Dopo ulteriori arresti di sacerdoti e altre vessazioni volte a ostacolare la missione pastorale e sociale della Chiesa nicaraguense, il regime Ortega ha messo mano a una vera e propria decapitazione economica delle diocesi del paese. Sono stati infatti bloccati tutti i conti bancari delle Chiese locali del Nicaragua, che si trovano così impossibilitate a far fronte alle spese amministrative di quotidiana necessità – come anche il semplice pagamento delle bollette della luce, gas e acqua.
Costringendo la Chiesa a una condizione di morosità, Ortega cerca di neutralizzarne l’opera e la presenza in Nicaragua. In sostanza, si tratta di una sorta di omicidio economico dell’istituzione ecclesiale – l’unica che, finora, era sopravvissuta al dispotismo totalitario del regime Ortega.
Davanti a questo atto, si è alzata la voce dei credenti e dei difensori dei diritti umani in Nicaragua. L’avvocatessa Martha Patricia Molina, esponente cattolica in esilio, ha affermato che, con questa misura, Ortega mira a soffocare “la Chiesa dal punto di vista finanziario”, mediante scelte che sono “arbitrarie, illegali e sconsiderate. Questo è il momento in cui noi laici cattolici dobbiamo intensificare le nostre preghiere e cooperare economicamente con le nostre Chiese affinché possano far fronte ai loro obblighi finanziari e amministrativi”.
Per giustificare questa operazione, Ortega ha accusato la Chiesa cattolica nicaraguense di essere implicata in attività di riciclaggio di denaro sporco. Ma le procedure utilizzate dal regime sono, a detta dell’avvocato Yonarki Martínez che è impegnato nella tutela dei diritti umani davanti alla repressione del governo, del tutto illegali: “La revoca del segreto bancario avviene quando c’è un’indicazione di reato e per farlo è necessaria l’autorizzazione di un giudice, la procedura utilizzata non è quella stabilita dalla Sovrintendenza bancaria. Dicono che stanno indagando, ma nel comunicato condannano già. Il Ministero dell’interno controlla tutte le ONG. In questo caso, la procura, la polizia e l’Unità di analisi finanziaria stanno ripulendo i conti senza seguire una procedura legale. Dov’è la natura del crimine? Aiutare le persone?”.
Per Molina in questo attacco alla Chiesa cattolica diventa ancora più evidente “l’uso arbitrario delle leggi del paese. È urgente che istituzioni come la GAFILAT denuncino il fatto che le leggi bancarie vengono usate in modo improprio per criminalizzare persone e istituzioni. La Chiesa cattolica non ricicla denaro, non è terrorista e non finanzia la proliferazione di armi. È urgente che la Conferenza episcopale del Nicaragua lanci un appello internazionale, perché dopo il blocco dei conti il regime Ortega arresterà altri religiosi e confischerà ulteriori i beni immobili della Chiesa”.
Cosa che si è rapidamente avverata. È di pochi giorni fa infatti la notizia che il regime Ortega, mediante le forze di polizia, ha fatto irruzione nell’Istituto tecnico Santa Luisa de Marillac, una fondazione delle suore della Congregazione delle Figlie di Santa Luisa de Marillac, confiscando tutti i beni immobili e allontanando le suore impegnate nell’amministrazione e conduzione del centro educativo.
Tre suore straniere sono state private della residenza in Nicaragua e raggiunte dall’ordine di espulsione dal paese; quelle di cittadinanza nicaraguense sono state invece condotte a forza in altre comunità della Congregazione .
Chi di spada ferisce di spada perisce. La chiesa ha mancato di formare un coscienza sociale e civile nella popolazione. La lotta armata non arma la intelligenza, la coscienza e la dignità delle persone. Si può far imparare alla gente a usare fucile o mitra e a gettare bombe in pochi giorni ma educare alla libertà e alla dignità richiede anni.
I Sandinisti presero il potere per via armata, nel 1979, con folta partecipazione di militanti delle Comunità Ecclesiali di Base, il braccio attivista della Teologia della Liberazione. Avevano anche cappellani sandinisti, come P. Uriel Molina. Nel primo ministero Sandinista c’erano perfino due sacerdoti: P. Miguel D’Escoto, e P. Ernesto Cardenal. Quindi, se Ortega arrivò alla presidenza, lo deve in buona parte all’appoggio del progressismo cattolico. Credo che la chiesa in Nicaragua stia pagando un caro prezzo per quel passo sbagliato.
Presero il potere deponendo la decennale dittatura della Famiglia Somoza, e a quel tempo erano un movimento complesso con varie correnti al suo interno, non necessariamente comuniste
Virarono sempre più a sinistra escludendo varie personalità della lotta antisomozista e facendo arrivare aiuti e uomini dal blocco Est