Sinodo in Italia: più coraggio!

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sinodo91

Sono state presentate le linee-guida per la seconda fase della celebrazione del Sinodo, chiamata sapienziale, dove – a detta dei vescovi – «incontriamo la ricchezza delle storie e l’esigenza di fare delle scelte»; tale fase segue i racconti della prima fase, in attesa di quella di decisione, chiamata progetto.

Sorgono spontanee osservazioni che, per chiarezza, abbiamo distinto in tre capoversi: metodo, destinatari, linguaggio.

Metodo

Se l’intuizione del brano di Luca sui discepoli di Emmaus è fascinosa, aver utilizzato l’episodio per narrare le attese e le speranze del mondo d’oggi è esagerato.

Il Vangelo di Luca pone il racconto di Emmaus, dopo la risurrezione; è rivolto alla Chiesa nascente e – dicono i biblisti – «il quadro è reale, ma anche simbolico; l’evangelista ritrae la vicenda dei due uomini, ma insieme, dell’intera comunità, di cui fanno parte. Essi sono dei viandanti, come tale è la Chiesa apostolica che è, per sua definizione, missionaria, quindi itinerante» (O. da Spinetoli, Luca, p. 732).

La Chiesa italiana non è post-apostolica, né tanto meno itinerante. I fedeli cristiani occidentali sono battezzati per la maggior parte, molti dei quali frequentano raramente e hanno riferimenti religiosi legati alla storia della Chesa da venti secoli.

Le linee-guida fanno riferimento alla fede cristiana, alla liturgia, ai significati dell’eucaristia, in un sano quadro dottrinale: i nostri parrocchiani non sono in grado di comprendere, così proposte, parole e significati che il mistero cristiano rivela. La religiosità interviene – quando avviene – nei momenti cruciali della vita: nascita, fanciullezza, matrimoni, morte.

La sfida, purtroppo, è antecedente alla dottrina cristiana: ripeterla – ancora una volta – serve a confermare conoscenze per anime raffinate e acculturate.

Sembra che le linee-guida non abbiano ancora metabolizzato le condizioni reali della religiosità che la pastorale vive nelle parrocchie e nei luoghi. La speranza è riportare a un mondo, nel quale la cultura, le tradizioni e le manifestazioni religiose erano comuni e condivise. Il mondo moderno è cambiato, anche nella percezione del sacro e nel suo approfondimento.

Un metodo, forse più efficace, è partire dal quadro che le persone vivono, comprese quelle che hanno una fede forte e coerente.

Si tratta – in altre parole – di recuperare il sacro che, nonostante tutto, le persone “sentono”. Recuperare cioè brandelli, più o meno piccoli, di domande a cui dare risposte.

La strada della dottrina segue l’approfondimento, non la scoperta: questa fase della dottrina non è più efficace. Tra l’altro, non unica per incontrare Dio. Il pensiero va a santi e a sante che, dottrinalmente erano sicuramente carenti, ma non per questo meno affidabili.

Uno schema possibile era seguire l’andamento della vita: nascita, crescita, adultità, morte, con tutte le condizioni personali, familiari, sociali ed economiche che ciascuno sperimenta.

Destinatari

Le linee-guida sembrano essere rivolte ai 50 mila gruppi dei Cantieri di Betania, dopo le sintesi dei vari livelli locali, nazionali, europei e internazionali.

È utile ricordare quanto la Lumen gentium al n. 8 ha lasciato scritto: «Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino».

A cui hanno fatto eco le parole di Paolo VI nell’enciclica Evangelii nuntiandi dell’8 dicembre 1975: «Ma l’evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’uomo. Per questo l’evangelizzazione comporta un messaggio esplicito, adattato alle diverse situazioni, costantemente attualizzato, sui diritti e sui doveri di ogni persona umana, sulla vita familiare senza la quale la crescita personale difficilmente è possibile, sulla vita in comune nella società, sulla vita internazionale, la pace, la giustizia, lo sviluppo; un messaggio, particolarmente vigoroso nei nostri giorni, sulla liberazione». (29)

Le linee-guida hanno seguito un’altra strada: gli appelli sono rimasti generici alla conversione, all’accompagnamento, al discernimento. Sono stati ricordati lo stile di prossimità, di incontro, di misericordia; richiami autentici, ma generici. Forse era utile dettare almeno i titoli dei capitoli da sottoporre a discernimento. La sensazione è che sia la paura a mantenere generiche le domande e, di conseguenza, le risposte.

L’invocazione allo Spirito, richiamato continuamente, nasconde la paura di leggere la realtà e, soprattutto, non sapere che cosa proporre.

Coniugare i temi ricorrenti dell’umanità moderna e offrire, con sincerità, la strada della Chiesa, con le indicazioni del Vangelo, potrebbe aiutare a iniziare un cammino di vera conversione.

Tenere bloccato l’universo biblico, teologico, morale e giuridico su indicazioni elaborate nei secoli passati, lascia intatto ogni approccio e ogni cambiamento.

Lo stile sinodale, per essere efficace, deve portare frutti nella liturgia, nella morale, nell’organizzazione ecclesiale. Eppure, nella storia della Chiesa, sono state apportate vere e proprie riforme. All’inizio sperimentate e poi rese stabili e comunicate come dottrina.

È valso per i sacramenti (si pensi all’eucaristia, alla penitenza, al matrimonio), ma anche per la vita della gerarchia, delle funzioni dei fedeli cristiani. Solo così lo Spirito sarà ascoltato, senza essere invocato, per non obbedirgli.

Linguaggio

I linguaggi utilizzati nelle linee appena pubblicate, sono inutilizzabili. Come si fa a proclamare ai pochi partecipanti alla messa domenicale del mattino e in quella solenne delle 10,30 l’«assemblea eucaristica come Sinodo concentrato e il Cammino sinodale un’eucaristia dilatata»?

È giunto il momento di un Catechismo del 3° millennio, nel quale, con umiltà e sincerità, si riesca a distinguere ciò che è verità, prossimo alla verità, verità probabile, sentenza comune.

Senza ricorrere alla rigidità degli antichi moralisti, la dottrina cristiana, abbia la forza di rivedere anche i linguaggi che poi sono contenuti.

Nella storia della Chiesa sono stati molti coloro che hanno proposto approfondimenti innovativi e al passo dei tempi.

Un’ottima guida di linguaggio e contenuti è offerta dalla Evangelii gaudium che affronta le questioni con precisione teologica e comunicativa.

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6 Commenti

  1. ANDREA VENUTA 18 settembre 2023
  2. Luigi Giuseppe Grossi 18 settembre 2023
  3. Mauro Mazzoldi 18 settembre 2023
    • Luigi Giuseppe Grossi 18 settembre 2023
      • Giuseppe Rosato 19 settembre 2023
  4. Fabio Cittadini 17 settembre 2023

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