Mi ha spinto a comprare il libro di Paolo Ricca, Dio. Apologia (Claudiana, Torino 2022), il termine Apologia che ricorre nel titolo. La parola mi ha rimandato all’Apologetica vecchia maniera, in cui centrale era l’atteggiamento difensivo; non a caso sono chiamati apologisti gli scrittori cristiani che, nei primi secoli, hanno scritto in difesa della loro fede.
Non apologetico
La mia generazione è stata educata all’insegna della contrapposizione: a scuola e in Chiesa, in piazza e a casa: noi e loro, cattolici e non cattolici, democristiani e comunisti. Il corso di apologetica, obbligatorio e propedeutico alla filosofia e alla teologia, era tutto rivolto a insegnare come difendersi intellettualmente contro «gli altri».
Per fortuna, il concilio Vaticano II è sopraggiunto quando avevo appena cominciato la teologia e ho poi avuto dei professori giovani che manzonianamente si sono messi a «lavare i loro panni in Arno», man mano che il Concilio si svolgeva. E l’apologetica della contrapposizione, del «noi e loro», è stata abbandonata a favore di una teologia seria e ripensata. Proprio a Manzoni è attribuito il detto: «Nessun comandamento divino ha bisogno d’apologia».
Gradita sorpresa, dunque, constatare che il volume di Ricca è dichiaratamente non apologetico ed è però espressamente centrato su Dio. Questa impostazione viene tematizzata in un paragrafo del volume: «Un Dio non cercato» (p. 155), mentre nell’introduzione viene sottolineato: «A proposito dell’esistenza di Dio, è interessante osservare che la Bibbia non spende una parola per dimostrarla» (p. 21).
E soprattutto mi ha colpito quest’annotazione: «Secondo la Bibbia, la fede non nasce per il fatto che Dio esiste, ma per il fatto che Dio parla. Non è la sua esistenza che genera la fede, ma la sua Parola». Essere cristiani non significa essere in ascolto della Parola per eccellenza, che rimanda a una Persona e a un Libro? Persona, Parola, Libro: tre parole dell’identità cristiana e di una ricerca mai compiuta, che mette in gioco chiunque legga la Bibbia con fede.
Un percorso originale
Del tutto personale e affascinante è il percorso in cui Ricca coinvolge il lettore, perché lo conduce attraverso una trattazione sistematica classica già in sé molto originale:
- Dio nella Modernità: Più che negare Dio l’età moderna tende ad affermarne l’inconsistenza; essa parla dell’inutilità di Dio, di Dio come fiaba, Dio come proiezione, Dio come droga; teorizza addirittura la morte di Dio, la religione come veleno, Dio come illusione; teorizza il silenzio di Dio, Dio come nulla, Dio come idolo (pp. 31-148).
- La presentazione dei tratti che assume Dio nella Bibbia afferma un Dio non cercato; un Dio non dimostrabile; un Dio contraddetto; un Dio rivelato. Il lettore avvertito intuisce senza difficoltà come dietro questi negativi si nasconde, per antitesi, una figura grandiosa di Dio.
- Dio nella fede: l’atto del credere è il momento in cui Dio viene accolto come realtà, come prossimità, Dio come umanità, Dio come relazione.
- Il cristiano che guarda oltre il suo credere personale si interroga su Quale Dio?
In paragrafi specifici viene presentato Dio nell’induismo e Dio nel buddhismo.
Il Dio della Bibbia ebraica viene caratterizzato come Un Dio personale, Dio è Spirito, l’Ineffabile dai molti nomi, è Creatore, Signore, Legislatore e giudice, Dio dei patti. Prendendo sul serio il dato storico che c’è un ebraismo oltre la Bibbia, ad esso Ricca dedica quattro paragrafi: Dio nella letteratura rabbinica, Dio nella filosofia ebraica medioevale, Dio nella mistica ebraica e nella cabala, Dio nell’ebraismo moderno.
Completando il quadro dei monoteismi, un capitolo è dedicato a Dio nell’islam. Le fonti, Dio nel Corano, Dio nella tradizione islamica: la dottrina del mithaq, la superiorità della religione islamica su quella ebraica e su quella cristiana, il ruolo della sharìa nella società musulmana.
Oltre ogni Chiesa
Oltre la struttura tematica che abbiamo delineato, un’ulteriore articolazione del volume è costituita da un «Preludio»: Due voci dalla Modernità: Voltaire e Nietzsche; da un «Interludio»: Karl Barth, Martin Buber, e da un “Postludio”: Voci del Novecento su Dio: Etty Hillesum, André Schwarz-Bart, Zwi Kolitz, Dietrich Bonhoeffer). Persone tutte che esemplificano in modo straordinario la ricerca di Dio nella loro vita e nel loro tempo.
La Conclusione del volume è un invito alla preghiera in tre pagine.
Il volume è corredato da 14 illustrazioni, delle quali viene proposto un commento teologico-spirituale (pp. 369-383), che si legge con gusto, come sempre capita quando arte e spiritualità si incontrano in modo intelligente.
A conclusione della lettura del volume, mi resta l’esigenza di ascoltare e di riflettere su una Parola che ci risuona dentro, più grande di noi, a indicare un oltre ogni persona e oltre ogni Chiesa.
Paolo Ricca, Dio. Apologia, Claudiana, Torino 2022, pp. 412, € 24,50, EAN: 9788868983307
Letto mesi fa, libro stupendo, uno dei più belli degli ultimi anni.
Ormai non si cerca più Dio, ma si cerca la “ricerca di Dio”. Ossia siamo in pieno manierismo teologico. Il discorso non è più su Dio ma su come cercare Dio. I cercatori fanno discorsi su stessi avvitandosi in autoreferenzialità, senza mai arrivare alla meta. La meta Dio, ormai è anzi trascurabile. La ricerca è fine a se stessa. Come chi invece di essere santo, di vivere concretamente da Santo, vivesse in ricerche sulla santità, o chi invece di amare vivesse in ricerche intellettuali sull’ amore. A ricerca della ricerca . Stesso
manierismo del “sinodo sulla sinodalità”.
In realtà è un libro poco astratto e intellettuale, ma molto biblico. Provi a leggerlo, credo possa piacere in modo del tutto trasversale.
Leggere Paolo Ricca non è mai una perdita di tempo. Incontrarlo in un libro o di persona è davvero toccante ed arricchente sempre un incontro tra fratelli. Grazie carissimo Paolo per questo nuovo prezioso lavoro e grazie ad Alfio Filippi per la sua recensione.
Buongiorno certamente non spenderò soldi per il libro di Ricca. Sprecare tempo per chi usa ciciterismi teologici essendo lui stesso fuori dall’ unica Chiesa non mi pare il caso. Consiglio a Ricca e a chi come l autore dell articolo è così entusiasta del ” nuovo” portato dal CVII di leggersi Iota Unum di R. Amerio e la Mistici Corporis di Pio XIi. Magari si scoprono qualcosina di Dio Padre.
Mauro Mazzoldi