Veglia, celebrazione eucaristica, Angelus… modi diversi di celebrare la fede hanno scandito il cuore della Giornata mondiale della gioventù a Lisbona.
Francesco ha colto, di volta in volta, l’occasione per tornare su temi che aveva introdotto nei momenti precedenti – disegnando gli anelli di congiunzione che uniscono gli uni agli altri.
La gioia con le sue radici nella veglia del sabato sera. L’icona della visitazione offre lo spunto per tratteggiare i contorni di una gioia che si muove, di una gioia che desidera contagiare ed essere presso gli altri. Nella fede la gioia ha una storia, ha le sue radici: «Questa gioia che abbiamo, altri ci hanno preparato a riceverla. Adesso guardiamo indietro, a tutto quello che abbiamo ricevuto: tutto questo ha predisposto il nostro cuore alla gioia. Tutti, se guardiamo indietro, abbiamo persone che sono state un raggio di luce per la nostra vita: genitori, nonni, amici, sacerdoti, religiosi, catechisti, animatori, maestri…».
Con l’invito, rivolto ai giovani, di diventare a loro volta radice di gioia: accostandosi a chi sente la vita come un cammino faticoso, a chi si sente sconfitto dalla vita, a chi devia dalla giustizia desiderata da Dio. Tendere una mano affinché possano riprendere il cammino, rialzarsi dallo sconforto e dalla sconfitta, dal peccato, è l’unico momento di asimmetria che tollera il Vangelo: «L’unica occasione, l’unico momento in cui è lecito guardare una persona dall’alto in basso è per aiutarla a rialzarsi».
La vita ha una sua durezza, non è accomodante, e siamo chiamati ad apprendere come attraversarla da coloro che sono stati per noi la radice della nostra gioia.
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Il Dio luminoso nell’omelia della celebrazione eucaristica con il vangelo della Trasfigurazione di Gesù. «Il nostro Dio illumina. Illumina il nostro sguardo, illumina il nostro cuore, illumina la nostra mente, illumina il nostro desiderio di fare qualcosa nella vita».
Il Dio luminoso accende in noi la forza e l’abilità delle «opere dell’amore», un’abilità da custodire e coltivare nell’ascolto della Parola – senza stancarsi di apprendere da essa, rimanendo sempre sorpresi dalla bellezza della notizia che essa ci consegna.
Oggi, essere luce di questa luce vuol dire resistere alla paura, vederla sciolta nel tocco leggero del Signore, quello che ci sostiene nel desiderio di un mondo giusto secondo l’amore di Dio. «A voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo» e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia» – il Signore dice «non temete».
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Gratitudine e pace nella preghiera dell’Angelus. Gratitudine verso coloro che, in un modo o nell’altro, hanno reso possibile la Giornata mondiale della gioventù; gratitudine verso i giovani che hanno viaggiato per parteciparvi, affinché ne facciano come uno di quei paletti immaginati dal profeta, segni memoriali di «momenti belli» da portare con sé in quelli «di fatica e scoraggiamento».
Prossimità affettuosa a tutti quei giovani che non hanno potuto esserci «a causa di conflitti e guerre. (…) Pensando all’Europa, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete anche a me, ormai vecchio, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace, costruiscono un avvenire di pace».