Sono state presentate le linee-guida per la seconda fase della celebrazione del Sinodo, chiamata sapienziale, dove – a detta dei vescovi – «incontriamo la ricchezza delle storie e l’esigenza di fare delle scelte»; tale fase segue i racconti della prima fase, in attesa di quella di decisione, chiamata progetto.
Sorgono spontanee osservazioni che, per chiarezza, abbiamo distinto in tre capoversi: metodo, destinatari, linguaggio.
Metodo
Se l’intuizione del brano di Luca sui discepoli di Emmaus è fascinosa, aver utilizzato l’episodio per narrare le attese e le speranze del mondo d’oggi è esagerato.
Il Vangelo di Luca pone il racconto di Emmaus, dopo la risurrezione; è rivolto alla Chiesa nascente e – dicono i biblisti – «il quadro è reale, ma anche simbolico; l’evangelista ritrae la vicenda dei due uomini, ma insieme, dell’intera comunità, di cui fanno parte. Essi sono dei viandanti, come tale è la Chiesa apostolica che è, per sua definizione, missionaria, quindi itinerante» (O. da Spinetoli, Luca, p. 732).
La Chiesa italiana non è post-apostolica, né tanto meno itinerante. I fedeli cristiani occidentali sono battezzati per la maggior parte, molti dei quali frequentano raramente e hanno riferimenti religiosi legati alla storia della Chesa da venti secoli.
Le linee-guida fanno riferimento alla fede cristiana, alla liturgia, ai significati dell’eucaristia, in un sano quadro dottrinale: i nostri parrocchiani non sono in grado di comprendere, così proposte, parole e significati che il mistero cristiano rivela. La religiosità interviene – quando avviene – nei momenti cruciali della vita: nascita, fanciullezza, matrimoni, morte.
La sfida, purtroppo, è antecedente alla dottrina cristiana: ripeterla – ancora una volta – serve a confermare conoscenze per anime raffinate e acculturate.
Sembra che le linee-guida non abbiano ancora metabolizzato le condizioni reali della religiosità che la pastorale vive nelle parrocchie e nei luoghi. La speranza è riportare a un mondo, nel quale la cultura, le tradizioni e le manifestazioni religiose erano comuni e condivise. Il mondo moderno è cambiato, anche nella percezione del sacro e nel suo approfondimento.
Un metodo, forse più efficace, è partire dal quadro che le persone vivono, comprese quelle che hanno una fede forte e coerente.
Si tratta – in altre parole – di recuperare il sacro che, nonostante tutto, le persone “sentono”. Recuperare cioè brandelli, più o meno piccoli, di domande a cui dare risposte.
La strada della dottrina segue l’approfondimento, non la scoperta: questa fase della dottrina non è più efficace. Tra l’altro, non unica per incontrare Dio. Il pensiero va a santi e a sante che, dottrinalmente erano sicuramente carenti, ma non per questo meno affidabili.
Uno schema possibile era seguire l’andamento della vita: nascita, crescita, adultità, morte, con tutte le condizioni personali, familiari, sociali ed economiche che ciascuno sperimenta.
Destinatari
Le linee-guida sembrano essere rivolte ai 50 mila gruppi dei Cantieri di Betania, dopo le sintesi dei vari livelli locali, nazionali, europei e internazionali.
È utile ricordare quanto la Lumen gentium al n. 8 ha lasciato scritto: «Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino».
A cui hanno fatto eco le parole di Paolo VI nell’enciclica Evangelii nuntiandi dell’8 dicembre 1975: «Ma l’evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale, dell’uomo. Per questo l’evangelizzazione comporta un messaggio esplicito, adattato alle diverse situazioni, costantemente attualizzato, sui diritti e sui doveri di ogni persona umana, sulla vita familiare senza la quale la crescita personale difficilmente è possibile, sulla vita in comune nella società, sulla vita internazionale, la pace, la giustizia, lo sviluppo; un messaggio, particolarmente vigoroso nei nostri giorni, sulla liberazione». (29)
Le linee-guida hanno seguito un’altra strada: gli appelli sono rimasti generici alla conversione, all’accompagnamento, al discernimento. Sono stati ricordati lo stile di prossimità, di incontro, di misericordia; richiami autentici, ma generici. Forse era utile dettare almeno i titoli dei capitoli da sottoporre a discernimento. La sensazione è che sia la paura a mantenere generiche le domande e, di conseguenza, le risposte.
L’invocazione allo Spirito, richiamato continuamente, nasconde la paura di leggere la realtà e, soprattutto, non sapere che cosa proporre.
Coniugare i temi ricorrenti dell’umanità moderna e offrire, con sincerità, la strada della Chiesa, con le indicazioni del Vangelo, potrebbe aiutare a iniziare un cammino di vera conversione.
Tenere bloccato l’universo biblico, teologico, morale e giuridico su indicazioni elaborate nei secoli passati, lascia intatto ogni approccio e ogni cambiamento.
Lo stile sinodale, per essere efficace, deve portare frutti nella liturgia, nella morale, nell’organizzazione ecclesiale. Eppure, nella storia della Chiesa, sono state apportate vere e proprie riforme. All’inizio sperimentate e poi rese stabili e comunicate come dottrina.
È valso per i sacramenti (si pensi all’eucaristia, alla penitenza, al matrimonio), ma anche per la vita della gerarchia, delle funzioni dei fedeli cristiani. Solo così lo Spirito sarà ascoltato, senza essere invocato, per non obbedirgli.
Linguaggio
I linguaggi utilizzati nelle linee appena pubblicate, sono inutilizzabili. Come si fa a proclamare ai pochi partecipanti alla messa domenicale del mattino e in quella solenne delle 10,30 l’«assemblea eucaristica come Sinodo concentrato e il Cammino sinodale un’eucaristia dilatata»?
È giunto il momento di un Catechismo del 3° millennio, nel quale, con umiltà e sincerità, si riesca a distinguere ciò che è verità, prossimo alla verità, verità probabile, sentenza comune.
Senza ricorrere alla rigidità degli antichi moralisti, la dottrina cristiana, abbia la forza di rivedere anche i linguaggi che poi sono contenuti.
Nella storia della Chiesa sono stati molti coloro che hanno proposto approfondimenti innovativi e al passo dei tempi.
Un’ottima guida di linguaggio e contenuti è offerta dalla Evangelii gaudium che affronta le questioni con precisione teologica e comunicativa.
Analisi acuta, certo non pessimista, ma realistica. La responsabilità maggiore è dell’ episcopato. Non esiste una voce profetica che denunci i mali, primo fra tutti il clericalismo. Che muoia finalmente. Ed insieme appassioni il popolo di Dio alla bellezza della vita cristiana
IL PRIMO VALORE SI CHIAMA IDENTITA’. Se mi dico vegano non posso aprire una macelleria. Se tengo un’osteria e bevo vino, non posso dichiararmi astemio. Se son cristiano non posso prendere solo i linguaggi che confortano la mia tesi politica e sociale. Cristo distingue tra le vergini prudenti e quelle stolte. Vero che i poveri son chiamati al banchetto. Ma chi non indossa la veste nuziale o siede al posto sbagliato… non viene forse cacciato “là, dove sarà pianto e stridor di denti”?
Caro don Vinicio l uomo è sempre uguale da quando è stato creato . Uguali le domande di senso. Diverse solo le parole correnti ma se si falsificando i significati le domande restano senza risposta. A cosa vuole rispondere il sinodo? Alla voglia luciferina di tradire Cristo ritenendolo superato. Vede insegnare ,annunciare, testimoniare sono realtà innervate da una radice sola ovvero la sequela di Cristo. Quante volte viene nominato Cristo in tutto questo babilonico parlarsi addosso. La trappola sinodale scatterà a vuoto essendo l ennesimo tentativo di dilaniare il corpo di Cristo. Gli uomini di oggi hanno bisogno di verità,dell’ unica Verità non di mezze verità. Solo così anche chi non vuole accettarle si sentirà accolto. Il sinodo è una patacca come l ecumenismo e la pastorale. Case costruite sulla sabbia.
Condivido. La chiesa cosiddetta ” progressista ” di Bergoglio- Fernandez e Zuppi e PAGLIA etc…riesce solo a SDOPPIARE LA CHIESA STESSA, la quale di fatto sta vivendo uno SCISMA peggiore di quelli protestanti. Anche se ufficialmente si finge che vada tutto bene: vedi Avvenire e Famiglia Cristiana.
Le riflessioni avanzate da don Vinicio, che hanno un fondamento condivisibile, diventano spunto per dilaniare la Chiesa e ciò è molto triste. Chi commenta che il Sinodo avrebbe lo scopo “luciferino” di tradire Cristo, ritenendolo superato, è chiaramente ancorato solo alle tradizioni e non al Vangelo di Cristo. Non sono le parole (scritte o verbali) che contano bensì i comportamenti cui devono seguire le linee guida per chi intende capire, approfondire e proseguire nel cammino di conversione, senza necessità di proclami e sentenze. Cristo non ha mai giudicato, rimettendo questo difficilissimo compito solo al Padre.
Concordo e sottoscrivo quanto tu, caro don Vinicio, hai scritto. A questo riguardo mi permetto di segnalare questi due articoletti: https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-1.html e https://iltuttonelframmento.blogspot.com/2023/08/sul-sinodo-2.html. P.S. Trovo sempre piacevole leggerti don Vinicio e ringrazio SettimanaNews per l’opportunità che ti dà di scrivere.