26 immagini della Natività con alcune pagine di commento ciascuna. Attingendo alla tradizione orientale e occidentale, alle interpretazioni artistiche dal quarto fino al ventesimo secolo, ai bassorilievi come ai dipinti e alle vetrate, i due autori (François Boespflug e Emanuela Fogliadini) costruiscono un percorso suggestivo d’arte, di teologia e di spiritualità. Il bassorilievo di Arles, che si colloca nel IV secolo assieme all’evangeliario di Hildeshaim, dalla cappella palatina di Monreale alla pittura murale di Creta, dal monastero di Marko (Macedonia) a Filippo Lippi, dalla scuola di Rubliev ai Caracci, da Giovanni Battista Pittoni alle icone russe del XVIII sec., fino a Fritz von Uhde e Emil Wachter (ambedue del ’900) immagini e spiegazioni aiutano a capire come uno dei misteri centrali della fede, l’incarnazione, abbia trovato espressione nell’arte.
Sorprende la sostanziale omogeneità dei modelli pittorici e dei richiami teologici fino a tutto il XII secolo. L’immagine della Natività di Giotto alla cappella degli Scrovegni (Padova) è inserita in un ciclo che corrisponde a quello di San Salvatore in Chora (Istanbul, XIV secolo). Poi le strade fra Oriente e Occidente si divaricano. Mentre l’Oriente resta fedele agli stilemi e alle immagini della tradizione, in Occidente si produce una ricerca assai più varia. Cambiano collocazione, personaggi e richiami. Si diversificano gli eventi: l’adorazione dei Magi diventa autonoma, Giuseppe appare e scompare, il richiamo alla Trinità non è sempre presente ecc. Prende vigore il tema del sentimento e la “tenerezza” del Natale.
Fino a una sorta di fossato fra due presentazioni della Natività: «Quella della tradizione cristiana, che ha come obiettivo principale mostrare i differenti aspetti del mistero alla luce della sacra Scrittura, della liturgia e della teologia, e la presentazione che funziona come un pretesto per le feste di fine anno nelle società post-moderne» (p. 129).
Nei due ultimi secoli in Occidente la Natività perde rilevanza nell’arte, mentre la devozione mariana popolare conosce uno straordinario rafforzamento. Si conferma il divorzio e lo squilibrio della raffigurazione dei misteri cristiani nell’arte. Molto alta la concentrazione sulla crocifissione, ad esempio, e assai episodica quella sul Natale. «Che il Natale non sia più uno dei due fulcri attorno al quale si organizza un’arte cristiana è un fatto deplorevole, poiché si tratta di un tema che può e deve equilibrare un’arte religiosa – e una teologia – spesso eccessivamente volta verso la sofferenza e l’abbandono della croce. Una cosa è liberarsi dalla paccottiglia sorta attorno a tale raffigurazione è un’altra è svendere una dimensione del Credo senza la quale il cristianesimo diventerebbe monco, ossia la confessione di un Dio che scelse di farsi bambino per la salvezza del genere umano» (p. 131).
F. Boespflug – E. Fogliadini, La natività di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente, Jaca Book, Milano 2016, pp. 140, € 18,00.