Reazioni (quasi) fuori controllo

di:

oppenheimer film

Il film Oppenheimer uscito di recente nelle sale è un’ottima ricostruzione della vita del protagonista (volutamente enigmatica), del contesto bellico (americani contro nazisti, giapponesi e russi), delle decisioni infauste di usare la scienza per produrre la bomba (o meglio le bombe), della politica maccartista postbellica americana, della perenne domanda sul rapporto tra il potere delle stelle e quello degli uomini. Proviamo a delineare un percorso che dalla vita di Oppenheimer ci porti fino ai giorni nostri, attraversando … le reazioni della storia.

Le stelle cadono su sé stesse

Nelle stelle ordinarie la fusione nucleare bilancia verso l’esterno l’enorme pressione dovuta alla massa dei gas che spinge verso il centro. Calcoli alla mano, Oppenheimer è tra i primi a comprendere che, finito il carburante nucleare e il relativo bilanciamento, una stella abbastanza massiccia può compattarsi su sé stessa fino a condizioni estreme (teoricamente di singolarità infinita) in cui nemmeno la luce (la massima velocità ammissibile) può uscire dall’attrazione gravitazionale che vi si produce.

Così nel 1939, poco prima di accettare la guida del progetto Manhattan, Oppenheimer previde che le stelle di neutroni (stelle degeneri superdense arrivate alla fine della loro vita) con massa pari a circa tre volte quella del Sole, sarebbero ulteriormente collassate in oggetti infinitamente densi senza che nessuna legge fisica lo potesse impedire.

In pratica, da qualche parte in cielo, c’erano fantomatiche «stelle nere», nemesi di tutto il resto luminoso che vediamo. Esse verranno «avvistate» dagli astronomi solo negli Sessanta, confermando l’esistenza di quelli che John Wheeler chiamerà più tardi «buchi neri».

Ricreare il potere delle stelle

Su ordine del governo americano, riunito un numeroso gruppo di scienziati a Los Alamos in New Mexico, Oppenheimer, ottimo fisico teorico, ancor prima di pensare alla struttura e alle dimensioni della bomba che gli era stata urgentemente commissionata, dovette capirne la migliore tipologia. La scelta, ispirata dalle scoperte dei tedeschi del 1938, sarà la fissione attraverso neutroni.

Il gruppo di Fermi a Chicago otterrà la prima reazione di fissione controllata (in pratica il meccanismo di innesco della bomba) nel 1942, mentre poi il gruppo di Oppenheimer nel 1945 trasformerà tali conoscenze in una reazione a catena, con densità e massa critica di plutonio e uranio, nel primo prototipo della bomba atomica, GADGET.

Nel film, gli avanzamenti nella costruzione delle bombe sono mostrati attraverso le iconiche sequenze delle due sfere di vetro che si riempiono di biglie, man mano che l’estrazione dell’uranio e del plutonio «combustile» procede dalle miniere congolesi.

Le stelle cadono sulla terra…

Il concetto di «reazione a catena» è usato nel film anche per delineare un possibile esito teorico, in verità molto improbabile: c’era il rischio che nel primo test oltre all’attivazione del combustibile della bomba venisse incendiata, in una reazione incontrollata, tutta l’atmosfera.

È interessante come nel dialogo che Nolan istituisce tra il protagonista e Einstein, il concetto viene ripreso in modo figurato per dare una chiave di lettura a tutto il film: Oppenheimer ricordando il rischio corso nella prima accensione, e adesso con la consapevolezza di avere «sbloccato» la tecnologia per la bomba, in verità un moderno vaso di Pandora, dice ad Einstein: «Ricorda quando le ho detto che potevamo distruggere il mondo intero? Credo che lo abbiamo fatto». Non si riferiva al fuoco dei cieli ma al demone della violenza, accesso nel cuore dell’uomo.

In un altro suggestivo passaggio, «apocalittico e religioso», appena dopo il successo del Trinity Test, prova generale andata in scena a Los Alamos, 3 settimane prima delle atomiche giapponesi, Oppenheimer afferma di sé stesso: «E ora sono diventato la morte. Il distruttore di mondi», citando il Bhagavadgītā, testo sacro per l’induismo.

Conversione

Già dopo il test, era chiaro il successo di Oppenheimer, padre della bomba, e la sua ascesa a eroe nazionale. Ma, ad un certo punto, in lui qualcosa «interiormente» si rompe.

Il grande pericolo paventato, che i tedeschi avessero per primi l’Arma (motivo del progetto Manhattan) si era sciolto con la morte di Hitler e la successiva resa della Germania. Rimaneva soltanto l’incognita Giappone. Anche se fu suggerito di usare l’Arma come deterrente, quindi con un test in zone non abitate sul paese del Sol Levante, perché ne saggiasse soltanto la potenza distruttrice senza morti, il governo americano optò per l’«effetto sorpresa», ripetuto due volte su obiettivi reali, perché non vi fossero dubbi sulla necessità della resa.

E la storia prese una nuova piega.

Stelle più grandi, cadute più grandi?   

Più avveduto dopo il disastro della fine della guerra, il padre della bomba a fissione non volle cooperare con la richiesta del governo americano di continuare il progetto Manhattan e sviluppare la super, la bomba H che fonde l’idrogeno, (invece di fissionare, spezzare, l’uranio), 1000 volte più potente della prima.

E nonostante tutte le misure di sicurezza prese, come la compartimentazione dei diversi luoghi del progetto Manhattan, non si riuscì a custodire in casa americana i segreti tecnologici scoperti, che andarono in mano anche alle spie e agli scienziati del governo russo.

I demoni del vaso si spargono sulla Terra…

L’Unione Sovietica recuperò rapidamente il ritardo con la prima bomba a fissione sperimentata il 29 agosto 1949 mettendo fine al monopolio americano, che comunque produsse la Super, senza Oppenheimer, nel 1952.

La nuova risposta russa non si fece attendere troppo, anzi il record appartiene alla «Bomba Zar» (da 50 megatoni) del 1961. Successivamente anche Regno Unito, Francia, Cina, Israele, Sudafrica (poi denuclearizzato), India, Pakistan e infine la Corea del Nord hanno effettuato test nucleari e si sono dotate di testate atomiche.

La vicenda Oppenheimer continuò con il maccartismo americano. Lo scienziato fu screditato davanti all’opinione pubblica (in particolare da Lewis Strauss) ripescando i suoi amori e amicizie filo comuniste degli anni prima di Manhattan. Questo gli fece revocare la qualifica di consigliere scientifico del governo e la sua popolarità di eroe si spense definitivamente. Il suo proposito, e quello di altri scienziati, della formazione di un comitato sovranazionale per il controllo dell’energia atomica non venne tenuto in giusta considerazione, e purtroppo fu ripreso soltanto dopo la guerra fredda, con il trattato di non proliferazione dagli anni ‘90 in poi.

Nascono nuove stelle

E veniamo al nostro tempo attuale. Siamo «grazie a Dio», è il caso di dirlo, in un tempo nuovo, ma non abbiamo certamente la salvezza in tasca. Primo, rimangono ancora armi nucleari che possono essere usate, e questo non depone a favore dell’amicizia e della fiducia fra i popoli. Secondo, l’energia dell’atomo è da relazionare al problema energetico e ambientale. Qui siamo in forte ritardo. Gli appelli non ascoltati sono diventati una realtà sotto gli occhi di tutti. Terzo, inediti contesti di guerra si (ri)aprono in Europa, dove sembrava scontato che la pace durasse.

La dove si cade, Dio risolleva   

Che fare? Occorre guardare anche alla speranza. Nuove generazioni che hanno vissuto il progresso come sfida tecnologica per rendere migliore l’umanità (e non per piegarla alla violenza), hanno pensato al progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor, inteso anche come «percorso» o «cammino» dal significato latino) una collaborazione internazionale di 35 paesi per produrre energia pulita nel più grande tokamak mai costruito. Si legge dal sito www.iter.org:

«La fusione, la reazione nucleare che alimenta il Sole e le stelle, è una promettente opzione a lungo termine per un approvvigionamento energetico globale sostenibile e senza emissioni di carbonio. Sfruttare l’energia della fusione è l’obiettivo di ITER, che è stato progettato come la fase sperimentale chiave tra le macchine di ricerca sulla fusione di oggi e le centrali elettriche a fusione di domani. Un milione di componenti, dieci milioni di parti… il Tokamak ITER sarà il più grande e potente dispositivo di fusione al mondo. L’obiettivo primario di ITER è quello di ottenere sperimentalmente un plasma “incandescente”, in cui l’autoriscaldamento del plasma da parte delle reazioni di fusione nucleare domini tutte le altre forme di riscaldamento [cioè ritorni un vantaggio energetico netto rispetto all’energia fornita per l’accensione del plasma].

I membri di ITER, Cina, Unione Europea (attraverso l’Euratom), India, Giappone, Corea, Russia e Stati Uniti, collaborano a lungo termine per costruire e gestire il dispositivo ITER. I membri condividono tutta la proprietà intellettuale generata, sia ora, durante la fase di costruzione, che successivamente durante il funzionamento. L’installazione scientifica di ITER sta prendendo forma, mentre gli edifici [in cui si tiene l’enorme esperimento] sorgono e i componenti di macchine e impianti vengono consegnati dalle fabbriche di tre continenti al sito ITER nel sud della Francia. Migliaia di lavoratori partecipano alle attività di costruzione, assemblaggio e installazione».

E non solo questo: siamo in presenza di altre innumerevoli startup private che stanno nascendo come funghi in una (positiva) corsa all’energia della fusione. Nuovi ed ambiziosi progetti per dimostrare la fattibilità della produzione di energia elettrica su larga scala grazie alla fusione nucleare (con una miscela di deutero-trizio) ma anche nuovi approcci «non ortodossi» per fondere «nuovi carburanti» attraverso laser ad elevatissima potenza. Tutto questo per porre le basi di una nuova economia dell’energia in cui la fusione (intrinsecamente pulita) possa sopperire ai problemi delle scorie radioattive tipiche della fissione, e alla non continuità delle rinnovabili.

No! Non si tratta di piccoli o grandi Manhattan bis! Siamo di fronte a progetti scientifico-commerciali per portare elettricità nelle nostre case del futuro.

Che cosa appendere da questa disanima delle reazioni più o meno «incontrollate» della storia? Quello che c’è nel cuore dell’uomo è inquieto, e fintanto che esso non riposa in Dio non trova pace. Quanto mai attuali queste parole del gran padre Agostino che abbiamo ricordato qualche giorno fa!

E se nel cuore inizia un po’ di pace potremo vedere, come gli ultimi germogli di scienza e tecnica testimoniano, che Dio non ci lascia soli. Egli abita comunque questo tempo che a noi sembra, alle volte, assurdo e controverso!

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto