Volti, rappresentazioni e comportamenti della trasgressione nei giovani modenesi emergono dall’indagine, approfondita e inedita, per sollevare il confronto e stimolare proposte, “Trasgressione tra crescita e rischio. Adolescenti e consumo di sostanze: una ricerca tra i giovani di Modena e Provincia”, a cura dell’Istituto di scienze dell’educazione e della formazione G. Toniolo e del Gruppo CEIS, con il sostegno della Fondazione di Modena.
Venerdì 30 giugno si è tenuta la presentazione dei risultati della ricerca svolta in diverse scuole superiori del territorio modenese – realizzata anche grazie alla collaborazione di alcuni studenti dell’Istituto stesso – che ha visto coinvolti più di 1.400 ragazzi dai 14 ai 19 anni.
L’evento è stato introdotto dai saluti istituzionali di Andrea Bortolamasi, assessore comunale alla Cultura, Politiche giovanili, Città universitaria e, a seguire, sono intervenuti gli autori della ricerca: Marco Sirotti, docente di Pedagogia delle dipendenze dell’Istituto e coordinatore Area Dipendenze Gruppo CEIS; Krzysztof Szadejko, docente di Metodologia e statistica della ricerca e di Pedagogia generale; Ilaria Motta, ricercatrice dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo del Gruppo CEIS.
Le tre indagini
“Nel nostro disegno di ricerca abbiamo incluso tre aree – commenta Krzysztof Szadejko –. La prima indagava il tipo di sostanze più utilizzate dagli adolescenti e il tempo dedicato alle tecnologie e ai social. La seconda area ci ha permesso di valutare la soddisfazione dei tre bisogni psicologici dei giovani: autonomia, competenza e relazionalità.
L’ultima area, ma non meno rilevante, misurava diversi stili di attaccamento e quindi la qualità della relazione tra i genitori e i figli. Le scuole scelte, nel periodo 2019-2023 (dunque: pre, durante e post Covid), includevano differenti tipologie di indirizzo: liceo (46,3%), istituto tecnico (35,9%), istituto professionale (17%).
Equamente suddivisi tra maschi e femmine gli intervistati, per oltre l’88% italiani. La maggioranza di chi ha risposto (52,1%) aveva tra i 16 e i 18 anni. Tra i 14 e i 16 il 38,2%, poco meno del 10% i maggiorenni”.
Alcol e sostanze: alcuni tra i dati più significativi
“Il report certifica come il consumo di alcol, tra occasionale e quotidiano, riguarda il 62% degli adolescenti intervistati – sottolinea Ilaria Motta –. Prevalgono le donne (22,87%) tra chi ne fa uso occasionale, gli uomini (rispettivamente 10,99% e 20,39%), tra chi lo consuma quotidianamente o, all’opposto, mai. Il 26,1% degli intervistati consuma sostanze. Ne fa un uso occasionale il 17,6%, addirittura quotidiano l’8,5%.
Nonostante emerga dal campione che la percentuale di uomini che consuma occasionalmente e/o quotidianamente sostanze sia maggiore rispetto alla percentuale di donne, questa differenza di genere non è statisticamente significativa. Questo significa che non emergono differenze di genere nell’uso di sostanze. Per quanto riguarda l’uso occasionale di sostanze che rientrano nella famiglia dei cannabinoidi (marijuana, hashish, spice), il 17% di ragazzi/e utilizza una sostanza.
L’uso plurimo è limitato allo 0,53%. Il 7% dei ragazzi/e riporta di fare uso quotidiano di almeno una sostanza all’interno della famiglia dei cannabinoidi. Abbiamo quindi analizzato il consumo di sigarette: il 14,4% del campione riporta di fumare occasionalmente e il 18,1% quotidianamente. All’interno della categoria dei fumatori occasionali, il 23% sono ragazzi/e tra i 14-16 anni e il 68,8% tra i 16-18 anni.
Per quanto riguarda la categoria dei fumatori quotidiani, il 18% sono giovani tra i 14-16 anni e il 64% tra i 16-18 anni. Le percentuali di fumatori occasionali e quotidiani con più di 18 anni sono rispettivamente il 7,8% e il 17,5%. Notiamo quindi una tendenza calante con l’avanzare dell’età, tuttavia, solo il 7,8% dei giovani maggiorenni (+18 anni) riporta di non avere mai fumato nella vita”.
Smartphone: quanto lo utilizzano i giovani?
“Sembrerebbe che i giovani abbiano maturato un uso almeno in parte più “consapevole” dello Smartphone – sottolinea ancora Ilaria Motta –. Se consideriamo gli anni scolastici, il 26% nel 2022/23 ne è stato dipendente per oltre 5 ore al giorno; un numero che può impressionare, ma comunque inferiore al 28,5% del 2021/2022 e addirittura del 46,6% del periodo 2020/21.
Nell’ultimo anno scolastico il 37% ha utilizzato lo Smartphone per 3-4 ore, il 30% per 2-3 ore; solo il 6% per 1 o 2 ore. In riferimento all’età e tempo di utilizzo, i 14-16 anni che utilizzano lo Smartphone per oltre 10 ore sono il 46,4%; tra i 16 e i 18 anni il 35,7%; quasi il 18% i maggiorenni. Per oltre 5 ore ne usufruisce invece per il 57,4% la fascia di età 16-18; il 29% tra i più giovani e il 13,5% dei maggiorenni”.
Il commento
“Gli adolescenti oggi hanno i tempi interiori regolati su quelli della rete – sottolinea Marco Sirotti –. Sono abituati ad avere “tutto e subito”, faticano a reggere le frustrazioni e la non soddisfazione immediata dei bisogni; specularmente troviamo adulti in difficoltà a prendere posizioni educativamente coerenti e stabili e, in forte difficoltà a reggere il conflitto, concedono tutto e subito, abdicando al ruolo di chi deve porre limiti e dare spiegazioni.
Troviamo quindi genitori che esprimono stili di attaccamento disfunzionali che generano nel futuro adolescente difficoltà a gestire sia il proprio mondo interiore sia il proprio mondo relazionale. L’adolescente può quindi scegliere di rifugiarsi sui social o nell’uso delle sostanze psicotrope.
Inoltre l’incertezza, spesso economica, e il cambiamento climatico stanno provocando nei giovani una grossa difficoltà ad orientarsi nel futuro, a proiettarsi nel domani. Chi non è capace di raggiungere il successo e di soddisfare le ambizioni dei genitori e della società dei consumi si rifugia in casa connesso alla rete o aggredisce il proprio corpo e sperimenta sostanze che gli permettono di fare un salto nella “stanza” che gli adulti avevano preparato per loro: quella dell’affermazione di sé, della popolarità, della prestazione sia fisica sia mentale (scolastica, lavorativa…), soluzioni che talvolta richiedono il pagamento di costi altissimi.
Gli adolescenti sperimentano quindi stati ansiosi, difficoltà relazionali, timidezza, scarsa autostima, noia, insicurezza, competizione e, proprio in questa cornice, si inseriscono l’uso di sostanze e/o comportamenti trasgressivi e devianti. L’uso di alcol e di sostanze psicotrope può rappresentare una scorciatoia facilmente accessibile per evitare di affrontare le difficoltà di una società che fa fatica a proporre ai nostri giovani un senso e un orientamento nel futuro.
“La ricerca – prosegue Sirotti – evidenzia come lo stile di attaccamento sia predittivo rispetto alla possibilità che un uso precoce di sostanze diventi una possibile dipendenza. Si è visto infatti che dai 14 ai 16 anni (che possiamo considerare come fase di sperimentazione tipica dell’età adolescenziale) l’uso di sostanze, alcol compreso, riguarda tutti gli stili di attaccamento, quello sicuro (che si traduce in una relazionalità sana ed equilibrata con i genitori), quello insicuro ambivalente e insicuro evitante (che si traduce, invece, in una relazionalità in famiglia non equilibrata).
Mentre in chi fa un uso quotidiano, in particolare in chi ha più di 17-18 anni, vediamo prevalere uno stile di attaccamento insicuro; in chi invece ha uno stile relazionale equilibrato e un attaccamento sicuro, la fase di sperimentazione termina con la scelta di interrompere l’uso di sostanze e di alcol. Negli adolescenti la dipendenza è una sofferenza risolta, guarita, che ottiene, grazie alla sostanza, un miglioramento che fa fare un salto di qualità.
La sostanza, però, dando alla persona una risposta positiva ma irreale perché avvenuta senza un cambiamento di sé, fissa, peggiora, cronicizza la sofferenza iniziale. Oggi vediamo come molto preoccupante la risposta che l’alcol può offrire come metodo di autocura delle difficoltà relazionali che l’adolescente si trova ad affrontare perché le percentuali di utilizzo sono molto alte. Ricordiamo che, a livello nazionale, l’alcol risulta essere la prima causa di morte dopo gli incidenti stradali dei giovani tra i 14 e i 25 anni.
Molto interessante è vedere come ci sia una marcata differenza nell’utilizzo degli Smartphone prima e dopo l’emergenza Covid, nel senso di una diminuzione dell’uso nell’ultimo anno scolastico. Questo sembra in linea con la voglia e il bisogno di relazionarsi, che viene sottolineata anche dal successo dei concerti dal vivo, dall’affollamento dei locali per giovani, dalla partecipazione alle attività dedicate a questa fascia di età.
Questo non vuol dire però che il desiderio non faccia i conti con la difficoltà a sentirsi parte di un gruppo e con il disagio avvertito nell’avvicinarsi all’altro nel momento in cui i fattori di comunicazione e di alienazione misurati nella ricerca siano emersi come altamente problematici proprio nell’ultimo anno scolastico.
La ricerca conferma quindi l’ipotesi iniziale, che tanti anni di esperienza di cura nel campo delle dipendenze ci avevano fatto supporre, e cioè che le relazioni precoci di ogni essere umano e quindi lo stile di attaccamento sono fortemente predittive relativamente alla solidità con cui ci si rapporta e ci si avvicina in futuro alle prime prove di autonomia.
Rispetto all’uso di sostanze, infatti, abbiamo verificato come chi ha avuto un attaccamento insicuro sia maggiormente vulnerabile di fronte alle esperienze e alle sfide che un adolescente si trova ad affrontare nel suo percorso di crescita”.
Pubblicato sul sito dell’Istituto di scienze dell’educazione e della formazione G. Toniolo di Modena.