Firmato da papa Francesco il 22 giugno, il Decreto sulle virtù eroiche di sr Lucia viene pubblicato il 13 luglio. Inizia con le parole dell’evangelista Giovanni (5,35): «Era la lampada che arde e risplende, e voi avete voluto rallegrarvi alla sua luce».
Dal 13 giugno 1917, Lucia è stata chiamata a diffondere nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria, «vedendo sé stessa – dice il Decreto – all’interno della luce che splendeva dalle sue mani e si diffondeva sulla terra».
Assumendo la missione con fortezza, mostra che la santità è «vivere la Luce di Dio che abita in me, vivere nella Luce, vivere della Luce e vivere con la Luce» (Diario, 18 giugno1970).
Pur vivendo per 57 anni nella clausura di Coimbra, la sua cella divenne un luogo di orizzonti mondiali, indicando «la strada dove abita la luce» (Gb 38,19) e la pace.
Uscì dal Carmelo per volontà dei papi Paolo VI (1967) e Giovanni Paolo II (1982, 1991, 2000), in occasione dei loro viaggi al santuario di Fatima.
Annota il Decreto che sr Lucia osservò la Regola carmelitana nella gioia di poter «essere uguale a tutte», distinguendosi soprattutto per la carità.
Dal Carmelo divenne una figura universale, «custodendo nel suo cuore, attraverso preghiera e sacrifici, i drammi del mondo, unendo armoniosamente in sé la dimensione mistica e profetica».
Svolse un’intensa e proficua attività epistolare e letteraria. Teneva rapporti con figure ecclesiali e di diversi ambiti sociali e con moltissima gente che le inviava lettere (si parla di 10 mila), alle quali rispondeva con entusiasmo e sobrietà, manifestando un grande rispetto verso le persone di ogni ceto sociale e credo. Atei e gnostici compresi.
Finalmente, il 25 marzo 1984, vide compiersi la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Era convinta che da essa dipendeva la pace mondiale.
«La sua vocazione – dice il Decreto del dicastero delle cause dei santi – fu vissuta in modo radicale come servizio alla Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e nell’unione profonda al Santo Padre. Realizzò, così, il desiderio di essere luce di Gesù e del Cuore Immacolato, riflettendo nel mondo lo splendore dell’amore misericordioso di Dio».
Si spense nel Carmelo di Coimbra il 13 febbraio 2005, avvolta da una grande fama di santità. Il 19 febbraio 2006 le sue spoglie mortali furono traslate nella Basilica di Nostra Signora del Rosario, a Fatima.
Un santo è tale perché ha vissuto in modo eroico le virtù cristiane; la devozione e il culto dei fedeli è ” un optional ” per così dire. Purtroppo per troppi secoli la santità è stata ritenuta cosa per persone eccezionali. La santità è per tutti i cristiani ( nessuno escluso) che si impegnano – nonostante le loro imperfezioni – a vivere coerentemente la fede nelle attività di ogni giorno.
Preciso che quanto ho scritto in precedenza si riferiva ai santi cui è riconosciuto dalla Chiesa un culto pubblico e proprio perché pubblico (gli onori degli altari,si diceva un tempo) tale culto non può essere ritenuto un optional della santità “ufficiale”. Che poi la santità “ordinaria” e non sottoposta a processi di canonizzazione relativa a tanti sconosciuti fedeli esista è un’altra storia
Comincio a chiedermi, a fronte della costante ed esponenziale crescita di venerabili, beati e santi, quanti di questi nuovi culti abbiano poi una reale ed ampia diffusione tra i credenti. Senza mettere in discussione le qualità e i “meriti” delle singole figure, mi resta comunque il dubbio che si stia scivolando verso una deriva “inflazionistica” della santità e che questa deriva mascheri in qualche modo una situazione di debolezza e di disagio della Chiesa