La banca del patriarcato di Mosca è in fallimento.
La notizia è apparsa su La Croix del 30 novembre. Il fatto non ha avuto alcuna eco, se non in ambienti bancari, già molto riottosi a fidarsi degli istituti russi. Si tratta della banca Peresvet, messa sotto amministrazione controllata il 21 ottobre scorso e che avrebbe avuto una perdita per i propri clienti di 227 milioni di euro, inghiottiti da investimenti e gestioni azzardate. Il nome della banca è quello di un monaco soldato russo, Alexandr Peresvet, noto per le sue gesta eroiche nella battaglia di Kulikovo, combattuta fra tartari e mongoli contro i russi nel 1380.
Traffici non trasparenti
I conti e i depositi della banca venivano usati da grandi compagnie energetiche russe, da un fondo privato di pensioni e, soprattutto, dal patriarcato della Chiesa ortodossa russa. Un terzo delle liquidità ecclesiastiche era collocato qui.
Il fallimento ha provocato molto rumore in Russia perché personalità di rilievo e sportivi di fama vi avevano messo i propri soldi. Per la testata Vedemosti solo un terzo dei depositi avrebbe una garanzia statale. Per Moskovskii Komsomolets c’è il pericolo che la Chiesa non riesca a pagare i suoi preti.
La questione tocca direttamente il patriarca Cirillo. La banca infatti si fregiava di una classica cupola ortodossa sormontata da una croce e vantava fra i suoi clienti privilegiati l’alto clero. Lasciando intendere agli utenti un rapporto diretto coi vertici politici. Creata nel 1992 è stata comprata l’anno successivo dal patriarcato sulla spinta dell’allora metropolita Cirillo, che siede nel suo consiglio dei direttori.
Nel momento della sua elezione a Patriarca di Mosca e della Russia (2009) sono riemerse le voci sulle sue cospicue proprietà immobiliari e su traffici non trasparenti nell’ambito dell’alcool, del petrolio e del commercio di pietre preziose. In particolare nell’importazione di sigarette attraverso i servizi della banca (cf. Regno-att. 4,2009,84 ss). Alcune società avrebbero importato esentasse il tabacco per poi rivenderlo a prezzi moltiplicati.
Alle accuse aveva pubblicamente risposto Ilarion Alfeyev, ex segretario del dipartimento del patriarcato per le relazioni esteri e oggi presidente dello stesso dipartimento, metropolita di Volokolamsk, indicando nel silenzio del patriarca la decisione di non mettere in imbarazzo altri, facendo danno alla Chiesa. Davanti al fallimento della banca Peresvet non c’è stato alcun commento ufficiale, se non un ufficiosa e anonima dichiarazione: «Non c’è alcuna dimensione religiosa nel funzionamento (della banca), che era diretta da personale laico».
«Un vero miracolo»
Un momento di grande e positiva risonanza per Cirillo è stata la consacrazione della nuova cattedrale ortodossa a Parigi, il 4 dicembre, (di cui abbiamo dato notizia) non solo per la sua imponenza, ma anche per la presenza massiccia di tutti i rappresentanti dell’Ortodossia in Francia (anche di quelli più critici verso la Chiesa russa).
Per il patriarca era la sua prima visita. Con un solo precedente, quello di Alessio II nel 2007. L’intero complesso, composto da quattro edifici, avrebbe raggiunto il costo di 170 milioni di euro, interamente coperti dalla proprietà, cioè lo stato, la Federazione di Russia.
In una intervista, pubblicata in parte da Le Figaro, il 3 dicembre, il patriarca risponde all’accusa di una eccessiva vicinanza al potere politico, facendo notare che «la Chiesa non può fare parte dei giochi politici, a prescindere dagli sforzi di quanti cercano di coinvolgerla, incapaci di riconoscere la bellezza del cristianesimo e la sua vocazione escatologica». Considera la costruzione di 30.000 nuove chiese in Russia negli ultimi 25 anni come un «vero miracolo arrivato dopo le tenebre del regime ateo». E denuncia la riemersione di alcuni atteggiamenti dell’ateismo del passato in «certi uomini e certi gruppi che hanno una sorta di fobia della Chiesa, di tutto ciò che è cristiano». «Fate attenzione al nervosismo di certe persone per reazione alla realizzazione nel nostro paese dei diritti della Chiesa di recuperare il luoghi di culto illegalmente sottratti ai fedeli».
Non manca di fare osservare ai suoi lettori francesi che «coloro che militano contro la presenza della religione nello spazio pubblico e impediscono l’insegnamento religioso nelle scuole offrono argomenti ai predicatori dell’estremismo religioso. La mancanza di conoscenze giuste sulla religione apre il campo ai reclutatori di Daesh».