Parlando a una radio regionale (Regionaljournal Graubünden) il 24 novembre, il vescovo di Coira (Svizzera), Joseph Maria Bonnemain, ha detto di non aver intenzione di nominare un esorcista per la diocesi.
Per i presunti casi di possessione demoniaca «non è necessario ricorrere a cause misteriose». «Siamo tutti esseri umani che portano in sé forze e debolezze». Quest’ultime possono essere curate «con le soluzioni classiche: mediche, psicologiche, psicoterapeutiche».
Medico di formazione, attivo nella cappellania ospedaliera, già membro della delegazione della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il vescovo ha fatto una scelta che ha sorpreso.
In diocesi è stato attivo fino alla morte (2020) un esorcista, Christoph Casetti, che, in Svizzera, ha avuto una certa notorietà grazie ai suoi interventi sui media.
La decisione ha ricevuto consensi dai collaboratori più direttamente interessati. La responsabile della prevenzione degli abusi, Karin Iten, ha apprezzato la chiarezza davanti a forme rituali e a rapporti personali non sempre rispettosi della dignità e del benessere delle persone.
La responsabile del servizio pastorale ospedaliero, Sabine Zgraggen, ha sottolineato l’incompatibilità dell’esorcista con le figure sanitarie. L’affermazione di una possessione diabolica va presa sul serio, ma collocata nel contesto della cura.
Ma non sono mancate obiezioni e critiche. La Croix (28 novembre) ha chiesto il parere a un paio di esorcisti. Per Guy-Emmanuel Cariot, della diocesi di Pontoise, «privarsi di un prete esorcista è una sorta di mancanza contro la carità e la fede». Le persone “possedute” sono in grande sofferenza e non si può semplicemente inviarle agli psichiatri. «La realtà demoniaca esiste e non solo per le persone tormentate o “possedute”».
Per André Cabes sono pazienti che hanno spesso problemi psichici, ma non solo. La preghiera di esorcismo apre loro un cammino spirituale di liberazione. E impedisce una deriva verso medium e guaritori.
Da Coira (Svizzera) a Mosca
La riflessione in merito non è solo nell’ambito cattolico. Qualche mese fa è apparsa sul sito del patriarcato di Mosca la bozza di un documento sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle pratiche esorciste: «La Chiesa considera la possessione da parte degli spiriti maligni come una condizione particolare che, per vari motivi, può essere permessa da Dio». Non è una situazione di peccato, ma di fragilità.
Alcune Chiese ortodosse hanno elaborato ritualità specifiche in merito, al di là degli “esorcismi” contenuti nei riti del battesimo – e questo vale anche per il cattolicesimo – e dell’eucaristia: Gerusalemme, Serbia, Georgia, Romania, Cipro, Bulgaria, Cechia e Slovacchia. Altre non hanno un rito specifico: Alessandria, Antiochia, Grecia, Polonia e la Chiesa ortodossa in USA.
Il testo russo richiama la necessaria cautela per evitare abusi sia per il celebrante sia per la persona interessata. Con l’attenzione a distinguere fra possessione, malattia mentale e religiosità malsana. «Solo un vescovo o un sacerdote che abbia ricevuto la benedizione del vescovo in carica, possono celebrare l’esorcismo». E sempre senza compensi. Il rito è comunque finalizzato alla liberazione e al discepolato cristiano.
Riti e teologie
Nell’ambito cattolico, l’ultima versione ufficiale per il rito (De exorcismis et supplicationibus quibusdam) è del 1998, recepito dalla CEI nel 2002.
Alla continuità liturgica si accompagna una discontinuità nella saggistica teologica. Per le generazioni conciliari, un riferimento noto è il volume di H. Haag, La liquidazione del diavolo? (Brescia, 1970). Ma, nei trattati, il riferimento non è venuto meno. Ad esempio, M. Lanza – A Martone Demonologia e psicologia (Bologna 2018). Senza parlare della pubblicistica sull’argomento. I testi più noti sono di p. Gabriele Amorth.
Il riferimento al Maligno è raro, ma efficace in Paolo VI. Nella catechesi del 15 novembre 1972 diceva: «Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa».
Papa Francesco ne parla con tranquilla dimestichezza. Nell’esortazione apostolica, Gaudete et exsultate il papa lo indica così: «Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché “come un leone ruggente va in giro cercando chi divorare”, 1Pt 5,8)» (n. 161).
Due casi
Meritano un cenno due casi particolari in cui il riferimento al Maligno e all’esorcismo è emerso con forza.
Il primo è riferibile all’interpretazione di Giuseppe Dossetti delle stragi naziste nell’Appennino bolognese. Non sono crimini di regime, né di classe, né di religione, né di guerra. Sono più simili ai crimini di casta, quando cioè si affermano differenze fra gli umani non solo etniche o biologiche, ma propriamente metafisiche (sub-umani).
Convinzioni trascinate e giustificate da un impulso che fa della violenza gratuita un dovere-missione, un servizio al proprio dio, anzi come ispirazione e impulso proveniente da esso. Quando, cioè, da un ateismo negativo si passa ad un ateismo assertivo, quando l’idolatra è trascinata dalla Potenza (cf. G. Dossetti, Introduzione al volume di L. Gherardi, Le querce di Monte Sole, Bologna, Il Mulino 1986).
Il secondo riguarda il martirio del prete francese Jacques Hamel, avvenuto il 26 luglio 2016 da parte di due fondamentalisti islamici, A. Kermiche e A.M. Petitjean, «soldati di Daesh». Il 13 aprile 2017 si è avviato il processo canonico per il riconoscimento del martirio.
Con un particolare accento, riconosciuto da papa Francesco nell’omelia di suffragio il 14 settembre 2016: la crudeltà dell’uccisione per sgozzamento è connessa alla domanda di apostasia. Alle parole dei suoi uccisori («I cristiani sono nemici dei musulmani, un ostacolo all’islamizzazione del mondo»), la vittima ha risposto riconoscendo il vero attore del delitto: «Satana vattene! Vattene Satana!». Parole che hanno un chiaro senso esorcistico (cf. SettimanaNews, qui).