La notizia, diffusa dal blog spagnolo Religion digital, molto noto e seguito non soltanto in Spagna, ma anche in America Latina, getta ombre fosche e inquietanti sulla congregazione fondata da Marcial Maciel Degollado (1920-2008).
Un consistente numero di ex consacrate, soprattutto di nazionalità cilena, ma anche argentina, brasiliana, messicana, del movimento dei Legionari di Cristo, ha reso pubblico un documento.
Hanno sentito il dovere di alzare la loro voce e dare informazioni per far capire la loro scelta e portare alla conoscenza le circostanze, le situazioni vissute, mentre facevano parte del Regnum Christi ed erano parte integrante del Centro studi.
Danno notizie del contesto della congregazione dei Legionari di Cristo e delle consacrate del Regnum Christi, dove si sono verificati continuamente abusi di potere sulle coscienze, dove anche le aggressioni sessuali erano prassi. Confessano che è difficile capire la realtà da parte di chi non si è trovato a sperimentarla di persona e che vi sono aspetti difficili da interpretare.
Un punto è chiaro: le norme erano disumane e dannose, e si dovevano osservare per vivere con lealtà e amore di Dio, senza metterle in questione, tanta era la stima nei confronti dei superiori, che si appellavano allo stesso Dio.
Che cosa veniva loro detto e chiesto? Che il fondatore era un leader da venerare e da non discutere. Qualità che venivano riconosciute a tutti i superiori.
Le consacrate non dovevano tenere in considerazione il loro giudizio, ma tenere in somma considerazione quello dei superiori, un «olocausto gradito a Dio». Un totale atto di abnegazione, come si esprimevano gli statuti.
Il tempo: il controllo del suo uso era esigente, fino al minimo dettaglio, rigoroso e onnipresente da parte dei superiori. Cosa che dava al direttore il dominio assoluto di ogni movimento e attività della sua comunità. Era severamente proibito mettere in discussione il modo di fare dei superiori.
Proibizione assoluta di rivelare pensieri, emozioni e modo di vivere personali, sia all’interno dell’istituzione sia all’esterno. Cosa che comportava di non fare parola all’esterno dei propri problemi, anche quelli inerenti al foro interno. Solo i superiori dovevano essere al corrente di tutto.
Avere amicizie era considerato «essere infedeli a Dio». Erano, di conseguenza, del tutto isolate dalle altre consacrate. In molti casi si trattava, anche nel campo affettivo, di una totale dipendenza dai superiori.
Nessun accesso alla stampa, ai mass media e alle pubblicazioni, salvo ricevere notizie preventivamente selezionate. Ripugnante il ritiro dei documenti personali.
«Abbiamo dato molti anni delle nostre vite per servire in un movimento fondato da un sacerdote, che, sotto le apparenze di leader carismatico, è stato riconosciuto pederasta e drogato, che faceva uso di molteplici identità mediante documenti falsi, con varie donne e figli, contrario ad ogni norma civile di qualsiasi paese, contrario alla figura sacerdotale professata da tutta la Chiesa cattolica».
Il suo modo di vivere – scrivono nel documento – è conosciuto solo da coloro che hanno fatto parte di comunità di consacrate.
La conclusione del documento è inquietante e chiama in causa le varie congregazioni romane, le curie diocesane, vescovi, religiosi e preti. Non ne sapevano nulla?
«Come ex consacrate e parte integrante del Centro studi, speriamo che si faccia giustizia, rispettando la presunzione di innocenza e i dovuti processi. Ma, anche, speriamo che il potere non corrompa la giustizia e che la verità – e solo la verità – venga alla luce».
Querido Francesco
De la respuesta, me llama la atención el recordatorio y la referencias a la “auto-crítica institucional” realizada en el pasado.
Parece estar diciendo ¿a qué viene esto ahora si ya hemos reconocido la desgracia que ha sido el fundador?
Desconozco si han realizado una investigación al respecto como la que se viene haciendo en las diócesis alemanas.
En estos informes las víctimas ha sido escuchadas, cosa que no parece aquí.
Por eso, parecen salir a la prensa.
Sarebbe molto opportuno che il vostro sito diffondesse una traduzione in italiano della lettera aperta, in modo da far conoscere meglio la vicenda dei Legionari, sulla quale mi pare che ci sia anche da parte della Chiesa una certa voglia di ‘soprassedere’. Al contrario la storia di P. Maciel mi pare rappresenti tutto quanto i nemici di Papa Francesco cercano di coprire perché rappresenta la più evidente accusa nei confronti della loro visione della Chiesa. Se poi qualcuno mi sapesse indicare qualche riferimento alla vicenda di P. Maciel, libri, articoli o altro, che siano attendibili senza essere scandalistici, gli sarei molto grato.
La lettera si può leggere nella versione integrale in spagnolo sul blog Religion Digital:
https://www.religiondigital.org/vida-religiosa/Consagradas-Regnum-Christi-denuncian-legionarios-cristo-abusos-poder-conciencia-maciel_0_2594440538.html
E’ stato uno dei molti frutti nefasti del pontificato di Giovanni Paolo II, quando bastava dichiararsi anticomunisti e si aveva carta bianca senza nessun controllo, La stessa cosa avvenne con lo IOR quando la criminalità apriva un conto semplicemente dichiarando che era per finanziare Solidarnosc. Ratzinger in quegli anni era a conoscenza della situazione dei Legionari di Cristo, ne soffriva (basta ricordare l’omelia del Venerdì Santo in cui piangendo parlò della sporcizia della Chiesa) ma non potè fare nulla, ed intervenne decisamente soltanto dopo la sua elezione al soglio pontificio.
Il vostro articolo non riflette bene i fatti presentati da Religion y Libertad. Scrivete anche male uno dei cognomi del Fondatore. In somma, se fate un articolo, informatevi prima bene.
Quando il Vangelo di Gesù Cristo e la libertà di coscienza non sono al centro, la strumentalizzazione dell’essere umano e la violenza sono più che mai possibili…Libertà e giustizia non possono che essere il cuore della vita cristiana. occorre che cerchiamo di vivere così e di educare altri a fare altrettanto.
Opus Dei, Comunione e liberazione, Legionari di Cristo, … Non possiamo dimenticare quanti danni hanno fatto GPII e BXVI rendendosi complici. Se non siamo disposti a riconoscere gli errori del passato siamo destinati a ripeterli. Il clericalismo è ancora vivo e pericoloso. Occorre ogni sforzo per contrastare la sua nefasta influenza nella chiesa. Esso si è servito di questi movimenti conservatori per mantenere ed accrescere il potere. Ha tessuto alleanze inconfessabili. Ha fomentato abusi spirituali, abusi sessuali, abusi dottrinali, abusi economici, abusi di coscienza. Un sistema di potere basato sul sacro che ha condizionato ogni ambito ecclesiale. Tutti ne subiamo l’influenza, anche inconsapevolmente. Ecco quindi che occorre prendere coscienza della gravità di tale sistema di potere. Conoscere la genesi, la sintomatologia, la pervasività. Ridurre il clericalismo al singolo prete che abusa è un enorme regalo che possiamo fare al clericalismo perché in tal modo si occulta la sua dimensione strutturale. Indagare la sua origine, analizzare gli abusi che provoca ed avviare profonde e necessarie riforme, sono invece i giusti passi che è necessario compiere per declericalizzare la chiesa.
Infatti con Francesco immediatamente tutto è andato bene.
Rupnik è stato immediatamente scomunicato e ridotto allo stato laicale, Zanchetta idem e tanti altri che non conosciamo hanno subito lo stesso trattamento.
Giustizia è fatta.
Viva il Re.
PS sono molto deluso da questo modo veramente, a mio parere, superficiale di ragionare.
La questione è molto più grave e riguarda il rapporto che deve essere costruito fra libertà individuale e obbligo di obbedienza.
Rapporto complesso e delicato sul quale tutti dovremmo riflettere attentamente.
Mi domando perché ancora una simile congregazione non sia stata sciolta, soprattutto dopo quanto emerso sul fondatore.
1) perchè hanno tanti soldi
2) perchè letteralmente ogni loro singolo prete dovrebbe essere rivalutato e reinserito, se possibile, in qualche altra struttura ecclesiale
3) non è detto che i membri accettino lo scioglimento, con possibili casini indistricabili
e poi c’è da capire chi ha aiutato a coprire i loro scandali…
Tipico frutto del clericalismo. In nome del potere io posso fare ciò che voglio tanto nessuno mi giudicherà. I nostalgici di una chiesa decisionista e ferrea si dimenticano troppo spesso dell’altra faccia della medaglia di questa chiesa. La violenza.
Una faccenda brutta e rivoltante.
Mi permetto soltanto di far notare che non è una questione di conservatori, progressisti, nostalgici o indietristi.
Tutti sappiamo che chi fa certe cose e approfitta delle persone a lui affidate è semplicemente un delinquente.
Tutti abbiamo sotto gli occhi le immagini di personalità ecclesiastiche molto alla moda che hanno fatto cose simili.
Lasciamo stare questo argomento.
Piuttosto bisogna veramente riflettere con attenzione sul corretto bilanciamento di libertà ed obbedienza fra i religiosi.
Problema spinosissimo e di difficile soluzione.