La Santa Sede e la pace

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Oggettivamente, attraverso la sua storia, anche la più controversa, quella dello Stato Pontificio per esempio, la Chiesa ha avuto una vocazione politica alta — per la pace, la giustizia e la libertà.

Tali valori, ideali non vanno pensati in astratto, in maniera manichea, assoluta. Così gli ideali si polverizzano come il buio scompare con il sorgere del sole. Peraltro nella pratica possono essere in contraddizione fra loro. Essi devono essere incarnati in maniera concreta e da uomini molto imperfetti, perciò bisogna applicarli come si può.

Parolin, Helsniki, la pace

L’importante discorso[1] del cardinale Pietro Parolin va nel senso proprio di cercare di trovare tale difficile quadratura del cerchio. Raccoglie i tanti spunti che papa Francesco ha tentato di seminare in questi mesi osservando l’invasione dell’Ucraina allungarsi e allargarsi. Così la terza guerra mondiale ha smesso di essere strisciante e sta esplodendo.

Il cardinale spiega: “Le lacrime del Papa in preghiera ai piedi dell’Immacolata in piazza di Spagna l’8 dicembre scorso sono un antidoto potente contro il rischio dell’abitudine e quindi dell’indifferenza. E qui desidero ripetere il suo appello affinché si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora inutilizzati, per arrivare a un cessate il fuoco e a una pace giusta… non possiamo non domandarci se stiamo veramente facendo di tutto, tutto il possibile, per porre fine a questa tragedia! (corsivo mio)”

Qui c’è una dimensione forse non totalmente “ortodossamente” “cattolica”, cioè interna al discorso della Chiesa. Si allarga a parlare di una questione che riguarda otto miliardi di umani e non solo il miliardo e spiccioli di cattolici fedeli, o sedicenti tali. Qui anzi i cattolici sono chiamati a fare da motore o lievito, ma non sono il solo pubblico destinatario del messaggio.

Infatti c’è qualcosa che interessa tutti: come porre un argine agli orrori, al di là di chi li commette, cercare strenuamente un percorso di pace e giustizia con tutti, specialmente con chi non vuole sentir parlare di pace e giustizia.

Con quelli che già vogliono la pace, in fondo non c’è bisogno di sforzarsi. Il vitello grasso si uccide per il figliol prodigo non per i figli che sono rimasti a casa. Se i figli a casa non capiscono il gesto del padre e del fratello in realtà non hanno capito molto dall’inizio.

L’onere delle Santa Sede

In questo si traccia un percorso profondamente religioso di contatto con tutto quello che sentiamo di spirituale e che riguarda tutti, quelli che credono a Buddha, Maometto, Gesù Cristo, la Trimurti hindu, il Tao o gli spiriti degli alberi e le montagne.

Pace, giustizia e libertà sono vitali per ognuno, specie oggi quando sono in pericolo per la guerra. Qui, la Santa Sede, come istituzione della più grande religione unitaria del mondo, ha un enorme onere: cercare di trovare una via di pace sempre e ovunque in maniera pratica, non gridando principi astratti dalla cima di una colonna o in fondo a una grotta.

Parolin infatti spiega: “Abbiamo bisogno di affrontare questa crisi, questa guerra e le tante guerre dimenticate, con strumenti nuovi. Non possiamo leggere il presente e immaginare il futuro soltanto sulla base dei vecchi schemi, delle vecchie alleanze militari o delle colonizzazioni ideologiche ed economiche.”

È forse il ragionamento più profondo e più vero che dobbiamo farci: cosa altro potremmo fare per porre fine a questa tragedia. La risposta va cercata nella pratica, nello sforzo di comprensione e scioglimento delle dinamiche crudeli di potere perché è da lì che arrivano le guerre. Ma da queste dinamiche di potere possono anche venire la pace e la società umana. Nascono negli sforzi di dialogo, diplomazia che devono moltiplicarsi proprio quando tutto sembra inutile.

Diritto e negoziato

Appunto nell’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, citata da Parolin si dice: “Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale… La Carta delle Nazioni Unite, rispettata e applicata con trasparenza e sincerità, è un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e un veicolo di pace.

Ma ciò esige di non mascherare intenzioni illegittime e di non porre gli interessi particolari di un Paese o di un gruppo al di sopra del bene comune mondiale. Se la norma viene considerata uno strumento a cui ricorrere quando risulta favorevole e da eludere quando non lo è, si scatenano forze incontrollabili che danneggiano gravemente le società, i più deboli, la fraternità, l’ambiente e i beni culturali, con perdite irrecuperabili per la comunità globale”.

Il Papa chiama a uno sforzo politico, di trovare lo spirito di unità della polis-mondo in cui tutti siamo impegnati ma in cui il papa e il segretario di stato ci sollecitano prima di tutti.

È un appello a tutti, ma in particolare ai cristiani, agli uomini della tradizione del Libro a uscire da sé e mettersi in linea con le speranze, i bisogni di tutti per trovare un modo di stare insieme senza sopraffazione e nella pace.

Forse solo uscendo da sé si riporta poi tutto e tutti a sé. La Chiesa anche come più grande religione unitaria riconosce questo dovere e non se ne può sottrarre mentre l’ombra di una guerra senza precedenti si allunga sul mondo.

Scongiurare la guerra nel mondo

Per lavorare a scongiurarla il cardinale evoca un’altra conferenza di Helsinki che nel pieno della guerra fredda mise un freno alla corsa verso la distruzione nucleare reciproca.

Allora furono i sovietici a sollecitare una partecipazione della Santa Sede a quell’evento, oggi possono essere i russi a chiedere un intervento della Santa Sede? Può essere la Cina?

Forse ancora ci vorrebbe qualcosa di più stabile e strutturato di una conferenza che, per quanto importante, fu estemporanea. Forse la Santa Sede potrebbe ospitare a Roma un forum più permanente e più riservato per colloqui che si fanno di giorno in giorno più difficili.

È una dimensione nuova per la Chiesa e il cattolicesimo, con molti rischi, all’esterno e anche al suo interno. Ma il Papa e il cardinale giustamente capiscono che non ci sono altre vie per cercare di scongiurare la tempesta che arriva e fermare quella in corso.


[1] http://www.settimananews.it/informazione-internazionale/strumenti-nuovi-per-la-pace/

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