Tra un paio d’ore lascerò Londra dall’aeroporto di Gatwick dopo due giorni di lavoro nella capitale britannica. Sbarcando, domenica scorsa, mi è venuto in mente che, oggi, l’ex capitale di un immenso impero ha un sindaco musulmano di origini pakistane e il Paese un primo ministro indù di origini indiane. Sono questi i trucchi che la storia riserva per ricordare popoli e civiltà che nessuno è eterno, nemmeno imperi che sembrano potentissimi e senza limiti di tempo. È una lezione anche per noi, oggi, in un mondo in cui l’Occidente sta progressivamente perdendo terreno di fronte ad altri popoli e segmenti del mondo. E fa fatica a riconoscerlo e a rendersene conto.
Riconciliazione e perdono
Tutto questo mi è tornato in mente mentre facevo la fila per il meticoloso – lentissimo – controllo prima di entrare alla Camera dei Lord dove avrebbe avuto luogo il Terzo Forum per la pace e il lancio britannico della Carta della pace per il perdono e la riconciliazione. Percorrendo i meravigliosi corridoi, le stanze e le scale di questo affascinante monumento dove la storia si è fatta e ancora si sta facendo – seppur in modo diverso – ho ammirato la bellezza di un luogo che parla di un grande popolo, della sua civiltà ma anche di ingiustizie, come il colonialismo, perpetrate in nome di interessi economici e finanziari e dell’assurda convinzione di una superiorità umana e spirituale.
È la grande tentazione di tutti, personalmente e come comunità, pensare che tutti gli altri per essere veramente ciò che dovrebbero essere debbano essere come me e come la mia gente. È qui che spesso si aprono ferite dolorose tra uomini e donne e tra gruppi. Qui la guerra trova terreno fertile per disgregare il mondo e le società in stile rinnovato e sempre altrettanto crudele. Abbiamo esempi anche oggi, inclusa l’Europa «altamente civilizzata».
Tra tutte queste considerazioni, ho preso parte a questo evento davvero significativo che, cosa ancora più significativa, si è svolto quasi interamente all’interno della House of Lords a Westminster. Un’esperienza unica, da tanti punti di vista. Prima di tutto, ha dato l’opportunità di riflettere su questioni storiche che ho appena descritto e, in secondo luogo, perché mi ha offerto l’opportunità di ascoltare esperienze sorprendenti ispirate da questa Carta, che sembra richiamare qualcosa che potrebbe sembrare appartenere a un mondo diverso, nella cornice dell’umanità di oggi: riconciliazione e perdono.
Per la guarigione del mondo
La Carta è stata redatta da un gruppo di leader e rappresentanti di diverse religioni e, soprattutto, sotto la guida e la figura ispiratrice di Bhai Sahib Mohinder Singh Ahluwalia, presidente di Guru Nanak Nishkam Sewak Jatha, con sede a Birmingham. Insieme a lui una figura chiave è il dr. Joseph Boehle, direttore del processo della Carta della Pace, avviato nel 2011 e concluso nel 2019, quando la Carta è stata presentata e adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Religioni per la Pace a Lindau in Germania.
L’assemblea ha segnato il lancio ufficiale della Carta nel Regno Unito ed è per questo che gli organizzatori hanno desiderato di tenere la cerimonia all’interno della House of Lords, grazie all’ospitalità del Right Rev. Dr. Christopher Cocksworth, vescovo di Coventry.
La Carta è un documento semplice e concreto, pieno di sapienza umana ispirata dalla dimensione spirituale delle religioni che hanno collaborato alla sua stesura. Si tratta di un documento breve – non più di due pagine – composto da un Preambolo, che vuole spiegare l’attualità del perdono come principio universale e nel mondo di oggi. Al centro del documento è posta la Finalità, che recita: «Noi, persone consapevoli della nostra comune umanità, ci impegniamo a praticare e a coltivare il perdono e la riconciliazione, per favorire la guarigione, l’armonia, la giustizia e la pace sostenibile nel nostro mondo». La parte restante e conclusiva della Carta sono 18 punti che sottolineano il valore del perdono e suggeriscono modalità e impegno per la sua attuazione, a livello personale e comunitario (cf. https://www.charterforforgiveness.org/).
Questi due giorni londinesi hanno offerto l’inestimabile opportunità di entrare in questa rete, di conoscere persone che sono già impegnate in questo, ascoltando un numero incredibile di esperienze in diverse parti del mondo e imparando che il perdono è sempre possibile, anche nei momenti più dolorosi e nelle situazioni apparentemente senza speranza.
Ho avuto l’opportunità di incontrare persone meravigliose impegnate, spesso da decenni o addirittura continuando l’eredità dei loro genitori, in questa impresa che mira a portare la pace nel mondo. Siamo partiti tutti molto arricchiti e incoraggiati in questo sforzo con l’impegno di portarlo nella nostra vita personale e nelle nostre comunità e istituzioni.
È chiaro che, per avere successo, questa impresa deve partire dall’ambiente educativo e molte sono le buone pratiche e le storie di successo in diverse parti del mondo.
- Dal blog dell’autore, http://whydontwedialogue.blogspot.com/, 22 novembre 2022.