La Françafrique sessant’anni dopo

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Version française ci-dessous

Il termine «Françafrique» («Franciafrica») è utilizzato per descrivere le relazioni politiche, economiche, militari e culturali tra la Francia e le sue vecchie colonie in Africa dopo l’indipendenza di queste ultime. La natura travagliata di tali relazioni ha portato a definirle neoliberali.

Diciassette Paesi africani hanno ottenuto l’indipendenza nel 1960, ma a più di sessant’anni di distanza il bilancio è positivo? Qual è il rapporto tra questi Paesi e le loro ex colonie? Che ne è della Françafrique?

È importante capire, innanzitutto, che il sopraggiungere della Guerra Fredda subito dopo le varie indipendenze, non ha favorito lo sviluppo di queste nazioni giovani. In più, si sono aggiunti la globalizzazione neoliberista, la fortissima crescita demografica e l’aumento vertiginoso della popolazione che hanno costretto i loro leader a rivolgersi alla Francia. Sono stati firmati accordi militari e commerciali a favore della Francia, che, in cambio, ha dovuto chiudere gli occhi sui massacri e sui genocidi pianificati dai servizi segreti e da mercenari come Bob Denard!

Niente di nuovo sotto il sole, dice l’Ecclesiaste.

A sessant’anni di distanza, nulla sembra essere cambiato nei nostri leader. La crescita demografica non è affatto gestita, così come non vi sono programmi per i tanti giovani che appaiono come una minacciosa bomba sociale. E accade, come già in passato, che ci si rivolga alla Francia per negoziare accordi al prezzo del massacro di qualche giovane o di parte della popolazione.

A riprova del fatto che nulla è cambiato, la maggior parte delle principali organizzazioni della società civile africana ha sede in Francia ed è soggetta alla manipolazione da parte dei servizi informativi francesi. Ogni anno vengono organizzati in Francia numerosi forum politici, sociali, economici e culturali. La Francia è ancora il crocevia dove si delinea il futuro dei Paesi francofoni. E, come se non bastasse, il presidente del Senegal, Macky Sall, con il pretesto di un summit, è andato a riferire a Macron circa la mediazione africana nel conflitto russo-ucraino. Parigi resta, dunque, la capitale dove si decidono le grandi questioni che riguardano il futuro dei Paesi francofoni, nonostante il violento rifiuto della Francia da parte dei giovani africani.

Infatti, nonostante tale rifiuto da parte della popolazione africana, le aziende e le imprese francesi fanno incetta di appalti pubblici: Bolloré rafforza la sua posizione e acquisisce enorme potere; Carrefour e Auchan hanno una posizione dominante nel mercato della grande distribuzione alimentare e così via. Quasi tutte le gare d’appalto per le opere infrastrutturali sono vinte da aziende francesi, per non parlare del monopolio nel settore della telefonia con Orange. In breve, la Francia è uscita dalla finestra per rientrare dalla porta principale.

Anche il Franco CFA è rimasto invariato in quanto ancorato all’euro e garantito dalla Francia. Dobbiamo ammetterlo, fatichiamo a liberarci da condizioni umilianti e da coercitivi legami derivanti dalle scandalose relazioni tra questa Francia e questa Africa delle nostre élites e dei nostri leader troppo sottomessi alla Francia!

La Françafrique è ancora lungi dall’essere arrivata alla sua fine in quanto tenuta in vita dall’avidità e dal rapporto quasi morboso dei nostri leader con il potere!

Baba N’Diaye è uno scrittore senegalese. L’articolo è pubblicato nel quadro della collaborazione con la rivista africana J’écris, je crie.

Version française

L’expression «Françafrique» sert à désigner les relations politiques , économiques , militaires, culturelles liant la France à ses anciennes colonies d’Afrique après les indépendances. La nature trouble de ces relations fait qu’elles soient qualifiées de néo-libérales.

Dix-sept pays d’Afrique acquièrent leurs indépendances en 1960 mais plus de soixante ans après le bilan est-il positif ? Quels sont les rapports de ces pays avec leur ancienne colonie ? Qu’est devenue la Françafrique ?

Il faut au préalable comprendre que la guerre froide survenue juste après les indépendances n’a pas favorisé l’évolution de ces jeunes nations, ajoutés à cela la globalisation néo-libérale , la très forte croissance démographique et l’accroissement fulgurante de la population obligeant les dirigeants à se tourner vers la France. Des accords militaires et commerciaux ont alors été si-gnés en faveur de la France qui, en contrepartie devrait fermer les yeux aux massacres et génocides planifiés par les services secrets et des mercenaires comme Bob Denard !

Rien de nouveau sous le soleil, dit l’Ecclésiaste.

Soixante ans après rien ne semble avoir changé chez nos dirigeants. Il y a toujours l’incapacité à gérer cette croissance démographique et à trouver des solutions à cette jeunesse qui apparaît comme une véritable bombe sociale. Alors comme toujours, ils se tournent vers la France pour négocier des accords au prix du massacre de quelques jeunes ou d’une partie de la population.

Pour preuve que rien n’a changé la plupart des grandes organisations de sociétés civiles africaines sont basées en France et se font manipuler par les services de renseignements français . De nombreux forums politiques, sociaux, économiques et culturels sont organisés chaque année en France. La France est toujours le carrefour où se dessine l’avenir des pays francophones. Pour tout couronner, le président du Sénégal Macky Sall, sous couvert d’un sommet, est allé rendre compte à Macron de la médiation africaine dans le conflit Russo-Ukrainien. Paris est donc toujours la capitale où se déci-dent les grandes questions concernant le devenir des pays francophones malgré le rejet violent de la France par la jeunesse africaine.

En effet, malgré ce rejet de la France par la population africaine, des sociétés et entreprises françaises font la razzia dans l’attribution des marchés publics : Bolloré se renforce et prend énormément de pouvoir ; Carrefour et Auchan se taillent la part du lion dans le marché des chaînes de distribution alimentaire, etc. Presque tous les appels d’offres pour les travaux d’infrastructures sont gagnés par des entreprises françaises ; sans évaluer le monopole dans le domaine de la téléphonie avec Orange. Bref la France est sortie par la fenêtre pour revenir par la grande porte.

Même le Franc CFA est resté le même parce que arrimé à l’euro et garanti par la France. Il faut l’avouer, on est pas encore sorti de l’auberge ou de la prison des relations scandaleuses entre cette France et cette Afrique de nos élites et dirigeants qui continuent à faire du lèche botte !

La Françafrique sous de nouveaux visages a encore de beaux jours devant elle à cause de la cupidité et au rapport presque morbide de nos dirigeants avec le pouvoir !

Baba N’Diaye est un ecrivain sénégalais

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