La descrizione del percorso sinodale della Chiesa indiana fatta dal segretario della Conferenza episcopale Francis Gonsalves (qui) è stata duramente criticata dal Catholic Women’s Council (CWC). “Le conclusioni di p. Gonsalves – si legge in un comunicato dell’organizzazione – non coincidono con la realtà. Si parla di una Chiesa sostanzialmente matura, con pochi problemi. Questo rispecchia i desideri dei vescovi indiani, ma non rappresenta l’opinione delle persone di quella Chiesa”.
Insomma, una immagine rosa di una Chiesa in India che problemi e dialettiche ne avrebbe – come tutte le altre, d’altro canto. Secondo il CWC questa operazione mediatica sarebbe a servizio del mantenimento dello status quo a tutela degli attuali centri di potere all’interno della Chiesa indiana: “Con tutta la sua paura di essere auto-critici, si finisce col presentare una caricatura della Chiesa vissuta nella sua realtà”.
L’aspetto più preoccupante dell’articolo di p. Gonsalves è “l’affermazione che i temi emersi in Occidente sono in fin dei conti irrilevanti per l’India. Ma come può dire che gli abusi sessuali non sono una questione per la nostra Chiesa, quando invece abbiamo a che fare con così tanti casi da noi? L’articolo è un tentativo di obliterare dal confronto questioni difficili, come gli abusi compiuti da preti, l’ordinazione delle donne, le richieste della comunità LGBTQIA±”. Indicandole come questioni occidentali, si nasconde dunque il fatto che esse sono tali anche per la comunità ecclesiale indiana.
Il CWC richiama anche altri problemi cruciali rispetto alla fase nazionale della preparazione del Sinodo sulla sinodalità della Chiesa cattolica: la mancanza di un processo di ascolto e dialogo in molte comunità; il fatto che molte donne sono state volutamente escluse dal processo sinodale; problemi tipici della Chiesa indiana, come la divisione in caste e la sua ricaduta sulla società, mancano completamente dalla rappresentazione che ne ha fatto il segretario della Conferenza episcopale.