Saluto di mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in occasione del New Space Economy Expoforum (Fiera di Roma, 1-3 dicembre 2022; qui il sito dell’evento).
Sono particolarmente lieto di portare il mio saluto ed anche quello di Papa Francesco a questo straordinario e lungimirante Congresso. Sin dall’inizio dell’Era Spaziale, a metà del secolo scorso, le Nazioni Unite hanno dato un notevole rilievo alla promozione di un impegno comune sulla protezione dello spazio esterno alla Terra, nella convinzione che il grande impegno di mezzi e tecnologie spaziali deve essere utilizzato per accrescere il benessere socioeconomico delle popolazioni e soprattutto deve essere orientato al mantenimento della pace.
Già nel 1958 fu fondato l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (UNOOSA-United Nations Office for Outer Space Affairs) per la promozione della cooperazione internazionale per l’uso dello spazio sia in vista della pace che per lo sviluppo sostenibile della società. In effetti, l’elenco delle tecnologie spaziale utilizzate per controllare l’ambiente terrestre si allunga ogni giorno.
L’agenda 2030 delle Nazioni Unite prevede che le tecnologie spaziali possono aiutare a prevedere le catastrofi naturali e a coordinare meglio la successiva erogazione degli aiuti, come anche ottimizzare l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali fino a fornire un sostegno efficace alle popolazioni vulnerabili.
La connessione con le zone remote permetterà di informare e educare utilizzando l’apprendimento a distanza. L’uso delle attività spaziali permetterà anche di controllare i manufatti e monitorare i cambiamenti climatici e l’inquinamento del mare, fino a fornire indicazioni utili per i terremoti, le frane, le alluvioni e gli incendi. I prodotti spaziali potranno essere utilizzati per migliorare, in campo medico, la vita dei disabili fino alla produzione di nuovi farmaci.
Come tutti loro sanno, nel 1959 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il Comitato per gli usi pacifici dello spazio esterno (COPUOS – Committee on the Peaceful Uses of Outer Space) con il compito di governare l’esplorazione e l’uso dello spazio a beneficio di tutta l’umanità: per la pace, la sicurezza e lo sviluppo.
Il Comitato è stato determinante nella creazione dei trattati e dei principi che dovevano regolare lo spazio esterno. Ogni anno il Comitato discute la cooperazione internazionale nell’esplorazione dello spazio e l’uso delle applicazioni della tecnologia spaziale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo globale. A causa dei rapidi progressi della tecnologia spaziale, l’agenda spaziale è in continua evoluzione.
Il Comitato fornisce quindi una piattaforma unica a livello mondiale per monitorare e discutere questi sviluppi. Sono già all’attenzione degli esperti temi e regole che debbono essere condivise, come l’uso non appropriato dello spazio da parte di un paese; il controllo degli armamenti; la libertà di esplorazione; la responsabilità per danni causati da oggetti spaziali; la sicurezza e salvataggio di veicoli spaziali e astronauti; la prevenzione delle interferenze nocive con le attività spaziali e con l’ambiente; la notifica e registrazione delle attività spaziali; l’indagine scientifica e lo sfruttamento delle risorse naturali nello spazio e la risoluzione delle controversie.
Questi temi dovrebbero essere sottoscritti da tutte le nazioni ed in primo luogo da quelle che hanno la supremazia nel settore spaziale. E’ pertanto decisivo, a mio avviso, che sia tenuta alta l’attenzione su queste tematiche.
Una nuova frontiera: lo spazio inizia a guardare la terra
Ci troviamo di fronte ad una nuova frontiera che è solo da pochi anni nell’agenda dell’umanità. Potremmo dire che come nei primi secoli del primo millennio l’Europa si trovò di fronte ai nuovi mondi delle Indie e delle Americhe, così oggi, all’inizio del terzo millennio ci troviamo di fronte ad un “nuovo mondo”: lo “”spazio” attorno alla Terra. Oggi, lo “spazio” non è più il luogo delle esplorazioni della tecnica; sta invece rivolgendo il suo sguardo verso la terra. E’ una nuova prospettiva.
E vorrei dire anzitutto – quasi come premessa – che lo “spazio” deve essere interdetto all’azione colonizzatrice e distruttiva di conflitti armati. Noi credenti preghiamo perché si faccia la volontà di Dio in cielo come in terra: la volontà di Dio è che l’impegno per allontanare i venti di guerra sulla terra, comprenda anche la protezione dei cieli che sono alla nostra portata.
La possibilità reale di allargare i confini della terra allo spazio cosmico che la circonda, è un’occasione unica per imprimere un corso sostanzialmente diverso alla nostra storia. La cooperazione operosa e la convivenza fraterna hanno mostrato di essere desiderate e possibili, fin dall’inizio dell’era spaziale.
Equipaggi di diverse nazionalità, squadre con uomini e donne, sinergie di ricerca e di realizzazione dei dispositivi tecnologici e delle condizioni di vita, hanno dato segnali emozionanti di una nuova forma di occupazione dello spazio, che irradia l’immagine di una conquista condivisa e costruttiva. Sulla terra, raramente abbiamo condiviso segni tanto promettenti. La colonizzazione dello spazio terrestre ha eccitato violenza distruttiva e prodotto schiavitù inaccettabili, anche ai nostri giorni.
La conquista scientifica delle risorse naturali ha incrinato molti equilibri della vita e sbarrata la strada alla sua creatività. L’occupazione dello spazio esterno al nostro pianeta potrebbe aprire il tempo umano all’esperimento dell’invenzione di una vera e propria casa comune, che fino ad ora non pensavamo di poter costruire.
L’invenzione di una nuova qualità della vita
Forse, attraverso uno di quei segreti appuntamenti della storia in cui linee divergenti e centrifughe finiscono per convergere in un imprevisto cambio di passo della comunità umana, la nuova era spaziale ci darà la possibilità di riscattare gli errori accumulati contro la natura e la cultura nella nostra moderna storia dell’economia e della tecnica.
Forse, nell’esperimento di una “sky farm” senza padroni e senza schiavi, possiamo redimere la parte peccaminosa della nostra storia di colonizzatori-predatori, coltivando l’orgoglio di creare – quasi dal niente – una immagine della terra in cui l’assicurazione e la qualità dello spazio vitale non sia più in ostaggio della presunta necessità della guerra e della cieca dittatura del denaro.
Forse il nuovo tempo assiale che si prepara, nella occupazione operosa e solidale dello spazio, come luogo della pace, avrà come ricaduta anche un’economia più giusta e una qualità più autentica della vita sulla terra. Tutto dipende, forse, dalla convinzione con la quale penseremo e sosterremo la responsabile apertura di questa nuova frontiera.
Il futuro è iniziato: la vita dello spazio è in gestazione
Le future generazioni vedranno la colonizzazione di altri pianeti. Vedremo nei prossimi anni la prima stazione lunare, la porta per l’esplorazione lunare. Gli studi in microgravità, iniziati sulla ISS (International Space Station) hanno già fornito elementi di maggior comprensione per la vita e il mantenimento della salute sulla Terra.
Allo stesso tempo il confronto tra la vita sulla Terra e la vita nello spazio esterno alla Terra forniranno nuove indicazioni sul comportamento delle cellule umane e dei vegetali. Le nuove fattorie spaziali, per esempio, permetteranno di aprire nuove frontiere di studio per l’epigenetica e la nutraceutica. Gli astronauti utilizzeranno nuovi prodotti per la nutrizione umana nati per sopperire le deficienze che il corpo umano ha in microgravità e le popolazioni più povere potranno utilizzare questi prodotti per una vita migliore e per ridurre le malattie.
Non si può che augurare alla New Space Economy di potersi costituire come sorgente di indicazioni promettenti per il futuro del settore e come punto di riferimento affidabile per il monitoraggio dello sviluppo scientifico. Le risorse che ci servono sono in tutto e per tutto risorse umane: il sapere che ci serve è un sapere che ne tiene conto ad ogni passo. L’economia per lo spazio che presidia progetti di pace planetaria e rende abitabile la casa comune rappresenta anche noi.
Cari amici, tra qualche settimana celebreremo il Natale. In quei giorni che diedero inizio alla numerazione degli anni, la buona notizia venne dal cielo: per i poveri pastori furono alcuni angeli, per alcuni sapienti dell’Oriente fu una stella. Perché non augurarci – all’inizio del terzo millennio – che ancora una volta sia il cielo a inaugurare un nuovo tempo anche per la terra e l’intera umanità?