Nei giorni 12-14 aprile 2023 si è tenuta la 70ª Assemblea generale dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI). Circa 250 le delegate in rappresentanza di altrettante congregazioni femminili e delle 50 mila suore presenti in Italia.
Tre i momenti salienti dell’assemblea: la relazione quinquennale di madre Yvonne Reungoat, già superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha guidato l’USMI in questi ultimi 5 anni; l’incontro con papa Francesco; l’elezione della presidente e della sua vice.
Relazione del quinquennio
Il tema – In cammino sinodale, Donne testimoni del Risorto – ha accompagnato la riflessione per discernere e aprire vie di futuro per l’USMI, per la Vita consacrata presente in Italia e in diverse parti del mondo.
La relazione del quinquennio ha offerto una panoramica dettagliata di tante iniziative promosse e sviluppate nei diversi campi. Forse troppe, e per questo difficili da qualificare, e non tutte orientate a dare vita al necessario rinnovamento di questo periodo storico.
Scarsa è la spinta propositiva che emerge dalla presentazione dei cinque anni. Si registra tanta disponibilità, buona attenzione alle iniziative, naturale collaborazione, ma debole spinta innovativa. C’è un’accentuata attenzione alla gestione dell’esistente, alla copertura dei compiti nei diversi ambiti, e alla stipulazione di accordi con i diversi organismi ecclesiali e non. Tutto quello che è istituzionale è a regime.
Forte è l’accento dato alla collaborazione ecclesiale sia con la Santa Sede sia, soprattutto, con la Conferenza episcopale italiana.
Buona è stata valutata la collaborazione con la CISM, la Conferenza superiori maggiori d’Italia, soprattutto su temi che riguardano da vicino sia le congregazioni femminili sia quelle maschili: formazione, terzo settore, scuola paritaria, cultura della prevenzione degli abusi e della tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Come vita consacrata femminile – ha detto la presidente USMI – forse si è più interpellate sugli abusi di autorità e di potere e sugli abusi spirituali.
Alcuni accenni lasciano intuire che sta cambiando il paesaggio della vita religiosa in Italia e sarebbe importante conoscere e accompagnare i nuovi inserimenti, con discrezione e nella semplicità della fraternità.
Questioni aperte
Sfide urgenti da considerare sono: l’approfondimento del voto di obbedienza e della missione dell’autorità come servizio.
La visione secolarizzata dell’esistenza, la priorità dei progetti personali su quelli comunitari, le modifiche di un credere con minore consistenza confessionale ed ecclesiale rendono più rare le vocazioni a servizi ecclesiali definitivi come quello religioso.
Anche per chi coltiva una vocazione “esigente”, le scelte possibili si sono ampliate specialmente in alcune dimensioni della pastorale giovanile/vocazionale, carceraria e del mondo penale, sanitaria e familiare. Mentre sembrano meno abitate da membri di congregazioni religiose le «periferie estreme e scartate».
Le onde del nuovo e del tradizionale si stanno mescolando. Forme antiche e recenti di consacrazione custodiscono il tema del carisma condiviso all’interno dell’esperienza ecclesiale. Alcune sembrano dare sicurezza e invece danno solo rigidità. L’eccessiva autoreferenzialità, la poca attenzione ai momenti duri della vita cristiana, alle notti della fede rendono fragile la formazione.
Conseguente è l’invito a un più accurato discernimento, anche a livello di Chiesa locale, con tante suore straniere che vanno aiutate e supportate anche rispetto a difficoltà economiche e morali. Non è più rinviabile il capitolo di una formazione e di un accompagnamento delle suore originarie da altre nazioni, che sono ormai “maggioranza” in alcune diocesi italiane. Esse vanno introdotte nel cammino della Chiesa che è in Italia e nella “cultura” del nostro Paese, favorendo, passo dopo passo, un più fecondo inserimento nelle Chiese locali.
È un’occasione da non perdere, ma anche da gestire bene e da accompagnare per «dare forma e concretezza» alle riflessioni sull’interculturalità e sull’accoglienza. Le debolezze accettate e riconosciute possono diventare delle opportunità se vengono affrontate insieme.
Alcune attenzioni meritano particolare cura.
- La fraternità evangelicamente debole richiede un’autorità capace di far convergere tutto nei progetti, nelle mete, nelle iniziative. È importante suscitare nelle comunità – che sono anche multiculturali e interculturali – uno sguardo contemplativo reciproco, il desiderio di fare Chiesa insieme.
- La necessità di un ridimensionamento, di una risignificazione rischia di fare perdere la speranza nel futuro e indebolisce il senso di appartenenza. È importante rischiare prospettive nuove, creando reti all’interno di ogni Istituto, tra le diverse Congregazioni, ma anche tra le diverse vocazioni nella Chiesa, capaci di interagire nella ricerca di nuove risposte concrete ai nuovi bisogni.
- Un’economia fragile chiede di essere gestita evangelicamente. Si può pensare alla solidarietà tra gli Istituti per ridurre le disuguaglianze talvolta molto grandi.
Papa Francesco ed elezione della presidente
L’incontro con papa Francesco ha assunto il tono della carismaticità. Due passaggi rimangono riferimento importante per dare vita ai desideri e alle iniziative. Un apprezzamento: «Le donne sanno creare nuovi cammini, sanno dare… Sono coraggiose»; e l’invito ad essere seminatrici di speranza… «La speranza è molto importante per andare avanti».
Nella giornata conclusiva, l’USMI, per realizzare la sua missione di coordinamento e di comunione e sviluppare una comunicazione fluida e continua tra i diversi livelli – nazionale, regionale e diocesano – si è data una nuova presidenza.
Presidente è suor Micaela Monetti, superiora generale delle Pie Discepole del Divin Maestro (pddm.org). È nata a Torino il 15 agosto 1955 e ha emesso i voti perpetui ad Alba (CN) il 28 ottobre 1984. Conseguito il baccalaureato in filosofia e teologia all’Istituto teologico dell’Italia settentrionale (Milano), ha frequentato l’Istituto Patristico Augustinianum a Roma. Ha lavorato nella pastorale giovanile, vocazionale e liturgica. Ha collaborato alla redazione nella rivista liturgica La Vita in Cristo e nella Chiesa. Dal 1999 al 2003 è stata consigliera provinciale in Italia. Dal 2005 al 2017, per due mandati consecutivi, è stata consigliera generale.
Vicepresidente è stata eletta suor Maria Mabel Spagnuolo delle Piccole Suore Missionarie della Carità (don Orione). È nata a Buenos Aires, Argentina, il 1° novembre 1958. Ha ottenuto la cittadinanza italiana nel 2012. Ha conseguito il diploma di professoressa di musica, con specializzazione in pianoforte, chitarra e organo al Conservatorio normale rgentino di Buenos Aires nel 1977 e ha frequentato la scuola di danza classica fino al 1978. Ha ottenuto il titolo in Pedagogia con specializzazione nell’alfabetizzazione degli adulti nel 1987. Il 25 maggio 2011, durante l’XI Capitolo generale, le è stato affidato il servizio di superiora generale delle PSMC, ed è stata confermata per il sessennio 2017 – 2023, il 20 maggio 2017, dal XII Capitolo generale.
Il compito che si apre è ricco di prospettive, ma anche intrecciato di ostacoli. La cronaca degli ultimi mesi non ha risparmiato di mettere in luce casi gravi di insubordinazione alle autorità ecclesiastiche e non meno gravi sono le forme nostalgiche di ritorno al passato. Stare nell’oggi non è solo una sfida, ma un’opportunità per dire che è possibile stare bene regalando attenzione.