Il 30 gennaio sono stati pubblicati in Francia due corposi rapporti sugli abusi e le derive settarie di tre personalità cattoliche molto note nel paese, e non solo.
Il primo (900 pagine) riguarda il fondatore dell’Arche, un’istituzione ecclesiale che sostiene centinaia di comunità nel mondo a favore degli handicappati più gravi, Jean Vanier. Una commissione autonoma, voluta da l’Arche, ha consegnato il suo lavoro (cf. qui).
Un’altra commissione voluta dai domenicani di Francia ha indagato sui comportamenti censurabili di due fratelli, ambedue domenicani, Thomas e Marie-Dominique Philippe. Il primo è co-fondatore con Vanier de l’Arche, il secondo ha avviato le diverse famiglie religiose della Comunità di san Giovanni (cf. qui).
Si attende un terzo rapporto, in capo alla Comunità di san Giovanni.
Il nucleo settario può esaurirsi?
Prima di dare qualche nota sommaria dei risultati delle indagini, vale la pena sottolineare il coraggio delle fondazioni e dell’Ordine di fare piena chiarezza sulle pagine oscure dei propri fondatori o confratelli.
In secondo luogo, è bene distinguere quanto può avvelenare i pozzi originari dei carismi e quanto tocca solo in parte il patrimonio spirituale delle famiglie religiose. Indicativa la conclusione della sintesi su Plagio e abuso: inchiesta su Thomas Philippe, Jean Vanier e l’Arche. «Se il nodo settario originale formava un micro-sistema nel cuore dell’Arche, alla luce dei fatti di abuso considerati dalla commissione, non sembra essersi esteso. Lo sviluppo rapido delle comunità e l’entrata di numerose persone con profili e motivazioni diversi, a cui si aggiungono elementi altri (come il controllo dei poteri pubblici, la presenza di professionisti esterni) spiegano la diffusione limitata del nodo settario e la sua consunzione dentro l’Arche».
Conclusioni similari sono prevedibili per quanto riguarda i domenicani: i due fratelli hanno sostanzialmente vissuto fuori delle comunità e lontano dai responsabili interni.
Per la Comunità di san Giovanni la questione è più pervasiva e richiede una più attenta e grande energia di purificazione interna.
La “notte delle nozze”
Le denunce di abusi nei confronti di Vanier e dei fratelli Philippe sono esplose a metà del decennio scorso, avviando procedure interne di rinnovamento e gli studi che ora diventano pubblici. Ma la storia è assai più lunga.
Si può partire dal 1938, quando Thomas Philippe afferma di aver avuto significative esperienze mistiche a Roma chiamate la “notte delle nozze”. Il coinvolgimento del corpo nel godimento estatico viene narrato come congiunzione con la Vergine e manifestazione di un più misterioso rapporto (incestuoso) tra Maria e Gesù. Una sconsolante sciocchezza che trova credito nello zio, anche lui domenicano, Thomas Dehau, e che l’interessato ricorda come fondante del suo cammino spirituale.
Lo stesso Thomas Philippe avvia nel 1945 una originale fondazione, poco distante dal centro di studi Saulchoir (Soisy-sur-Seine). Lì si ritrovano alcune delle figure più intelligenti e promettenti dei giovani cattolici di Francia. Fra questi, J. Maritain, C. Journet e lo stesso Jean Vanier. Un ambiente di grande vivacità intellettuale e sincera ricerca che però comincia a vacillare con le prime, discretissime, denunce nei comportamenti di Thomas Philippe (mentre resta più defilato in quel momento Marie-Dominique).
A metà degli anni ’50 il caso arriva a Roma e, nel 1956, vi è una severa condanna canonica per Thomas Philippe che lo depone dalla carica dell’associazione Eau vive, togliendogli la celebrazione liturgica e l’accompagnamento spirituale. Ma l’assoluta discrezione della condanna, la pertinace volontà del gruppetto originario (meno di una decina di persone), capitanato da Vanier, permette la continuità delle relazioni e il prosieguo di pratiche “spirituali” che confondono rapporti sessuali con esperienze mistiche. Esse sono considerate giustamente dal Sant’Uffizio (ora Dicastero per la dottrina della fede) come un «falso misticismo».
In queste derive sconvenienti è coinvolta anche madre Cecilia, sorella dei Philippe. Pratiche custodite da un muro di silenzio (anche dopo la fondazione dell’Arche nel 1964), favorito dalla totale autonomia delle vecchie e nuove fondazioni, dall’autorevolezza crescente dei personaggi (che si accreditano fino alle stanze di Giovanni Paolo II, mentre Giovanni XXIII aveva espressamente ammonito Vanier a staccarsi dai Philippe) e dal clima settario che inducono attorno a sé. Apprezzati per la rigorosa difesa delle ragioni dell’istituzione ecclesiastica e per il numero delle vocazioni.
Modalità settarie
Riprendo alcune note dalla già citata sintesi (126 pagine) del rapporto che riguarda J. Vanier, dove i tre personaggi sono spesso evocati assieme. Se le vittime considerate sono 25 per Vanier e 23 per Thomas Philippe, il loro numero prevedibile è assai più consistente. Il tratto comune che le unisce (e questo vale anche per Marie-Dominique Philippe) è una relazione di potere sulle donne interessate, una situazione di dipendenza da parte di queste e l’assenza di un loro consenso valido rispetto alle pratiche abusanti di cui erano oggetto.
Thomas, che ha la piena fiducia di Vanier, gode di uno stabile che può ospitare fino a 300 persone (dell’Arche e di altra provenienza) in cui riproduce le prassi già sperimentate al tempo dell’Eau vive. Una disorganizzazione vistosa e la scarsità di norme condivise si accompagnano all’invito per un’insistita preghiera di adorazione e la coltivazione di numerose vocazioni che alimentano diversi monasteri.
Gli abusi sessuali si avviano all’interno di un’avventura umana e spirituale di vocazione, grazie alla complicità involontaria di molti che invitano a parlare con p. Thomas e alla sua crescente fama di sapienza e santità. Il dialogo spirituale avviene senza alcun elemento di equilibrio (per esempio, con un riferimento d’autorità diverso) e gli abusi avvengono grazie a una manipolazione dei riti sacramentali, in particolare della confessione.
Fra Thomas e Vanier gli approcci alle vittime sono simili. Ma, mentre per Vanier si tratta sempre di donne maggiorenni, di buona cultura e di ceti sociali privilegiati, per Thomas sono soprattutto giovani ragazze in cerca di un cammino di vita. Baci, abbracci, accostamenti alle parti erotiche si susseguono senza necessariamente concludere con la penetrazione sessuale. Non conoscono forme violente, se con per casi rari.
Le giustificazioni – e questo riguarda sia i fratelli Philippe sia Vanier – sono di carattere mistico e teologico nella convinzione di un passaggio senza soluzione di continuità fra elemento spirituale e comportamento fisico. Fino all’affermazione paradossale di Marie-Dominique della superiorità del membro maschile di Gesù rispetto al suo cuore. La fuorviante relazione incestuosa di Gesù con Maria è variamente evocata. Succede che le vittime in capo a uno degli abusanti trovano conferma dei rapporti irregolari da parte degli altri due. Difficile pensare che vi sia un consenso libero e maturo da parte di persone incantate davanti al carisma di personaggi di questo calibro, timorose di dispiacere loro e di essere abbandonate. Alcune di esse rimangono convinte di aver avuto un’esperienza liberatrice. Solo a distanza di tempo esse percepiscono la violenza di cui sono state oggetto.
I segni della liberazione
La consapevolezza e il risveglio avvengono con l’avvertimento di un’insopportabile sofferenza interiore o quando ci si confronta con qualcuno esterno alle istituzioni e quando, per ragioni diverse, esplode un dissenso con l’abusatore.
Importante si è rivelato il ricorso ai terapeuti e l’appartenenza alle associazioni delle vittime. Le denunce sono in generale presentate alle autorità ecclesiastiche e ai riferimenti interni. Nel caso di Vanier, sono i nuovi responsabili dell’Arche che lo interpellano sulla questione, ottenendo ammissioni limitate. Solo quando le denunce diventano pubbliche e sono raccolte dai media, si avviano i processi adeguati sia interni sia esterni.
Molto delicata è la riflessione sulla comunicazione spirituale più ampia, attraverso libri, interviste e video, particolarmente estesa per quanto riguarda Vanier.
L’insistenza sull’accompagnamento, sull’alleanza e sulla comunione hanno piena legittimità nella comunicazione ecclesiale. Solo un occhio più attento avverte la presenza di radici malate che rimontano alle deviazioni originarie. Si potrebbe parlare di due piani distinti: «Il primo si basa su una mistica intima, segreta, derivante dal “matrimonio spirituale” con le deformazioni già indicate. Il secondo piano rivela una spiritualità di impegno per i poveri, riconoscendo ad essi un ruolo eminente per la conversione e la trasformazione delle relazioni nella società».
Gli studi si appoggiano concordemente sulla modalità e l’intenzionalità che hanno guidato la commissione autonoma di indagine sugli abusi, guidata da Jean-Marc Sauvé.