Il 28 marzo 1943 moriva, esule negli Stati Uniti, il musicista russo Sergej Rachmaninov. Per lo più noto in occidente per le sue composizioni pianistiche e orchestrali, fu anche autore di canti puramente corali, secondo la tradizione liturgica russo-ortodossa. Di particolare e riconosciuto valore è la raccolta che va sotto la denominazione di Vespro in memoria di Stephan Smolenskij, a sua volta studioso della musica liturgica ortodossa vissuto tra il 1848 e il 1909. La musicologa Kumush Imanalieva – docente in Italia, laureata presso il conservatorio Čiakovskij di Mosca – ricostruisce il contesto di guerra in cui maturò l’opera e propone una breve guida all’ascolto di alcuni dei Canti liturgici citati.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Serghej Vasil’evic Rachmaninov, poco più che quarantenne, ma ormai musicista affermato, vede l’interruzione di tutti i suoi progetti artistici e di vita: precipita la sua attività concertistica in veste di pianista e di direttore d’orchestra all’estero; anche le tournée all’interno della Russia subiscono una brusca caduta.
Nelle lettere del periodo, il compositore descrive scene strazianti di mobilitazione attorno a sé ed esprime il suo senso di angoscia a seguito nella tragicità della situazione. «Sono preso dal terrore e al tempo stesso assalito dalla profonda consapevolezza che con chiunque noi faremo la guerra, non usciremo vincitori», constata amaramente il compositore.
La straziante sofferenza del popolo del Paese che versa in una situazione tanto infelice, non permette a Rachmaninov né la composizione di nuove musiche, né lo studio del piano: «Io praticamente non studio. Sospiro solo! Quando finirà tutto ciò?», si domanda in una lettera al suo insegnante Siloti nel settembre del 1914.
Mentre la guerra non accenna a finire, circa un anno dopo, accade un altro fatto che riguarda indirettamente l’attività compositiva del musicista. All’inizio dell’estate del 1915, le bande denominate all’epoca i “cento neri” prendono di mira e distruggono alcuni esercizi a conduzione tedesca a Mosca, tra cui i negozi di musica e di edizioni musicali: Zimmerman, Sejvang, Bessel e K, Eberg, Ditmar e Gutheil. Quest’ultimo, da tempo editore di Rachmaninov, decide di vendere la sua casa editrice a S.A. Koussevizkij, noto musicista russo e fondatore delle Edizioni musicali russe (RMI). Dopo aver comprato la casa editrice Gutheil, Koussevizkij rivolge a Rachmaninov l’invito a passare alle edizioni russe, ricevendo il benestare del compositore.
Il primo opus pubblicato da Rachmaninov con RMI è Vsenoščnoe bdenie (o, in versione accorciata del titolo, Vsenoščnaja) op.37, tradotto in italiano come Vespri. La traduzione letterale del titolo è Veglia di tutta la notte, secondo l’Officio della Veglia o Grande Veglia. In effetti questo tipo di ufficio divino che veniva celebrato prima della Domenica e alla vigilia di alcune feste, comprendeva non solo il Vespro, ma anche il Mattutino e l’Ora Prima. Tale prassi di derivazione bizantina, introdotta in Russia nel secolo XI, includeva sia inni e salmi invariati, che venivano cioè proposti costantemente, sia altri variabili dedicati alle precise festività.
L’opera costituisce una raccolta di pezzi per coro a cappella e voci soliste ad uso del rito ortodosso, ponendosi in continuità con la Liturgia di San Giovanni Crisostomo op. 31, composta da Rachmaninov nel 1910. I Vespri recano la dedica a Stepan Vasil’evič Smolenskij, studioso dell’antico canto religioso russo e direttore del liceo del Sinodo di Mosca.
La composizione può essere divisa in due parti precedute dal prologo (Canto 1): dal canto 2 al canto 6 abbiamo propriamente il Vespro, dal 7 al 15 il Mattutino. Nella tradizione ortodossa della Chiesa russa, il Mattutino e l’Ora Prima seguivano infatti direttamente il Vespro. L’ultimo Canto (15) fa parte dell’Ora Prima.
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Ecco la sequenza della raccolta:
- Venite, inchiniamoci davanti al Signore
- La mia anima benedice il Signore (Salmo 102/103)
- Felice colui che non segue il consiglio degli empi (Salmo 1.1)
- Luce calma
- Ora, Maestro, tu rimandi il tuo servo in pace [Nunc dimittis]
- Gioisci, Madre di Dio [Ave Maria].
- Esasalmo
- Lodate il nome del Signore
- Benedetto il nome del Signore
- Avendo visto la resurrezione di Cristo
- Magnificat
- Gloria
- Giorno di nostra salvezza
- Resurrezione dei morti
- Inno alla madre di Dio
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Dal punto di vista musicale, in questa opera vengono evocati tre distinti ambiti del canto religioso, ognuno dei quali ha una propria configurazione storica: znamennuj raspev (il canto religioso russo), kievskij raspev (il canto religioso di Kiev) e grečeskij raspev (il canto greco-ortodosso).
Tutte e tre le tradizioni antiche si basano su una notazione che può essere paragonata nei suoi procedimenti alla notazione neumatica, tipica del canto gregoriano.
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Propongo quindi, qui, l’ascolto del Canto della Benedizione iniziale del Grande Vespro: Venite, inchiniamoci davanti al Signore (2’.17”).
Riporto, per l’intelligibilità, il testo della Benedizione iniziale del Vespro della liturgia ortodossa, in traduzione italiana:
Alzatevi! Signore, Benedici.
Gloria alla santa, e consustanziale, e vivifica, e indivisa Trinità, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Amen.
Venite, adoriamo il Re, nostro Dio.
Venite, adoriamo Cristo, il Re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.
Venite, adoriamo Cristo stesso, il Re e nostro Dio, e prosterniamoci a lui.
Venite, adoriamolo, e prosterniamoci a lui.
Questo è il brano d’apertura di tutto il ciclo. Rappresenta il maestoso inno che procede per gradi congiunti, preceduto da due esclamazioni di “Amen”. Introduzione emozionante.
Invito poi all’ascolto del Canto 5: Ora, Maestro, tu rimandi il tuo servo in pace, corrispondente alla preghiera latina, Nunc dimittis (4’.03”).
Ora congeda il tuo servo, Sovrano, secondo la tua parola, in pace, poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato a cospetto di tutti i popoli: luce a rivelazione delle nazioni e gloria del popolo tuo Israele.
Dalle memorie del compositore, apprendiamo che verso la fine di questo quinto Canto si colloca il passo musicale suo preferito, quando i bassi cantano una melodia che scende lentamente sull’indicazione di pianissimo fino a un profondo suono di si bemolle.
Quando Rachmaninov fece ascoltare al pianoforte questo passo al direttore del Coro del Sinodo, Nikolaj Danilin, cui era stato assegnato il compito di dirigere la prima esecuzione – il 10 marzo 1915 a Mosca -, questi sorpreso esclamò: «Dove troveremo al mondo dei bassi così!?». Ciò nonostante, i bassi in grado di arrivare così in profondità furono trovati. Dalle memorie del compositore riaffiora un passo a tal proposito: «Conoscevo le voci dei miei contadini ed ero assolutamente convinto che ai bassi russi potessi fare qualsiasi richiesta! Il pubblico sempre tratteneva il respiro, ascoltando il coro scendere così in basso».
La graduale discesa accompagnata dallo spegnersi dell’intensità del suono, per l’autore stava a significare la riappacificazione con la vita, prima della fine. Non a caso, secondo alcune testimonianze, il compositore aveva espresso il desiderio che questa musica accompagnasse le sue stesse esequie. Una delle chiese di Mosca, la Vsech Skorbjaščich Radoste, ogni anno propone i Vespri sia il giorno della nascita di Rachmaninov (01/04) che in quello della morte (28/03). Brano commovente.
Infine, raccomando l’ascolto del Canto 7: l’Esasalmo (3’.22”).
Gloria a Dio negli eccelsi, e sulla terra pace, tra gli uomini la benevolenza. (tre volte)
Signore, schiudi le mie labbra, e la mia bocca annunzierà la tua lode (tre volte).
In questo ascolto possiamo evidenziare un tratto molto caro a Rachmaninov: si tratta della descrizione sonora delle campane. Sin dalla tenera età il compositore era attratto dal suono delle campane delle chiese e dei monasteri ortodossi. Infatti, l’imitazione delle loro sonorità ricorre in numerose composizioni strumentali. Qui assistiamo all’effetto del suono delle campane prodotto dalle sole voci. Brano di contenuta gioia.
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Gli ultimi numeri che chiudono la monumentale composizione sono il 13, 14 e 15. Faccio notare che nell’Officio tradizionale il numero 13 “Giorno della nostra salvezza” e il 14 “Resurrezione dei morti” non vengono mai eseguiti insieme: è presente o l’uno o l’altro Canto. Rachmaninov li mantiene entrambi.
Il coro conclusivo “Inno alla madre di Dio” facente parte, come abbiamo osservato, della Ora Prima, conclude i Vespri con un breve e maestoso finale.
I Vespri di Rachmaninov, pur non avendo avuto, per ovvie ragioni, una grande fortuna esecutiva durante il periodo sovietico, sono stati sempre più eseguiti negli ultimi decenni in Russia, sia sotto forma di concerto che in ambienti ecclesiastici.
Per il carattere profondamente originario – tale da evocare i più remoti canti dell’antica tradizione religiosa russa – i Vespri di Rachmaninov rappresentano un vero caposaldo: una delle pagine di più ispirata e sincera spiritualità russa.