A fine febbraio p. Federico Lombardi lascia la direzione della Radio Vaticana di cui è stato direttore dal 1991.
In anni recenti ha cumulato anche la responsabilità del Centro televisivo vaticano (CTV) e di direttore della sala stampa, compito, quest’ultimo, che gli rimane.
Qualche tempo fa, passeggiando nei lunghi corridoi della radio, dopo aver discusso sul cambio di pontificato fra Benedetto XVI e Francesco, gli ho chiesto come poteva sintetizzare il cambiamento. Ha risposto che tutto rimaneva nel rapporto fra l’80% e il 20%. Con papa Benedetto spendeva l’80% delle energie a contenere le critiche e i sospetti verso il pontefice e il 20% ad alimentare l’apprezzamento per i suoi testi e decisioni. Con papa Francesco era esattamente il contrario. Ma la differenza non intaccava in nulla il senso del suo servizio ecclesiale e il suo rapporto con i pontefici.
L’alta professionalità con cui ha spiegato, smussato, giustificato, motivato e illustrato i molti passaggi di questi anni si è progressivamente imposta a tutti. Anche ai settori dei media pregiudizialmente ostili. Mi ricordava infatti lo sforzo sistematico di avere lo stesso atteggiamento verso tutti e di non privilegiare nessuno a scapito di altri. Condivideva lo sforzo in atto di dare coordinamento e unitarietà alle molte fonti informative vaticane, ma sottolineava anche la delicatezza del compito per il numero dei dipendenti interessati, per le diverse autorità di riferimento, per i legami con alcuni ordini religiosi. Un processo, guidato dal prefetto, mons. Dario Eduardo Viganò, che trova ora un primo risultato: l’accorpamento fra radio e CTV. Il sorriso benevolo e non ingenuo di p. Lombardi rimarrà per trasmettere il senso delle scelte di papa Francesco.