La guerra “metafisica” e lo scontro apocalittico contro l’Anticristo da parte della santa Russia nella guerra ucraina emerge con chiarezza nel discorso del patriarca Cirillo il 9 aprile.
In occasione di un pranzo, dopo la celebrazione liturgica delle Palme, il gerarca si è scagliato contro il satanico Occidente: «Il momento della verità sta arrivando e, probabilmente, è già arrivato, perché tutto si è chiarito: le maschere sono state strappate, la falsa diplomazia dell’era della distensione è sparita. Perché l’intento era di prenderci a mani nude, senza alcuna guerra, con l’inganno, per trascinarci nel loro mondo, per instillare in noi i loro valori. Ma il nostro popolo e la nostra leadership si sono resi conto che questi valori contraddicono i nostri, perché la Santa Russia, grazie a Dio, preserva i valori cristiani, già contenuti nel sistema dei valori nazionali».
Cirillo: difendiamo la fede, non i territori
«Quando è diventato chiaro che non c’era più nulla in comune, tutto ciò ha portato a uno scontro militare. E dobbiamo ricordare che la nostra attuale battaglia non è contro il sangue e la carne, ma contro i dominatori delle tenebre di questo mondo, contro gli spiriti della malvagità che sono nei luoghi celesti (vedi Efesini 6:12). Lo dico con chiarezza, con piena fiducia che la Russia è dalla parte dell’umanità. E questo può essere facilmente dimostrato, perché la Russia non cerca di arricchirsi, non cerca di impadronirsi di altri paesi, non cerca di sottomettere nessuno. La Russia cerca semplicemente di preservare la sua identità, la sua fede, il suo sistema di valori.
Non è la prima volta che la Russia entra in un simile confronto ed è molto importante che non siamo guidati né dal desiderio di potere, in particolare dal potere mondiale, né dal desiderio di facili prede. Non associamo nulla di materiale a questo confronto, e questa è la prova della correttezza della nostra posizione. Difendiamo la nostra fede, il nostro sistema morale di valori.
Non vogliamo i genitori numero 1 e numero 2. Non vogliamo che si perda la distinzione tra i sessi. Non vogliamo che la depravazione diventi la norma. La Russia ha trovato la forza per resistere al male, il che significa che i nostri santi predecessori accompagnano la terra russa con le loro preghiere. Altrimenti, è impossibile spiegare come l’attuale generazione di politici, nati in epoca sovietica e persino post-sovietica, sia arrivata in difesa della Russia ortodossa delle origini. Tutto, per grazia di Dio. E il Signore non lascia la nostra terra, e Dio non voglia che la fede ortodossa scompaia dal nostro popolo».
Sacerdozio sacrificale
«E perché sia così, il servizio della nostra Chiesa deve essere speciale, veramente sacrificale. E questa non è solo retorica: queste sono parole conquistate a fatica. Perché è solo attraverso il servizio sacrificale che sopporteremo e supereremo tutto. E oggi la mia parola speciale è per il nostro servizio sacerdotale. Sono arrivati tempi nuovi in cui la Chiesa ha un’enorme responsabilità per il destino del Paese.
La mia generazione ricorda come i nostri padri hanno resistito alle prove cadute addosso a loro e non si sono spezzati. Grazie a loro, abbiamo preservato sia la nostra fede che la nostra Chiesa. E cosa ci aspetta? Nessuno lo sa: tutto è nelle mani di Dio. Ma tra noi non dovrebbero esserci quelli che sono pronti a rinunciare al servizio sacrificale per il benessere personale. Oggi dobbiamo mobilitare tutte le nostre forze non per esibizionismo, ma perché il futuro del nostro Paese dipende dalle nostre fatiche e preghiere.
E ancora, queste non sono parole sprecate, perché la Chiesa è il lievito e il sale di tutta la società, di tutto il popolo. E se il sale perde il suo potere, chi altro darà questo potere?».
La necessità di sostenere l’intera società, «vale anche per le nostre forze armate, l’intero vertice del potere, che oggi, più di tanti altri segmenti della società, si sta aprendo all’incontro con la Chiesa».
La verticale della paura
La sacralizzazione della guerra sembra confinare sullo sfondo lo scisma con le Chiese ortodosse elleniche e con Costantinopoli, colpevoli di aver spaccato la Chiesa ucraina rimettendo l’autocefalia alla parte “scismatica”. La paura di Bartolomeo di perdere il “primato” e il suo servilismo alla politica degli USA e dell’Occidente – secondo Cirillo – hanno avviato una frana nelle Chiese ortodosse, rendendo necessario l’intervento armato in Ucraina. Non solo per assicurare lo spazio vitale al “mondo russo”, ma per salvare l’Ortodossia davanti alle voglie predatrici dell’Occidente.
Secondo Céline Marangé, «dalla sua intronizzazione nel 2009, la Chiesa (russa) conosce una deriva autoritaria molto simile a quella dello stato. Gli spazi di libertà e di dialoghi sono scomparsi e si è strutturata una “verticale della paura”. Vi è una forma di tacito accordo: la Chiesa beneficia dell’aiuto dello stato per imporre i suoi indirizzi nella società e per estendere la sua influenza all’estero: per contro, essa sostiene le scelte politiche interne ed esterne del presidente. Per questo il patriarca Cirillo è arrivato ad affermare che i soldati morti in Ucraina andranno in paradiso».
Per i dirigenti statali ed ecclesiali «Mosca non può più incarnare la “terza internazionale” che è sepolta, deve tornare alla “terza Roma” che ha il vantaggio di essere eterna» (Le Monde, 31 marzo).
Bartolomeo: il mito infranto della “terza Roma”
La contrapposta posizione del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, è riconoscibile in due interventi: ad Abu Dhabi (9 dicembre 2022) e a Vilnius (20-22 marzo 2023). Nel primo, dopo l’accusa di perseguire fin dal XV secolo il mito della “terza Roma” e di assunzione del panslavismo nel secolo scorso, Bartolomeo continua: «Durante l’Unione sovietica la religione era emarginata e perseguitata. L’ideologia comunista aveva occupato il ruolo attribuito alla religione dall’impero russo. Dopo la sua caduta la fede è stata nuovamente utilizzata per scopi ideologici.
La Chiesa ortodossa russa si è schierata con il regime del presidente Vladimir Putin, soprattutto dopo l’elezione di sua beatitudine, il patriarca Cirillo nel 2009. Partecipa attivamente alla promozione dell’ideologia del Russkiy Mir, del “mondo russo”, secondo la quale lingua e religione permettono di definire un insieme coerente che comprende Russia, Ucraina, Bielorussia, così come gli altri territori dell’ex-Unione sovietica e della diaspora.
Mosca (potere politico e potere religioso) costituirebbe il centro di questo mondo, la cui missione sarebbe quella di combattere i valori decadenti dell’Occidente. Questa ideologia costituisce uno strumento di legittimazione dell’espansionismo russo e la base della sua strategia euroasiatica. Il legame con il passato dell’etnofiletismo e il presente del “mondo russo” è evidente. La fede diventa così la spina dorsale dell’ideologia del regime di Putin».
Nel discorso a Vilnius (Lituania) Bartolomeo sottolinea: «La crisi ucraina si collega con la sfida più fondamentale del mondo cristiano ortodosso. L’Ortodossia continuerà ad essere guidata spiritualmente dalla sua fonte e difesa, cioè il centro tradizionale e storico, il patriarcato ecumenico di Costantinopoli? È una domanda essenziale per il carattere, l’identità e l’esistenza dell’Ortodossia». «Il 5 gennaio 2019 è stato firmato il tomo che concede l’autocefalia alla Chiesa ortodossa dell’Ucraina. Il distacco della rilevante popolazione ortodossa ucraina dalla tutela di Mosca ha privato la Chiesa russa di gran parte della sostanza della sua pretesa anti-ecclesiologica, nel suo tentativo di primazia nell’Ortodossia».