La Candelora del 2 febbraio è una festività cristiana dal sapore antico: festa della luce, «la prima creatura di Dio», in cui le candele (da cui il nome) sono vere protagoniste. Solennità del Cristo, presentato al tempio come luce del mondo.
Si fa in molte delle nostre chiese una luminosa, breve processione di candele, all’inizio della celebrazione eucaristica. Ma, come missionario, non posso dimenticare la Candelora che si celebra a Marsiglia. Questa non è solo la città del sapone, della lavanda o della tradizionale “bouillabaisse”, speciale zuppa, fatta con sette pesci differenti del Mediterraneo. È anche la città della Candelora, una festa che qui dura ben otto giorni!
Vivevo per alcuni anni, infatti, nel centralissimo terzo arrondissement di Marsiglia, settore definito «il quartiere più povero d’Europa». È un pezzo d’Africa, incastonato in terra francese. Ci si ritrova immersi tra gente d’Algeria, del Marocco, della Tunisia o delle isole Comore… Dappertutto si parla arabo o berbero. Per questo la città, di quasi un milione di abitanti, è considerata un porto di mare in tutti i sensi.
La Candelora vi inizia nell’oscurità delle quattro del mattino. Un popolo di fedeli si ritrova, allora, al vecchio porto per attendere «la nave». Sì, questo è il far memoria del Vangelo e della fede cristiana arrivati qui via mare, attraverso scambi e commerci.
L’emozione è grande quando, finalmente, nel buio della notte si intravede la sagoma enorme dell’imbarcazione, con sopra, immobili come le statue di San Pietro i giovani dell’accademia navale. Portano alto, tra torce accese, un prezioso evangeliario medievale.
Il vescovo, da sopra, proclama il vangelo e poi una lunga processione si snoda su, su, fino a mezza collina, all’antichissima abbazia di San Vittore del IV secolo. Si percorre, così, la “rue sainte” (strada santa), percorsa per secoli da migliaia di pellegrini che si recavano a questo luogo del martirio del santo.
La chiesa abbaziale si staglia superba, circondata come una fortezza da un alto muro merlato. Fu eretto dall’abate, appena diventato papa Urbano V, per proteggerla come un tesoro.
Ma, prima di entrare in chiesa, tutti sostano sul piazzale antistante, che sovrasta la città. Questa appare, completamente distesa ai propri piedi, alla luce tenue dell’alba come un interminabile e incantevole sfavillio di piccole luci. Il mare la circonda come in un abbraccio di amanti.
Da qui il vescovo con tutto il popolo attorno benedice tutti i suoi abitanti, di cui un terzo musulmani. È il momento più emozionante. La città, infatti, fondata 2600 anni fa da marinai greci, è la città più antica e la seconda metropoli di Francia. Da sempre accoglie nella sua storia vere e proprie ondate migratorie: greci, armeni, senegalesi, italiani, spagnoli, algerini, marocchini, tunisini, comoriani… ma in fondo, tutti marsigliesi!
Sì, Marsiglia coltiva la tradizione di un sorprendente “vivere insieme” a causa della sua popolazione mista culturalmente e religiosamente da molto tempo. È la vera arte di un porto di mare!
Ed è questo che il vescovo benedice a piene mani… come una luce che illumina il futuro di una comunità dalle innumerevoli origini. La “fraternité”, infatti, condita con un sapore provenzale, qui si gusta ogni giorno e in ogni relazione. Miracolosamente. Anche se non mancano le sue ombre.
Poi, entrando, alla solenne messa delle sei del mattino, con una basilica stracolma di fedeli, rischierete di restare fuori della porta come tanti… Al termine, nel vicino forno più antico di Marsiglia c’è l’immancabile benedizione da parte del vescovo delle tradizionali “navette”, squisiti dolci secchi (a forma di barchetta) con finocchi e spezie orientali. Anche i sapori qui sanno ritrovarsi insieme tra Oriente e Occidente: regioni lontanissime del mondo, per secoli, qui erano di casa.
A migliaia sono in quest’occasione le candele votive color verde-oliva che vengono distribuite e che ognuno porta a casa. Perché ricorderà che la Candelora è l’impegno per ognuno – in un mondo dove prepotente emerge il male con le sue tenebre – di essere un istante di luce. «Chi non ha luce in viso, mai potrà essere stella» annotava William Blake.
E questo lo si ritrova ad ogni passo, in fatti comuni, ordinari. Come, ad esempio, nel terzo arrondissement, dove i missionari e le suore scalabriniani hanno fatto nascere da trent’anni l’associazione di volontariato Enfants d’aujourdhui, monde de demain (Bambini di oggi, mondo di domani), dove si fa un doposcuola gratuito e quotidiano a quasi duecento ragazzi musulmani del quartiere. E senti, per caso, una donna algerina, rivolta alle suore, esclamare: «Io ringrazio ogni giorno Allah, perché ci siete voi. Perché voi preparate il futuro di mio figlio. Io non saprei farlo, non ho mai fatto la scuola!» Sì, anche questa è luce dal sapore mediterraneo di Candelora…
- Renato Zilio è autore di Dio attende alla frontiera, EMI, 35ª edizione.