiuto alla Chiesa che soffre” intendono richiamare l’attenzione anche su questi fatti.
Nei secoli passati – conclude Heine-Geldern – la visione del mondo era fortemente legata alla religione e alla Chiesa. I loro comandamenti e loro divieti prescrivevano come comportarsi. Quando l’Illuminismo comparve in Europa alla fine del XVII secolo, iniziò la “secolarizzazione”, ossia l’allontanamento dalla religione e dalla Chiesa. La parola latina “secolarizzazione” descrive questo processo e indica oggi generalmente il fatto che ampi strati della popolazione nel mondo occidentale non hanno più uno stretto rapporto con la Chiesa e con la religione.