Fatima si impone alla Chiesa

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“Fatima, segno di speranza per il nostro tempo” è il titolo significativo della lettera pastorale dei vescovi portoghesi inviata ai fedeli per far memoria del centenario delle apparizioni a Fatima. Con stile sobrio e chiaro i vescovi riassumono gli eventi che videro il piccolo paese al centro dell’attenzione mondiale sia dei credenti sia dei non credenti.

Nostra Signora apparve a tre pastorelli, Giacinta, Francesco e Lucia dal 13 maggio al 13 ottobre 1917 in un tempo in cui il Portogallo attraversava una crisi politica, religiosa e sociale profonda e l’Europa, come mai prima nella sua storia, era immersa in una guerra mondiale, che aveva coinvolto anche il Portogallo. Quando si diffuse la voce delle apparizioni, accorsero in molti a Cova da Iria. Vi fu chi credette subito alle testimonianze dei pastorelli e altri che manifestarono dubbi, perplessità e ostilità.

Alla presenza di settantamila persone, il 13 ottobre vi fu il noto «miracolo del sole», di cui parlarono ampiamente i giornali del tempo. Qualche tempo dopo trovarono la morte Francesco e Giacinta a causa di una epidemia influenzale, rispettivamente nel 1919 e 1920. Lucia nel 1921 lasciò il suo paese per iniziare la sua formazione di religiosa. Morì nel 2005 nel Carmelo di Santa Teresa a Coimbra.

Francesco e Giacinta furono dichiarati beati nel 2000, primi beati non martiri. Nel 2008 iniziò il processo di beatificazione di Lucia, reso più breve per concessione di papa Benedetto XVI.

Fatima e la Chiesa

Gli avvenimenti di Fatima diedero inizio anche a una campagna di denigrazione e di oltraggi da parte di un ampio settore della società portoghese, dove erano forti i massoni e gli anticlericali. Si arrivò persino a fare un attentato dinamitardo alla cappellina il 6 marzo 1922, che fu subito riedificata e consacrata il 13 gennaio 1923.

Il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leiria, dom José Alves Correia da Silva, pubblicò una lettera pastorale dichiarando come degne di fede le visioni dei tre pastorelli e permettendo ufficialmente il culto di Nostra Signora del Rosario di Fatima. Ebbero eco le parole del card. dom Manuel Gonçalves Cerejeira, patriarca di Lisbona: «Non fu la Chiesa ad imporre Fatima, fu Fatima che si impose alla Chiesa» (1943).

Il messaggio che partì da Fatima – scrivono i vescovi – «è un dono ineffabile di grazia, misericordia, speranza e pace, che ci chiama all’accoglienza e all’impegno».

È certamente un messaggio in sintonia con la pietà del popolo portoghese e sotto l’illuminazione dello Spirito Santo, per cui i vescovi sentono la responsabilità di approfondire il significato dell’evento, di rilevare la sua attualità per la vita cristiana dei fedeli e di esplicitare le sue potenzialità per una conversione spirituale, pastorale e missionaria.

Fatima, una “benedizione”

Il ciclo delle apparizioni del 1917 viene ritenuto dai vescovi una «benedizione» per la Chiesa e per il mondo. «Nel mezzo di situazioni veramente drammatiche, quando molti contemporanei erano sotto il dominio dell’angoscia e dell’incertezza, quando la forza del male e del peccato sembrava imporre il suo dominio, la Vergine Maria fa brillare in tutto il suo splendore la volontà di salvezza di Dio, una benedizione che rivela l’estensione della sua tenerezza a tutte le creature. Il suo invito alla conversione, alla preghiera e alla penitenza ha lo scopo di togliere gli ostacoli che impediscono agli esseri umani di sperimentare una bontà che viene da Dio e fu depositata nel cuore umano» (n. 3).

La Basilica di Nostra Signora del Rosario fu consacrata il 7 ottobre 1953 e, con il passare del tempo, divenne una «casa materna», secondo la felice espressione di Benedetto XVI.

Il Santuario divenne il «cuore spirituale» del Portogallo, espressione dei tratti di identità del cattolicesimo lusitano, come «carisma» della Chiesa del paese in sintonia con il carisma dei tre pastorelli. Tanto che vi è un legame singolare del Portogallo con Fatima, reso esplicito con la consacrazione del Paese al Cuore Immacolato di Maria avvenuta il 13 maggio 1931 e manifestatosi di recente con l’immagine della Madonna che è stata portata in tutte le diocesi.

«Nel corso di tutti questi anni – scrivono i vescovi – il pellegrinaggio a Fatima ha rivitalizzato la fede di molti credenti stanchi, ha suscitato la conversione di molti cuori induriti, ha riaffermato l’appartenenza ecclesiale di molti battezzati disorientati, ha reso possibile che molti indifferenti riscoprissero il Vangelo, ha suscitato una religiosità che ha plasmato la vita di gran parte del nostro popolo. I pellegrinaggi a livello individuale e comunitario sono stati esperienze di Dio e occasione per la lode, lo stimolo ad aprirci alla sua volontà e alla realizzazione della nostra conversione permanente».

Fatima oggi

Un chiaro e commovente messaggio viene da Fatima in questa «ora storica» dell’umanità, cui deve corrispondere un preciso compito da parte dei credenti: non lasciarsi andare all’indifferenza davanti alle sofferenze dell’umanità; rispettare la memoria di tante vittime innocenti; non permettere che il cuore diventi insensibile al male tante volte banalizzato.

La Lettera pastorale così conclude: «Fedeli al carisma di Fatima, siamo chiamati ad accogliere l’invito a promuovere e difendere la pace tra i popoli, denunciando e opponendoci ai meccanismi perversi che sfidano razze e nazioni: l’arroganza razionalista e individualista, l’egoismo indifferente e soggettivista, l’economia senza morale o la politica senza compassione. Fatima si erge come parola profetica di denuncia del male e impegno con il bene, nella promozione della giustizia e della pace, nella valorizzazione e nel rispetto della dignità di ogni essere umano».

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