Il teologo domenicano nato nel Belgio fiammingo, Edward Schillebeeckx, nel 1914, è morto nel 2009. Sulla soglia dei 90 anni, venne intervistato da Francesco Strazzari, prete vicentino, per lunghi anni redattore de Il Regno e ora redattore di Settimana News. Ne è uscito un agile e interessante libro-intervista.
In quale Dio credere
Durante la lunga conversazione, l’intervistatore chiede: «Ma lei, padre Schillebeeckx, in quale Dio crede?». Risponde il teologo: «Continuo a credere in questo Dio vivente…, un Mistero vivente, che tutto trascende, un Mistero che cammina nella nostra storia e con noi lungo strade sconosciute e incomprensibili».
Ma non è l’unica risposta. Nel testo più volte riaffiora il suo pensiero su Dio. Egli è colui «che ci trascende, è un Dio umano, un Dio che ama gli uomini, che si preoccupa della loro storia». Dio ha un «volto trascendente e umano, gratuito e sorprendente». «Dio non è un Dio capace di costruire e distruggere gli uomini; non è un Dio dei morti ma dei vivi… è il Vivente assoluto, è semplice dono incondizionato».
Il problema-indagine su Dio ha impegnato molto il nostro teologo. Riprendiamo dal testo ancora due citazioni: «Io resto ancora fedele al Deus humanissimus, a un Dio che è tutto per gli uomini, Dio degli uomini». «Noi abbiamo bisogno di un Dio che sia pura gratuità, grazie immeritata e donata generosamente. Gratis! Si può adorare, venerare e celebrare soltanto un “Dio di vita”, soltanto un Dio vivente».
Si può notare da queste dichiarazioni come padre Schillebeeckx non sia solo un indagatore del Mistero, ma anche e soprattutto un credente appassionato.
Teologo del Concilio
Egli fu un teologo del Concilio, ma la Congregazione per la dottrina della fede tenne d’occhio la sua ricerca innovativa e lo sottopose a ben tre processi, dai quali – occorre sottolinearlo – uscì senza subire condanne.
Come visse quella situazione? Sentiamo uno dei maestri generali dell’ordine domenicano: «Mi disse non so quante volte che mai gli venne l’idea di lasciare la Chiesa e l’ordine domenicano». E lui che cosa dichiarò in merito? «Non si pensi che, date le mie vicissitudini con la gerarchia, serbi rancore…, le mie riflessioni nascono da un amore sincero per la Catholica (così amava definire la Chiesa)».
Da dove nascevano i sospetti sulla sua teologia? Schillebeeckx aveva gioito perché la teologia aveva recuperato l’umanità di Gesù. La scommessa era – lo scrive Queiruga nella Prefazione – imparare a scoprire nell’umanità «reale, integra e vera di Gesù», il significato della sua divinità, cioè «affermare in Gesù la piena umanità come fondamento della confessione della sua divinità». Un tentativo di definire l’identità di Gesù, ben sapendo che ci si inoltra nel mistero, tanto che lo stesso Schillebeeckx confessa: «Retrocedo infastidito davanti alla pretesa di delimitare fino alle ossa, per così dire, il segreto di una persona, soprattutto della persona di Gesù».
A partire dalle molteplici cristologie presenti nel Nuovo Testamento, tutte «autentiche confessioni di fede», si arriva a delle conclusioni importanti: «Senza Gesù storico non ci sarebbe mai stato un Cristo e senza Cristo non ci sarebbe stato nessun Gesù». «Gesù è al centro del cristianesimo». «In Cristo c’è l’incontro del cielo con la terra, della trascendenza con la nostra umanità».
La bontà di Dio ha l’ultima parola
Oltre a questi temi espressamente affrontati nel libro, altri vengono solo accennati, come la funzione della Chiesa oggi: «Si chiede alla Chiesa un volto umano e credibile». «La comunità di Dio, la comunità cristiana, è stata definita sacramentum mundi, ossia una comunità religiosa che si pone al servizio degli uomini».
E le religioni come vanno considerate? «La centralità di Gesù di Nazaret esige un’attenzione amorevole verso tutte le altre religioni poiché Dio è il Dio vivente di tutti gli uomini».
Gran parte della seconda parte del libro-intervista verte sul tema della mistica, la sua presenza e importanza nella storia della Chiesa, le sue manifestazioni, il suo rapporto con la teologia. «La mistica è dentro la normale vita cristiana di fede, anche se essa è una forma intensa di esperienza di fede in Dio».
Per terminare, riporto una sua personale confessione contenuta nel testo. Da teologo e da credente, egli dichiara: «Alla mia età, dopo una lunga e laboriosa ricerca, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l’ultima parola nella nostra vita».
Brillanti le due Prefazioni: quella del teologo Queiruga a questa edizione e quella di p. Timothy Radcliffe alla precedente edizione (2005). Preziosa l’Introduzione di Francesco Strazzari intitolata «Il canto di Dio in un uomo appassionato di teologia», nella quale, in sintesi, presenta alcune tappe della vita e alcuni passaggi del pensiero del «teologo di Nimega».
Il libro conserva la freschezza del dialogo. La sua lettura arricchisce la mente e il cuore.
Edward Schillebeeckx – Francesco Strazzari, Cerco il tuo volto. Conversazioni su Dio, EDB, Bologna 2023, pp. 116, € 10,00, ISBN 0788810977514.
“A partire dal 1965, anno in cui il Sant’Uffizio si è trasformato in Congregazione per la dottrina della fede in seguito alla riforma del Concilio vaticano II, sono state in tutto 11 le notificazioni della Congregazione della dottrina della fede verso le opere di teologi che per diverse ragioni non seguivano il magistero della Chiesa o ne tradivano i contenuti. La notificazione che riguarda il gesuita del Salvador di origine spagnola Jon Sobrino, fra le maggiori personalità della teologia della liberazione, sarebbe la dodicesima della serie. Gli altri sono: Hans Kung nel 1975 e nel 1980; Jacques Pohier nel 1979; Edward Schillebeeckx nel 1980, nel 1984 e nel 1986; Leonardo Boff nel 1985; Charles Curran nel 1986; Tissa Balasuriya nel 1997; Anthony de Mello nel 1998; Reinhard Messner nel 2000; Jacques Dupuis e Marciano Vidal nel 2001; Roger Haight nel 2004. l’ex religioso francescano, Leonardo Boff, storico esponente anch’egli della teologia della liberazione che si confrontò in modo diretto con il cardinale Jospe Ratzinger, nel 1985 Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Lo stesso Ratzinger promosse due documenti di condanna della teologia della liberazione nel 1984 e nel 1986”.
Scriveva anni fa un giornale italiano “Gli undici teologi puniti per le loro opere dal 1965” (Il Giornale.it, 9 Marzo 2007). Capite voi amici cattolici che un passato di questo genere sulle spalle dell’istituzione religiosa cattolica non ha fatto certamente bene nemmeno al Credo che professa in Gesù Cristo. Anzi fa vedere che nonostante tutta la ‘gloria’ vantate dai ‘successori’ degli apostoli papi e vescovi nello loro monture e liturgie di fatto contribuisce sempre più ad avvicinare gente e fedeli alle chiese da loro gestite (vedi il commento di Garelli sull’ultima indagine Istat sulla religiosità praticata in Italia nel 2022 e rispetto agli anni precedenti…): però nessuna autocritica dagli ambienti ecclesiastici. solo papa Francesco da dieci anni non fa che stigmatizzare certi comportamenti clericali dei preti e dei vescovi, ma tanto ognuno va avanti per come vuole e crede. perché nessun vescovo riesce più, ormai, a ‘raddrizzare’ un parroco e nemmeno una congregazione a ‘correggere’ un vescovo o una conferenza episcopale: ognuno fa quel che crede, con la gravissima piaga dei pedofili che ogni giorno salta fuori un caso nel mondo e dove in Italia tutto è messo a tacere senza inchieste indipendenti e tutto coperto in ‘casa cattolica’… solo parole e pochissimi fatti e per lo più ininfluenti…