Conferenza internazionale sulle migrazioni
Il 23 luglio 2023, presso il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si è aperta la Conferenza internazionale su Sviluppo e Migrazioni, con la partecipazione di Capi di Stato e di Governo, dei Ministri degli Esteri della regione del Mediterraneo allargato, dei vertici dell’Unione Europea e delle principali Istituzioni finanziarie internazionali.
Obiettivo dichiarato: rinnovare l’impegno comune per affrontare i fattori politici, socio-economici e climatici che spingono alla migrazione e allo sfollamento forzato a livello internazionale, nonché a promuovere percorsi legali e sicuri per la migrazione e a contrastare più efficacemente la tratta di esseri umani e il traffico di migranti.
Si avvia, così, il cosiddetto Processo di Roma, ovvero la strategia di medio termine fondata sull’idea, comune e condivisa, che sia necessaria una risposta decisa, coerente e globale per sostenere la stabilità politica e promuovere lo sviluppo sociale ed economico delle Nazioni da cui partono i flussi migratori.
Le domande ricorrenti saranno ormai, a livello sociale, le seguenti: quali le cause profonde degli sfollamenti forzati? In che modo privilegiare la migrazione legale? Come prevenire e affrontare la migrazione irregolare e la tratta di esseri umani in tutta la regione mediterranea, il Medio Oriente e l’Africa?
I principi comuni di riferimento, dichiarati e comunicati al Segretario generale dell’ONU, sono notevoli e non senza implicazioni socio-religiose: rispetto della sovranità nazionale e del diritto interno; responsabilità condivisa; solidarietà; partenariato tra pari; sicurezza e dignità dei migranti e pieno rispetto del diritto internazionale, compresi i diritti umani, il diritto umanitario e quello dei rifugiati.
In definitiva, siamo di fronte a un ulteriore passo in avanti dopo il Global Compact per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare (adottato nel dicembre 2018 da vari Stati e revisionato da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel maggio 2022).
Il decimo anniversario di una visita papale a Lampedusa
Urge, insomma, la diffusione di una cultura di comprensione reciproca, tolleranza e rispetto dei diritti umani, per contrastare la violenza, l’odio e l’estremismo; occorre innestare processi di razionalizzazione di sistemi e procedure di asilo e di gestione della migrazione, nonché di condivisione e di diffusione dei principi di cooperazione, inclusività e rispetto reciproco tra tutti i Paesi da cui partono e nei quali approdano i migranti, spesso a seguito di rischi elevati e di penose peripezie.
Lo aveva sottolineato, in giugno, papa Francesco: «Sono trascorsi dieci anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza a chi, dopo penose peripezie, in balìa del mare, è approdato sulle vostre coste».
Ecco alcune battute della Lettera che il papa ha voluto inviare al vescovo del territorio pastorale di cui fa parte Lampedusa, per ricordare la sua visita pastorale di dieci anni prima.
Era l’otto luglio 2013, quando Francesco arrivò in aereo a Cala Pisana, dove s’imbarcò per raggiungere via mare il Porto di Lampedusa; accompagnato in barca dai pescatori, al largo, il Santo Padre lanciò in mare una corona di fiori, in ricordo di quanti avevano perso la vita nelle traversate: «Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore» (omelia dell’8 luglio al campo sportivo Arena).
Perseverare nell’errore
Le conclusioni della Conferenza internazionale escludono il termine “accoglienza”, prediligendo “Paesi ospitanti”. Papa Francesco, piuttosto che la pur rilevante questione della collocazione dei migranti, ci ricorda il prevalente dovere morale dell’accoglienza:
«Il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che, come me, è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione».
Frattanto, in Italia, il D.L. del 21 ottobre 2020, n. 130 (convertito in Legge il 18 dicembre 2020, n. 173), ha significativamente ri-nominato il Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (= SIPROIMI), in SAI – Sistema di accoglienza e integrazione. Almeno il nome è cambiato, sperando che cambino i fatti e i gesti.
Intanto il numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2023 al 26 luglio 2023, è di 87.487 persone; in gran parte provenienti da Costa d’Avorio, Guinea, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Burkina Faso, Camerun e Mali. Diminuisce solo il numero dei minori che sbarcano, come si ricava dai dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza.
Il rapporto Il Diritto di Asilo in Italia. La Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo – Rapporto 2021 è il primo pubblicato nel 2022, per fornire uno strumento di conoscenza, che restituisca un’informazione chiara e puntuale sul tema “Asilo” in Italia e che dia conto del lavoro e delle attività delle istituzioni italiane su questo fronte, così delicato, della protezione internazionale.
Ci rammenta, tra l’altro, che, alla prima accoglienza, segue spesso un “calvario del migrante”. In particolare, gli sbarchi a Lampedusa diventano spesso una lunga via di passione per tanti che approdano. Difatti, «le vittime di tratta si spostano insieme a coloro che lasciano il Paese di origine in cerca di sicurezza o di migliori condizioni di vita e talvolta fuggono loro stesse da conflitti o persecuzioni. Spesso è addirittura la stessa esperienza di tratta a causare rischi gravi in caso di rimpatrio» (p. 37).
I dati ufficiali dal 2017 a oggi, ci dicono che, tra le persone richiedenti asilo intervistate, oltre un migliaio tra uomini, donne e transgender, sono delle potenziali vittime. Per non parlare poi delle tantissime persone umane che sono inventariate nelle liste di indicatori come persone sopravvissute a o a rischio di violenza di genere, non solo da accogliere, dunque, ma da orientare verso i principali servizi di prevenzione e di risposta del territorio italiano (non ultimi quelli gestiti da Caritas e parrocchie).
Fecondare ogni approdo con il Vangelo
In visita, il 4 luglio 2023, all’hotspot di Lampedusa insieme con la commissaria europea Johansson, il ministro dell’Interno Piantedosi disse in conferenza-stampa:
«Siamo di fronte a una sfida molto importante e l’Italia vede l’Europa concretamente al suo fianco, impegnata in modo diretto… Stiamo costruendo un sistema che consente una gestione più ordinata del fenomeno migratorio mettendo insieme gli aspetti di carattere umanitario e di sicurezza».
Frattanto, gli ultimi dati di luglio dicono che oltre 1.300 sono i migranti ospiti dell’hotspot dell’isola, che ha una capienza massima di 400 posti, mentre la prefettura di Agrigento va disponendo gli imbarchi per Porto Empedocle e la Corte dei Conti esamina i fascicoli della gestione fino a oggi.
Da parte sua, il papa invita tutti a «fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza».
Il cardinale Montenegro, già vescovo di Agrigento, nel cui territorio diocesano è compresa l’isola, aveva ben intuito che questa fecondità spirituale può funzionare a condizione che, non soltanto siano compiute idonee scelte politiche ed economiche, ma in mezzo a noi vi siano delle figure sante, le uniche in grado di trasformare dall’interno operazioni e persone.
Vangelo e codice sullo stesso tavolo
«Come Presidente della Caritas e di Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, ho girato molto in Italia e in Europa. In molte diocesi, mi si chiedeva: “Ma Livatino quando lo fanno santo?”».
Queste le battute del cardinale Montenegro in riferimento all’ormai beato Rosario Angelo Livatino, che ogni giorno si recava da Canicattì ad Agrigento (nella cui diocesi è compresa anche Lampedusa) per il suo lavoro di prevenzione e repressione dei reati, nonché di recupero dei colpevoli.
Devoto al Crocifisso e alla sua passione e morte, Livatino metteva sul medesimo tavolo il Vangelo e il Codice, ovvero i testi che generano solidarietà, condivisione ed equità.
La sua memoria liturgica, che cade il 29 ottobre, giorno anniversario della sua cresima, possa risvegliare in tutti l’impegno di assistenza e di vera accoglienza a favore dei migranti, fecondata dal Vangelo, così da non restare mai imprigionati, come ora chiede papa Francesco, «nella paura o nelle logiche di parte».
È una sfida al conformismo e all’insicurezza, che potrà dirsi vinta solo quando lo straniero, per dirla con una terminologia latina, da hostis diverrà hospes. Da nemico ad ospite, dunque, secondo gli insegnamenti del cristianesimo, sull’esempio di Abramo che, «nell’ora più calda del giorno» accoglie a braccia aperte e con premura i tre personaggi che si presentano davanti alla sua tenda sotto la quercia di Mamre (Gn 18,1).
Difficile e forse pure faticoso da realizzare, ma per quanto ardua e stretta, è l’unica via, sociale, oltre che religiosa, verso la civiltà e la grandezza d’un popolo.
Roma, 29 luglio 2023
✠ p. Vincenzo Bertolone SdP,
arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace